Rassegna degli studi e degli approfondimenti sulla disforia di genere di settembre (n. 9/2025)
Di seguito si riepilogano gli ultimi studi e approfondimenti di rilievo pubblicati sul tema della disforia di genere e dei relativi trattamenti.
Luglio 2025 in The Philosophers’ Magazine
Malpractice filosofica
Titolo originale: Philosophical Malpractice
Autori: KODSI D., Maier J.
Link: https://philosophersmag.com/philosophical-malpractice/
Argomento: Approfondimento in merito alle critiche sollevate da alcuni filosofi dell’Università di Yale alla sentenza U.S. vs Skrmetti.
Estratto: “Il mese scorso, nel caso United States v. Skrmetti, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito con 6 voti favorevoli e 3 contrari che vietare interventi medici sui minori che ne interrompono il normale sviluppo sessuale non costituisce discriminazione ingiuriosa. Più specificamente, la maggioranza ha sostenuto che una legge dello Stato del Tennessee (SB1), che vieta l’uso di bloccanti della pubertà, terapia ormonale e interventi medici correlati per il trattamento della disforia di genere nei minori, non “classifica” in base al sesso e, a fortiori , non costituisce discriminazione basata sul sesso ai sensi della clausola di uguale protezione del Quattordicesimo Emendamento, secondo cui la legislazione deve trattare allo stesso modo gli individui “in situazioni simili”. Come hanno fatto paesi come Regno Unito, Svezia, Finlandia, Norvegia e Danimarca, gli stati americani sono liberi di impedire ai medici di indirizzare i bambini con problemi psicologici verso la sterilità e l’anorgasmia. Perché mai qualcuno dovrebbe pensare che un simile divieto sia classificato, per non dire discriminatorio, in base al sesso? Sebbene la maggioranza della corte non fosse convinta, l’affermazione secondo cui SB1 commette una discriminazione basata sul sesso è stata ampiamente sostenuta. In particolare, oltre ad essere stata accolta dalla giudice Sonia Sotomayor nella sua sentenza dissenziente (insieme alle giudici Ketanji Brown Jackson ed Elena Kagan), è stata sviluppata nell ‘”Amici Curiae Brief of Yale philosophers”, firmato da 21 membri del dipartimento di filosofia di Yale… Con un elenco così illustre di firmatari, si sarebbe potuto sperare che la memoria dei filosofi fosse attenta e rigorosa nelle sue argomentazioni. Purtroppo, contribuisce in larga misura a rendere straordinariamente vivido il riduzionismo che sottende l’opposizione alla SB1… In ogni caso, un riduzionismo superficiale non è certo il tono giusto da adottare quando si viene a conoscenza del fatto che almeno 6.000 ragazze adolescenti – una gran parte delle quali con patologie mentali concomitanti come autismo e ADHD – sono state sottoposte a doppia mastectomia come forma di “assistenza di genere” negli Stati Uniti dal 2017 al 2023. Di conseguenza, è più probabile che l’accademico medio reagisca con una sorta di utilitarismo intransigente: 6.000 ragazze – solo 1.000 all’anno, in una nazione di 340 milioni di persone! – non sono comunque così tante, osservano. Inutile dire che pochi avrebbero osato minimizzare in modo simile l’importanza, ad esempio, degli omicidi di uomini neri disarmati da parte della polizia negli Stati Uniti, sulla base del piccolo numero assoluto di casi – solo circa 10 all’anno! – o, addirittura, minimizzare l’importanza di proteggere i “diritti trans” sulla stessa base statistica. Forse ancora più importante è il fatto che il numero di casi di minori sottoposti a tali interventi medici rimanga relativamente basso, in gran parte dovuto proprio all’opposizione pubblica che mette a disagio così tanti accademici.”[1]
Agosto 2025 in Rivista di scienze dell’educazione
Identità sessuale e identità di genere: di cosa stiamo parlando
Sexual identity and gender identity: what are we talking about
Autori: MORRESI A.
Link: https://ethik-und-gesellschaft.de/ojs/index.php/rse/article/view/3794/2165
Argomento: Riepilogo della situazione nei diversi paesi in merito all’approccio alla disforia di genere.
