“In pochi mesi volevano dare gli ormoni a mio figlio: ho detto NO”
Mi chiamo Silvia e sono la mamma di Luca, un giovane ragazzo vittima di una ideologia e dei sedicenti esperti che stanno rovinando le nuove generazioni!!!
Tre anni fa, succede che mio figlio di 15 anni mi comunica la sua confusione rispetto alla sua identità sessuale: un giorno si definisce non-binary, un giorno pan, un giorno gender-fluid, un giorno trans.
Comincio a informarmi e vengo indirizzata a una struttura pubblica specializzata riconosciuta a livello nazionale dal servizio sanitario.
Quando abbiamo avuto accesso a questo centro rinomato, ho fatto un respiro di sollievo: finalmente qualcuno mi poteva sostenere! E invece…
In questo centro mi garantiscono che cercheranno di capire in profondità le dinamiche psicologiche che spingono mio figlio a manifestare questo disagio.
Purtroppo non è stato affatto così! Tutt’altro!
Dopo pochissimo tempo lo sollecitano a vestirsi da donna, cioè a fare la così detta “transizione sociale”.
Nonostante la minore età, non si confrontano in alcun modo con me, non mi informano sull’evoluzione della terapia, non mi propongono il supporto psicoterapeutico per i genitori previsto da protocollo.
Succede quindi che, a distanza di qualche settimana dall’inizio della cosidetta “psicoterapia” effettuata nel centro, mio figlio si presenta a scuola con il reggiseno, la parrucca e il viso truccato.
Alla scadenza dei “sei mesi” vengo informata che mi verrà restituita la “valutazione“ della sua condizione, così da poter far cominciare a mio figlio la terapia ORMONALE dalla quale, come è noto, difficilmente si può tornare indietro. Molti ragazzi restano in un ibrido limbo.
Questo è successo.
Anche io, da mamma, mi sono trovata dentro a un frullatore: mi sono fidata troppo, ma soprattutto non sono stata ascoltata. Una volta entrata in quel “meccanismo”, se nutri qualche dubbio quella STRANA sei tu. In più ti ritrovi tuo figlio contro e un “martello pneumatico“ di colpevolizzazioni e ricatti psicologici: tuo figlio potrebbe ricorrere gesti estremi, se non lo assecondi potrebbe suicidarsi.
Essendo mio figlio all’epoca minorenne, ho potuto impedire che gli venisse somministrata la terapia ormonale. Tra l’altro, senza che lui mostrasse alcun tipo di resistenza. Grazie a Dio si è lasciato guidare.
Il mio ragazzo ha continuato la sua “ transizione sociale”, pur manifestando tanti dubbi con frasi come: “anche se volessi come faccio a tornare indietro oramai?”
Già, perché oramai a scuola lo conoscono come una ragazza…
Oggi Luca è maggiorenne, è ancora molto confuso e soffre. Di certo non è stato aiutato da quegli esperti che avevano promesso di indagare a fondo il suo disagio, ma che in realtà lo hanno solo spinto frettolosamente a vestirsi da donna e truccarsi…
Perché non si sono presi cura delle normali, anche se a volte insolite, fragilità adolescenziali?
Perché hanno così tanta fretta di spingere Luca, e tanti ragazzi o ragazze come lui, verso la “transizione sociale” e poi verso la terapia ormonale?
Perché non portare i ragazzini a una scelta più consapevole, spiegandogli anche quali saranno gli iter ospedalieri da affrontare per una vita intera?
Perché far passare loro l’idea che gli ormoni, l’intervento chirurgico e quello che ne segue sia tutto molto semplice, quasi come prendersi una Tachipirina in caso di influenza?
Perché? Perché queste bugie?!?!
Dobbiamo salvare i nostri ragazzi nutriti di bugie. Aiutateci a fare chiarezza, a dire la verità, perché è tutta una grande menzogna! Un’ideologia al servizio di un business (tra farmaci e assistenza sanitaria).
Ingannano i nostri ragazzi, approfittandosi della loro temporanea fragilità, e li distruggono nel loro intimo, nella loro più profonda identità.
Io non so quale sarà la strada del mio ragazzo, quale sarà la sua scelta. Una cosa di certo la so: io sarò sempre al suo fianco e lo supporterò sempre!