Bloccanti della pubertà e suicidalità nei bambini con disforia di genere: un anno di silenzio da parte delle società scientifiche italiane

Esattamente un anno fa, in questi giorni, GenerAzioneD pubblicava un comunicato con una richiesta di chiarimenti rivolta a dodici associazioni culturali e società scientifiche italiane[1] in merito a un’affermazione estremamente rilevante e delicata: l’efficacia della triptorelina — un bloccante della pubertà — nel ridurre i tentativi di suicidio tra i minori con disforia di genere. In un comunicato congiunto diffuso il 31 gennaio 2024[2], tali associazioni e società, fra le quali anche l’Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere (che nel documento, peraltro, si firma come “Osservatorio Italiano di Identità di Genere”), avevano definito la triptorelina un farmaco “salva-vita”[3], sicuro e reversibile, sostenendo esplicitamente che il suo impiego nei giovani transgender fosse giustificato da solide evidenze scientifiche.

La nostra richiesta di chiarimenti[4], pubblicata sul sito di GenerAzioneD e inviata alle 12 associazioni e società, è stata accompagnata pochi giorni dopo dalla pubblicazione, sempre sul nostro sito, da un parere del Prof. Marco Del Giudice dell’Università di Trieste[5], che metteva in dubbio la correttezza delle basi statistiche su cui le affermazioni delle 12 associazioni e società si fondavano. 

Oggi, a un anno di distanza, nessuna risposta è ancora giunta. È un silenzio che inquieta e disorienta, soprattutto alla luce del fatto che quelle dichiarazioni sono state considerate un punto di riferimento imprescindibile tanto nel dibattito pubblico, quanto nelle sedi istituzionali, come durante le audizioni parlamentari sulla somministrazione dei bloccanti della pubertà. A molte famiglie impegnate in scelte delicate e cruciali per il futuro dei propri figli, il comunicato delle 12 associazioni e società scientifiche è stato presentato come una verità incontrovertibile.

Nel vuoto assordante che ha seguito la pubblicazione del comunicato firmato da 12 associazioni e società, un silenzio che ha coinvolto istituzioni, ordini professionali e ambienti accademici, è stato necessario l’intervento di un’associazione di genitori, come GenerAzioneD, per sollevare dubbi legittimi su quanto scritto. Pur di evitare polarizzazioni che potessero irrigidire il confronto, GenerAzioneD ha scelto di restare nel solco di una critica costruttiva, limitandosi a porre domande e a richiedere chiarimenti.

Ciò che, tuttavia, continua a mancare, è una risposta chiara e trasparente da parte delle istituzioni scientifiche coinvolte. Una mancanza che, oggi più che mai, mina la credibilità del dibattito e intacca la fiducia dei cittadini.

Il nodo cruciale riguarda la seguente affermazione, contenuta nel predetto comunicato: “dai dati della letteratura scientifica si evince che fino al 40% dei giovani TGD tenta il suicidio (cfr. James SE, et al. National Center for Transgender Equality. 2016), e che la terapia con triptorelina riduce del 70% questa possibilità (cfr. Turban JL et al. Pediatrics. 2020)

Secondo quanto indicato dagli stessi estensori, l’asserzione pare basarsi su uno studio di Turban et al.[6], il quale, in verità, non supporta quanto indicato. Lo studio, infatti, si limita a concludere che l’accesso alla triptorelina è associato a una minore probabilità di ideazione suicidaria, ma non menziona affatto una riduzione del 70% dei tentativi di suicidio.

Avendo sottoposto lo studio ad esperti di calcolo provenienti da diversi ambiti, che hanno concordemente confermato che non esistono dati a supporto della riduzione dei tentativi di suicidio, come invece sostenuto dalle 12 associazioni e società scientifiche italiane, all’epoca si è anche provveduto ad acquisire il parere del Prof. Del Giudice, il quale è giunto alla seguente conclusione. “La lettura delle società medico-scientifiche sembra basata su un fraintendimento dei risultati, con un errore piuttosto grossolano nell’interpretazione degli indici statistici.   

A fronte di tali incongruenze, che riguardano un tema delicatissimo di massima rilevanza come la suicidalità in ambito minorile, rinnoviamo con la massima urgenza la nostra sollecitazione alle 12 associazioni e società scientifiche italiane coinvolte, affinché chiariscano nel modo più limpido possibile il senso delle loro affermazioni. 

Nell’ambito di un quadro internazionale che sta sollevando ovunque critiche verso il modello affermativo fin qui proposto, è imprescindibile che sulla reale correlazione fra rischio suicidale e disforia di genere venga fornita ai genitori italiani una risposta chiara e dettagliata, accompagnata da calcoli statistici inoppugnabili, che possano dimostrare inequivocabilmente la veridicità delle affermazioni veicolate.

È nostro sincero auspicio che tale chiarimento avvenga al più presto in un quadro di totale trasparenza, affinché venga preservata la sicurezza dei soggetti più vulnerabili e la serenità dei loro genitori. L’integrità e il futuro dei più giovani, infatti, esigono la massima serietà e rigore da parte di tutte le istituzioni coinvolte.

Restare in silenzio di fronte a affermazioni errate o ambigue, che potrebbero indurre comportamenti scorretti o alimentare consensi non pienamente informati, comporta profili di responsabilità rilevanti, non solo per chi ha il dovere di garantire l’integrità e la trasparenza delle informazioni, ma anche per chi, attraverso il proprio silenzio, permette che si perpetuino nel tempo errori e disinformazione, mettendo a rischio il benessere e la sicurezza delle persone più vulnerabili.


[1] Firmatari del comunicato: Associazione Culturale Pediatri (ACP), Associazione Italiana della Tiroide (AIT), Associazione Medici Endocrinologi (AME), Osservatorio Italiano di Identità di Genere (ONIG), Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità (SIAMS), Società Italiana di Diabetologia (SID), Società Italiana di Endocrinologia (SIE), Società Italiana di Pediatria Endocrinologia e Diabetologia (SIEDP), Società Italiana Genere identità e Salute (SIGIS), Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza (SIMA), Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA-sezione di Psichiatria), Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS).

[2] https://www.societaitalianadiendocrinologia.it/comunicato-stampa-congiunto/

[3] “La triptorelina, un bloccante transitorio e reversibile della pubertà, è un farmaco salva-vita nei giovanissimi transgender e gender diverse”

[4] https://www.generazioned.org/le-12-societa-italiane-dicono-la-verita-sullefficacia-della-triptorelina-nel-ridurre-i-tentati-suicidi/

[5] https://www.generazioned.org/le-12-societa-scientifiche-e-il-calcolo-errato-della-riduzione-del-rischio-suicidio/

[6] Turban J. L., King D., Carswell J. M., Keuroghlian A. S. (2020). “Pubertal suppression for transgender youth and risk of suicidal ideation”, in Pediatrics, n. 145.

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