Estratto: “Il protocollo olandese introduce i bloccanti della pubertà. Quando sta per arrivare la pubertà è possibile bloccarla con dei medicinali. In Italia, il più utilizzato per questo è la triptorelina, ma non è l’unico. Quando la pubertà insorge in modo patologico, cioè per via di malattie che portano a disfunzioni (ad esempio, quando viene il ciclo mestruale a una bambina di 6 anni), è necessario intervenire per bloccarla: una pubertà, che però, ripeto, è patologica, la disforia non c’entra. I farmaci usati per il blocco della pubertà patologica sono sperimentati, e quindi testati e adeguati, per questo scopo e anche per altre indicazioni, per esempio per alcuni tipi di cancro. Il protocollo olandese prevede invece di usare questo farmaco per bloccare la pubertà fisiologica: cioè, quando un ragazzo o una ragazza si trova in uno stadio di Tanner 2, in media intorno all’età di 12 anni, quando lo sviluppo fisico sta avendo un decorso fisiologico. Come detto, il blocco della pubertà fisiologica si giustifica con la presenza di disforia di genere, cioè di una sofferenza: lo scopo dichiarato è quello di prendere tempo per esplorare meglio la propria identità di genere, evitando di prendere decisioni affrettate. Ora, se questo fosse l’obiettivo, già emerge un bias, un problema proprio del metodo: come faccio a sapere, a confrontare la mia esperienza, il mio vissuto, i miei sentimenti, rispetto al mio essere maschio o femmina, se blocco la pubertà, cioè se blocco proprio quel processo che mi fa arrivare alla maturità sessuale: con che cosa mi confronto? Con le mie idee, con il mio immaginario, e non con la concretezza del mio corpo sessuato!”
Agosto 2025 in International Journal of Surgical Pathology
Spettro dei risultati istopatologici negli uomini transgender sottoposti a chirurgia ginecologica di affermazione di genere dopo terapia androgenica preoperatoria: uno studio in un centro di assistenza terziaria
Titolo originale: Spectrum of Histopathologic Findings in Transgender Men Undergoing Gender-Affirming Gynecologic Surgery Following Preoperative Androgen Therapy: A Tertiary Care Center Study
Autori: BAKSHI N., Nanda B., Rao S., Badwal S., Dhawan S.
Link: https://journals.sagepub.com/doi/abs/10.1177/10668969251363990
Argomento: Studio indiano sui cambiamenti nell’istologia degli organi ginecologici sensibili agli ormoni dopo le terapie affermative.
Estratto: “Sono stati inclusi retrospettivamente uomini transgender sottoposti a chirurgia ginecologica di affermazione di genere, in seguito a terapia con testosterone (da settembre 2019 ad aprile 2025). I vetrini istopatologici sono stati esaminati per individuare le caratteristiche associate all’esposizione agli androgeni… Alterazioni istologiche distintive sono state osservate nei campioni di chirurgia ginecologica di affermazione di genere provenienti da pazienti transmascoline sottoposte a terapia androgenica preoperatoria. La consapevolezza di queste alterazioni è fondamentale per i patologi per evitare errori diagnostici e facilitare una migliore gestione delle pazienti.”[2]
Agosto 2025 in European Psychiatry
Disforia di genere e psicosi – sintomo o comorbidità?
Titolo originale: Gender dysphoria and psychosis – symptom or comorbidity?
Autori: FERREIRA B.V, Alves C., Fontes J.F., Serra M.M.
Argomento: Revisione della letteratura esistente sull’insorgenza della disforia di genere durante episodi psicotici.
