Nuovi studi e pronunce sull’associazione tra autismo e incongruenza/disforia di genere
Negli ultimi anni, la letteratura scientifica ha evidenziato una correlazione significativa tra il disturbo dello spettro autistico (ASD) e la condizione di incongruenza/disforia di genere. Diversi studi e meta-analisi hanno riscontrato che la presenza simultanea di queste due condizioni è molto più frequente rispetto a quanto atteso nella popolazione generale.
L’ultimo studio svedese su autismo e incongruenza/disforia di genere
Un recente studio svedese dal titolo “Associations between autism, gender dysphoria and gender incongruence: insights from the Swedish Gender Dysphoria Study (SKDS)”, che sarà pubblicato nella rivista Psychiatry Research di settembre 2025, pur non avendo accertato nessi di causalità, ha rilevato una presenza di ASD nella misura del 23,2% di ASD tra gli individui con disforia di genere rispetto al 3% dei partecipanti senza disforia di genere.
Lo studio ricorda che, in linea con le tendenze globali, in Svezia è stato osservato un aumento di sei volte della prevalenza di ASD tra il 2010 e il 2023, con l’aumento più evidente tra le ragazze di età compresa tra 10 e 17 anni. A partire dal 2023, la prevalenza di ASD nella popolazione svedese è attualmente stimata dall’autorità sanitaria svedese in circa il 2% (Socialstyrelsen, 2024).
I dati rilevati sulla popolazione svedese sono perfettamente in linea con quelli riscontrati dagli studi effettuati sulle popolazioni di altri paesi.
Si veda ad esempio lo studio sulla popolazione australiana, condotto da Strauss et al nel 2021, che ha riscontrato la presenza di ASD nel 22,5% dei giovani con disforia di genere rispetto al 0,9-3,9% della popolazione australiana generale.
Le stesse percentuali sono state rilevate sulla popolazione finlandese dallo studio pubblicato da Kaltiala-Heino et al nel 2015 che ha accertato una sovrapposizione tra disturbi dello spettro autistico e disforia di genere nel 26% degli adolescenti che si era rivolto ai servizi per l’identità di genere, desiderando intraprendere i trattamenti per la riassegnazione sessuale.
Identiche percentuali sono state riscontrate anche nella popolazione canadese, per la quale lo studio di Leef et al del 2019 ha rilevato una presenza di disturbo dello spettro autistico (ASD) o dei suoi tratti nel 21,3% dei bambini con disforia di genere.
Tali concordanze di risultati permettono di attribuire solidità a una letteratura scientifica che finora, come ricordano anche Kallitsounaki et al nella loro revisione del 2022, ha dimostrato come i tassi positivi per il disturbo dello spettro autistico varino dal 14,5 al 68% nei bambini e adolescenti con incongruenza e disforia di genere (Akgül et al., 2018; Mahfouda et al., 2019; Shumer et al., 2016; Skagerberg et al., 2015; VanderLaan, Leef, et al., 2015; van der Miesen, de Vries, et al., 2018).
Queste differenze di percentuale rispetto alla generalità della popolazione dimostrano in modo chiaro e concorde come il disturbo dello spettro autistico sia significativamente sovra rappresentato tra i giovani con incongruenza o disforia di genere.
Le cause di tale associazione, ad oggi non ancora adeguatamente esplorate, sono multifattoriali e comprendono fattori biologici, psicologici e sociali.
Alcune caratteristiche dell’autismo, come le difficoltà nella mentalizzazione e la rigidità cognitiva, potrebbero predisporre a sentimenti di incongruenza di genere o a una minore adesione agli stereotipi di genere.
Tuttavia, la mentalizzazione non spiega completamente la relazione, che potrebbe coinvolgere anche fattori ormonali e neurobiologici, oltre a una maggiore vulnerabilità sociale (Warrier et al., 2020).
L’intervento della Danish Autism and Asperger’s Association
Un importante contributo alla discussione arriva dalla Danish Autism and Asperger’s Association che, secondo quanto riportato da Gender Clinic News nel mese di giugno 2025, ha lanciato un allarme sui rischi aggiuntivi per i giovani neurodivergenti sottoposti a trattamenti di affermazione di genere. L’associazione critica l’uso di potenti farmaci ormonali, originariamente sviluppati per trattamenti oncologici o per la castrazione chimica, per trattare i minori autistici con disforia di genere, definendo tali pratiche come una possibile nuova forma di “terapia di conversione medica”.
L’associazione sottolinea come l’autismo possa influenzare la percezione corporea, l’autocomprensione e l’identità, rendendo i giovani autistici particolarmente vulnerabili a interpretare l’identità di genere come una verità fissa e a confondere disforia di genere con altre difficoltà sensoriali o emotive. Inoltre, evidenzia il rischio di diagnosi errate e l’influenza sociale su questi ragazzi, che potrebbero essere spinti verso una “identità di genere” non stabile o non autentica.
La Danish Paediatric Society e altri esperti hanno chiesto alle autorità danesi di effettuare per tutti i giovani che riferiscono una condizione riconducibile all’incongruenza/disforia di genere uno screening approfondito per l’autismo come requisito minimo assoluto prima di intraprendere qualsiasi trattamento di affermazione di genere.
Da parte di più voci del mondo danese viene quindi rinnovata la richiesta di adottare un approccio terapeutico più cauto, raccomandando una valutazione approfondita e tempi più lunghi prima di procedere con trattamenti ormonali o chirurgici.
Tali richieste dimostrano come il dibattito sia acceso ovunque e rifletta la crescente necessità di tutelare adeguatamente la salute a lungo termine degli adolescenti e dei giovani adulti, soprattutto in assenza di evidenze solide sui rischi e benefici a lungo termine.
Conclusioni
In conclusione, l’evidenza scientifica attuale conferma in modo consistente una significativa sovrapposizione tra disturbo dello spettro autistico e disforia/incongruenza di genere, con una prevalenza di ASD tra i giovani con disforia di genere molto superiore rispetto alla media della popolazione generale. Questa realtà complessa richiede un approccio clinico altamente specializzato e multidisciplinare, capace di riconoscere e rispettare le peculiarità di entrambe le condizioni.
È pertanto fondamentale che i professionisti della salute mentale e fisica adottino percorsi di valutazione approfonditi, personalizzati e attenti alle esigenze neurodivergenti, evitando interventi affrettati che potrebbero comportare rischi significativi, soprattutto in una popolazione già estremamente vulnerabile. Inoltre, la crescente consapevolezza dei potenziali effetti collaterali delle terapie di affermazione di genere impone una riflessione critica e responsabile, con un equilibrio tra tutela della salute fisica e psicologica e rispetto dell’identità individuale. Solo attraverso un approccio integrato, basato su evidenze scientifiche solide e su un dialogo aperto con le persone coinvolte, sarà possibile garantire un sostegno efficace, sicuro e rispettoso, promuovendo il benessere a lungo termine di questi giovani.