SPI: “grande preoccupazione” per l’uso dei bloccanti della pubertà in giovani con diagnosi di disforia di genere 

Anche in Italia è arrivata un’importante presa di posizione che sottolinea la necessità di una rigorosa discussione scientifica. A metà gennaio infatti, un comunicato firmato dal Presidente della Società Psicanalitica Italiana, Sarantis Thanopulos, è stato inviato al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al Ministro della Salute e all’Aifa. 

Nel comunicato si legge:

“Vanno seriamente considerate le controindicazioni a questo trattamento:

  • La diagnosi di “disforia di genere” in età prepuberale è basata sulle affermazioni dei soggetti interessati e non può essere oggetto di un’attenta valutazione finché lo sviluppo dell’identità sessuale è ancora in corso.
  • Solo una parte minoritaria dei ragazzi che dichiarano di non identificarsi con il loro sesso conferma questa posizione nell’adolescenza, dopo la pubertà.
  • Sospendere o prevenire lo sviluppo psicosessuale di un soggetto, in attesa della maturazione di una sua definizione identitaria stabile, è in contraddizione con il fatto che questo sviluppo è un fattore centrale del processo della definizione.
  • Anche nei casi in cui la dichiarata “disforia di genere” in età prepuberale si confermi in adolescenza, l’arresto dello sviluppo non può sfociare in un corpo diverso, sotto il profilo sessuale, da quello originario.

Lo sviluppo sessuale del proprio corpo anche quando contraddice un opposto orientamento interno consente un appagamento erotico che un corpo “bloccato” o manipolato non offre. La sperimentazione in atto elude un’attenta valutazione scientifica accompagnata da un’approfondita riflessione sullo sviluppo psichico e suscita forti perplessità.

È importante avviare sulla questione dei ragazzi con problematiche di genere una rigorosa discussione scientifica a cui la Società Psicoanalitica Italiana darà il suo contributo volentieri”.

Il presidente della SPI, Sarantis Thanopulos, è stato intervistato da Marina Terragni per  “Il Foglio” e da Mara Accettura per  “La Repubblica”.


In risposta alla presa di posizione della SPI, altre società scientifiche hanno scritto a loro volta al governo assumendo posizioni contrarie. 

La presenza di visioni tanto contrastanti è tra i principali indicatori della necessità di un dibattito scientifico rigoroso sulla delicatissima questione della transizione medica dei più giovani, riguardo alla quale troppo spesso si vuole rappresentare un’unanimità che invece, con sempre più evidenza, si dimostra assente. 

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