Estratto: “La presenza di disturbi psichiatrici rappresenta uno dei principali fattori prognostici negativi per l’esito della GD (Gender Dysphoria). In particolare, esiste molta controversia riguardo al fatto se gli individui con sintomi psicotici debbano ricevere trattamenti di affermazione di genere. La presente revisione mira a fornire una panoramica della letteratura attuale sull’insorgenza dei sintomi di disforia di genere durante gli episodi psicotici, identificando le sfide nella diagnosi differenziale e nel trattamento, e offrendo raccomandazioni per superarle…. Deliri riguardanti l’aspetto fisico e il desiderio di modificare il corpo possono essere osservati in pazienti con schizofrenia o altri disturbi psicotici. Pertanto, la diagnosi differenziale è fondamentale per la pianificazione terapeutica, e sono necessari sforzi per effettuare le diagnosi appropriate quando l’articolazione dei sentimenti disforici di genere coincide con l’esordio della psicosi… Le esperienze dei professionisti indicano che la coesistenza di schizofrenia e disturbo dell’identità di genere è possibile, motivo per cui la diagnosi differenziale richiede tempo, osservazione attenta, esami approfonditi e collaborazione tra psichiatra e sessuologo. Questa revisione sottolinea l’importanza di comprendere le circostanze individuali di ogni paziente, con particolare attenzione alla formazione adeguata dei medici e alla cura diretta del paziente.”[3]
Agosto 2025 in European Psychiatry
Oltre la diagnosi: la relazione multiforme tra disforia di genere e disturbi pervasivi dello sviluppo
Titolo originale: Beyond Diagnosis: The Multifaceted Relationship Between Gender Dysphoria and Pervasive Developmental Disorders
Autori: MIHAI M.M, Moise M., Costea T.
Argomento: Esame di 5 casi di adolescenti con disforia di genere e disturbi pervasivi dello sviluppo.
Estratto: “Questa serie di casi esamina cinque adolescenti con disforia di genere e disturbi pervasivi dello sviluppo, evidenziando le sfide sociali, familiari e psicologiche coinvolte. I casi rivelano come queste condizioni si intersechino, influenzando l’identità, le interazioni sociali e le dinamiche familiari…Abbiamo analizzato cinque casi di adolescenti provenienti dall’Ospedale Clinico di Psichiatria “Prof. Dr. Alexandru Obregia” di Bucarest, ciascuno diagnosticato con disforia di genere e un disturbo pervasivo dello sviluppo. Ogni caso evidenzia fattori psicologici e sociali unici che influenzano l’identità e le interazioni degli adolescenti. I pazienti sono stati monitorati per un periodo medio di un anno per osservare gli sviluppi e le risposte agli interventi terapeutici.
Risultati
I casi illustrano diverse espressioni della disforia di genere tra adolescenti con disturbi pervasivi dello sviluppo:
- Caso 1: 12 anni, con sindrome di Asperger e disforia di genere, interessi e ritiro sociale influenzati dalle interazioni online, che aumentano l’isolamento.
- Caso 2: 15 anni, con depressione grave e sindrome di Asperger, caratterizzato da ritiro sociale, forte attaccamento ad attività solitarie e lotta con l’identità.
- Caso 3: 16 anni, con disforia di genere significativa e tentativi di suicidio passati, si sente alienato e focalizzato sulla transizione.
- Caso 4: 17 anni, con disforia di genere complicata dalla resistenza familiare, ansia sociale e lutto non elaborato, che destabilizzano l’accettazione familiare.
- Caso 5: 15 anni, con depressione maggiore, ansia sociale e disforia di genere emergente, scarsa risposta ai farmaci e preferenza per la solitudine, con prognosi incerta.
Questo studio esplora se i disturbi pervasivi dello sviluppo e la disforia di genere coesistano casualmente, si influenzino reciprocamente o condividano una causa comune… Questi casi evidenziano la complessità del trattamento della disforia di genere negli adolescenti con disturbi dello sviluppo, suggerendo che un supporto e una terapia personalizzati possano migliorare gli esiti psicosociali e l’accettazione di sé.”[4]
Settembre 2025 in Journal of the Open Therapy Institute
Recupero dalla transizione: psicoterapia con i detransitioner
Titolo originale: Recovery from Transition: Psychotherapy with Detransitioners
Autori: O’MALLEY S.
Argomento: Approfondimento su desisters e detranstioner.
Estratto: “La decisione di abbandonare la transizione spesso arriva dopo anni di difficoltà psicologiche e molti affrontano un’acuta tendenza suicida durante questa fase di incertezza. Il rifiuto sociale e l’isolamento sono comuni, aggravando il carico emotivo (Vandenbussche, 2022). La detransizione sembra essere in aumento, probabilmente a causa dell’aumento delle transizioni mediche o dell’influenza del modello di affermazione di genere, guidato dal paziente e incentrato sull’autoidentificazione, che spesso si traduce in un intervento medico (WPATH, 2022). Tuttavia, la ricerca limitata rende difficile determinarne le cause precise. A riprova di ciò, il forum Reddit r/detrans (che presenta storie, domande e risorse sulla detransizione) contava meno di 1.000 membri nel 2019; oggi ne conta oltre 57.000. I media ora riportano spesso storie di persone che hanno deciso di detransizione, le cui storie spesso implicano rimpianti, isolamento e conseguenze mediche irreversibili. Queste esperienze richiedono maggiore attenzione da parte di medici, ricercatori e decisori politici. Vandenbussche (2022) ha intervistato 237 persone che hanno abbandonato o abbandonato la transizione (il 92% donne e l’8% uomini) reclutate da comunità online. Le persone che hanno abbandonato la transizione sono coloro che non si identificano più come transgender senza aver intrapreso una transizione medica, mentre le persone che hanno abbandonato la transizione hanno intrapreso una transizione medica e in seguito hanno invertito il loro percorso. Lo studio ha rilevato che il 70% attribuiva la propria disforia di genere a problemi di fondo come problemi di salute mentale, traumi o omofobia interiorizzata, e molti ritenevano di essere stati informati in modo inadeguato sui trattamenti ricevuti… Con la crescente consapevolezza della detransizione, deve crescere anche la nostra disponibilità ad ascoltare senza atteggiamenti difensivi o pregiudizi ideologici. Coloro che si pentono della loro transizione medica non sono anomalie o statistiche; sono persone le cui esperienze mettono in luce lacune critiche nelle nostre pratiche cliniche, nei nostri sistemi sanitari e nei nostri preconcetti culturali. Abbiamo il dovere nei confronti di queste persone di prendere sul serio le loro esperienze. Ciò significa investire in un solido supporto psicologico, garantire una valutazione adeguata e un consenso informato e creare uno spazio per l’esplorazione dell’identità senza ricorrere alla medicalizzazione. Soprattutto, questo ruolo richiede compassione, non solo per chi affronta la transizione, ma anche per chi sceglie un percorso diverso”[5].
Settembre 2025 in Market Research Future
Rapporto di ricerca di mercato sulla disforia di genere per tipo di trattamento (medico, chirurgico, psicoterapia, terapia ormonale sostitutiva, transizione sociale), per fascia d’età (bambini e adolescenti (sotto i 18 anni), adulti (18-64 anni), anziani (65 anni e oltre), per identità di genere (transgender, non binario, agender, gender fluid), per contesto assistenziale (ospedali e cliniche, studi privati, centri sanitari comunitari, piattaforme online) e per regione (Nord America, Europa, Sud America, Asia Pacifico, Medio Oriente e Africa) – Previsioni fino al 2032
Titolo originale: Gender Dysphoria Market Research Report By Treatment Type (Medical, Surgical, Psychotherapy, Hormone Replacement Therapy, Social Transition), By Age Group (Children and Adolescents (Under 18 years), Adults (18-64 years), Older Adults (65 years and above)), By Gender Identity (Transgender, Non-Binary, Agender, Gender Fluid), By Care Setting (Hospitals and Clinics, Private Practices, Community Health Centers, Online Platforms) and By Regional (North America, Europe, South America, Asia Pacific, Middle East and Africa) – Forecast to 2032
Autori: MARKET RESEARCH FUTURE
Link: https://www.marketresearchfuture.com/reports/gender-dysphoria-market-40983
Argomento: Panoramica del mercato della disforia di genere
Estratto: “Secondo l’analisi MRFR, la dimensione del mercato della disforia di genere è stata stimata a 8,83 miliardi di dollari nel 2022. Si prevede che il mercato della disforia di genere crescerà da 10,28 miliardi di dollari nel 2023 a 40,3 miliardi di dollari entro il 2032. Si prevede che il CAGR (tasso di crescita) del mercato della disforia di genere sarà pari a circa il 16,39% nel periodo di previsione (2024-2032)… La crescente prevalenza della disforia di genere, la crescente consapevolezza sui trattamenti di affermazione di genere e la crescente accettazione delle persone transgender sono i principali motori di crescita del mercato. Tra i recenti sviluppi, l’approvazione di nuove terapie di affermazione di genere, come i bloccanti della pubertà e la terapia ormonale sostitutiva, da parte degli enti regolatori di diversi paesi, che dovrebbero stimolare la crescita del mercato. Inoltre, il numero crescente di cliniche specializzate nella disforia di genere e di operatori sanitari che offrono cure di affermazione di genere contribuisce ulteriormente all’espansione del mercato”.[6]
Settembre 2025 in Journal of Medical Ethics
Sostenere l’autonomia nei giovani con disforia di genere: la psicoterapia non è una terapia di conversione
Titolo originale: Supporting autonomy in young people with gender dysphoria: psychotherapy is not conversion therapy
Autori: D’ANGELO R.
Link: https://jme.bmj.com/content/51/1/3
Argomento: Approfondimento sulla terapia esplorativa di genere
Estratto: “L’approccio affermativo di genere sostiene che l’autonomia del paziente sia meglio tutelata quando permettiamo al giovane di prendere l’iniziativa nelle decisioni relative al trattamento e alla transizione. Anche la psicoterapia è un processo guidato dal paziente che privilegia l’autonomia. Tuttavia, gli psicoterapeuti ritengono che il modo migliore per sostenere l’autonomia sia aiutare i pazienti a conoscere se stessi, incluso il modo in cui la loro esperienza attuale è stata plasmata da fattori relazionali e contestuali passati e presenti, alcuni dei quali potrebbero essere al di là della loro consapevolezza. La psicoterapia è un processo collaborativo di curiosità ed esplorazione che aiuta gli individui a individuare e illuminare le origini del loro disagio in modo da poter generare soluzioni durature e significative. Gli psicoterapeuti che lavorano in profondità con i giovani trans spesso scoprono che le problematiche di genere sono annidate in complesse problematiche psicosociali, familiari e/o evolutive o che l’identificazione trans è un sostituto o un vettore di altre difficoltà. Gli psicoterapeuti esperti sanno che le origini traumatiche o evolutive del disagio emotivo spesso diventano evidenti solo dopo molti, molti mesi di attento lavoro esplorativo. Affrontare queste problematiche a volte altera radicalmente l’esperienza di sé in una vasta gamma di modi, inclusa l’esperienza della disforia di genere. Ciò non può avvenire senza un’indagine dettagliata che metta in discussione ed esplori le difficoltà e le convinzioni attuali del paziente. L’affermazione acritica è di per sé una forma di influenza che preclude un’esplorazione approfondita e potenzialmente compromette l’autonomia… Sostenere che la terapia esplorativa o la psicoterapia per la disforia di genere siano di fatto una terapia di conversione significa travisare la psicoterapia come un processo che cerca di imporre al paziente la conformità di genere e una sessualità normativa. Questo equivoco è una conseguenza dell’approccio psicoterapeutico all’omosessualità di metà XX secolo, che era patologizzante, moralmente motivato e ignorava la scienza. Al contrario, la logica della psicoterapia per i giovani con disforia di genere emerge da un’attenta valutazione della scienza, che evidenzia le incertezze e i rischi dei trattamenti di affermazione di genere. L’inclusione dell’esplorazione psicoterapeutica nella risposta ai giovani con disagio di genere non si basa su un imperativo morale, ma su uno etico. Qualsiasi intervento, inclusa la psicoterapia, può essere utilizzato impropriamente per esercitare un’influenza indebita e imporre un risultato preferenziale. I discorsi pubblici e clinici che enfatizzano l’uso improprio della psicoterapia rispetto agli ampi benefici di un rigoroso processo psicoterapeutico di fatto gettano via il bambino ingiustamente demonizzato con l’acqua sporca. È importante sottolineare che per i giovani con disagio di genere e per le loro famiglie, questa errata caratterizzazione crea un ostacolo all’accesso a una preziosa modalità terapeutica che supporta l’autonomia, la diversità di genere, la fornitura di cure appropriate e il consenso pienamente informato.”[7]
Settembre 2025 Health Management and Information Science
Il ruolo della ruminazione nel collegare le reti sociali virtuali e le relazioni genitore-figlio alla disforia di genere nelle ragazze adolescenti
Titolo originale: The Role of Rumination in Linking Virtual Social Networks and Parent-Child Relations to Gender Dysphoria in Adolescent Girls
Autori: BAGHBANZADEH M., Safarzadeh S., Hafezi F., Bozorgi Z.D.
Link: https://jhmi.sums.ac.ir/article_51152.html
Argomento: Studio sul ruolo della ruminazione nel collegare le reti sociali virtuali e le relazioni genitore-figlio alla disforia di genere
Estratto: “Le ragazze adolescenti interagiscono sempre di più con i social network virtuali, che, insieme alle relazioni genitore-figlio, possono influenzare il loro benessere psicologico, in particolare per quanto riguarda l’identità di genere. Questo studio esamina come i social media e le relazioni genitore-figlio influenzino la disforia di genere nelle ragazze adolescenti, con la ruminazione come mediatore. Utilizzando un disegno correlazionale descrittivo, questo studio ha esplorato le relazioni tra disforia di genere, effetti negativi sui social network virtuali, qualità della relazione genitore-figlio e ruminazione in 316 ragazze adolescenti di età compresa tra 13 e 18 anni, selezionate tramite campionamento casuale a grappolo multistadio nel 2024… Conclusione: le relazioni genitore-figlio positive e le esperienze negative sui social media influenzano la disforia di genere nelle ragazze adolescenti, mediata dalla ruminazione. Interventi che utilizzano approcci cognitivo-comportamentali, come la mindfulness e la terapia focalizzata sulla ruminazione, insieme alla terapia familiare e ai workshop di alfabetizzazione digitale, possono promuovere dinamiche familiari più sane e un coinvolgimento online più sicuro.”[8]
Settembre 2025 in Cuadernos de Bioética
Il cervello dei bambini con disforia di genere. Effetti degli ormoni e dei bloccanti della pubertà sul cervello in via di sviluppo. Un approccio etico.
Titolo originale: Cerebro de los niños con disforia de género. efectos de las hormonas y los bloqueantes de la pubertad en un cerebro en desarrollo. Una aproximación ética.
Autori: LÓPEZ MORATALLA N., Calleja A., Font M.
Link: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/40924893/
Argomento: Approfondimento bioetico sugli effetti degli ormoni e dei bloccanti della pubertà sul cervello in via di sviluppo
Estratto: “Alla luce di tutto ciò che abbiamo analizzato, è possibile proporre le seguenti conclusioni: a differenza del cervello adulto, quello infantile è in fase di costruzione e quello adolescenziale in fase di maturazione. Durante questi processi, e fin dallo sviluppo uterino, gli ormoni sessuali svolgono un ruolo fondamentale. Esistono prove che il cervello dei bambini con DG presenta una differenziazione sessuale alterata, il che suggerisce differenze nella funzionalità e nella struttura rispetto ai bambini con sesso psicologico che non differisce da quello biologico. È stato dimostrato che la pubertà ha un impatto sullo sviluppo cerebrale. Gli ormoni puberali sono essenziali per lo sviluppo cognitivo, sociale ed emotivo. La loro assenza o alterazione dovuta a trattamenti ormonali può influire sulle aree correlate a questi aspetti. L’uso di bloccanti della pubertà nei minori con DG può alterare lo sviluppo del cervello, interferendo con le funzioni esecutive e cognitive. Può anche influire sulla fertilità e sullo sviluppo gonadico. Per quanto riguarda le considerazioni etiche, la soppressione della pubertà e il trattamento con ormoni incrociati sollevano problemi etici in relazione al principio dell’interesse superiore del minore, alla buona pratica medica e alla capacità di dare un consenso informato. In diversi paesi sono in corso numerosi dibattiti e vengono proposte restrizioni all’uso dei bloccanti della pubertà nei minori, a causa della mancanza di prove sulla loro sicurezza e sui loro effetti a lungo termine.”[9]
Settembre 2025 – Tampere University Research Portal
Sviluppo dell’identità e comorbilità psichiatrica negli adolescenti con disforia di genere
Titolo originale: Identity Development and Psychiatric Comorbidity in Adolescents with Gender Dysphoria
Autori: KARVONEN M.
Argomento: Studio finlandese su disforia di genere e comorbilità psichiatriche
Estratto: “L’identificazione transgender sembra essere diventata più comune tra i giovani negli ultimi anni. Allo stesso tempo, il numero di adolescenti che richiedono la riassegnazione medica di genere è aumentato vertiginosamente in molti paesi, con la maggioranza ora spesso costituita da donne registrate alla nascita. Le conoscenze sullo sviluppo dell’identità di genere e sul disagio correlato al genere, nonché sui rischi e gli esiti a lungo termine degli interventi medici di riassegnazione di genere sui minori, sono molto limitate… È stato segnalato che gli adolescenti che richiedono la riassegnazione medica di genere soffrono spesso di notevoli problemi di salute mentale. Questo studio ha indagato lo sviluppo dell’identità e la morbilità psichiatrica degli adolescenti che richiedono la riassegnazione medica di genere. Più precisamente, lo sviluppo dell’identità degli adolescenti indirizzati ai servizi per l’identità di genere è stato confrontato con quello degli adolescenti della stessa età nella popolazione generale. Inoltre, la morbilità psichiatrica degli adolescenti indirizzati in base al genere è stata confrontata con quella degli adolescenti indirizzati a cure psichiatriche generali. Infine, sono state studiate le possibili associazioni tra indicatori di sviluppo dell’identità e morbilità psichiatrica tra gli adolescenti indirizzati in base al genere. Secondo i risultati, lo sviluppo dell’identità degli adolescenti indirizzati in base al genere non differiva notevolmente da quello degli adolescenti della popolazione generale. Tuttavia, i profili dei sintomi psichiatrici erano molto simili a quelli degli adolescenti indirizzati a cure psichiatriche generali. Non è stata riscontrata alcuna associazione tra gli indicatori dello sviluppo dell’identità e la morbilità psichiatrica tra gli adolescenti indirizzati in base al genere, sebbene sia stata riscontrata una connessione tra l’indicatore dello sviluppo dell’identità e l’essere considerati idonei o non idonei per la riassegnazione medica di genere secondo la valutazione effettuata dal team multidisciplinare. Questo studio si aggiunge alla crescente base di conoscenze che indica come gli adolescenti che richiedono la riassegnazione medica di genere siano un gruppo eterogeneo di giovani che spesso possono avere esigenze di trattamento psichiatrico complesse. In effetti, la pianificazione di percorsi di trattamento individuali deve basarsi su una valutazione attenta e completa che coinvolga competenze psichiatriche cliniche, molteplici fonti di informazione e strumenti di valutazione diversificati. I vecchi risultati di ricerca e le narrazioni basate su popolazioni essenzialmente eterogenee che richiedono la riassegnazione medica di genere non possono essere direttamente applicati all’attuale popolazione di adolescenti indirizzati al genere. Inoltre, le discussioni polarizzate sull’argomento devono diventare più moderate, in modo che gli adolescenti possano concentrarsi sull’esplorazione e lo sviluppo della propria identità e che gli adolescenti e le loro famiglie possano collaborare indisturbati con i professionisti, se necessario.”[10]
Settembre 2025 in Springer Nature
Social Media o Disagio Sociale? Virus della mente!
Titolo originale: Social Media or Social Disease? Viruses of the Mind!
Autori: NAGEL M.C, Sharman R.
Link: https://link.springer.com/chapter/10.1007/978-3-032-00803-9_6
Argomento: Approfondimento sull’influenza dei social media sulla formazione dell’identità degli adolescenti (capitolo inserito nel libro Virtual Autism and Other Screen Disorders)
Estratto: “Il capitolo 6 si è concentrato sull’analisi dell’impatto dei dispositivi elettronici e delle piattaforme dei social media sulla formazione dell’identità degli adolescenti, con particolare attenzione alle ragazze adolescenti. Mentre gli adolescenti affrontano i difficili cambiamenti fisiologici e psicologici della pubertà, il capitolo ha ipotizzato che i social media abbiano creato vie senza precedenti per l’esplorazione dell’identità che spesso si rivelano dannose. Ha inoltre evidenziato come le ragazze adolescenti, già inclini a emozioni negative e preoccupazioni relative all’immagine del proprio corpo durante la pubertà, ora debbano affrontare ulteriori pressioni attraverso il costante confronto sociale con personaggi online idealizzati. Ciò ha contribuito a un aumento allarmante dei problemi di salute mentale, tra cui ansia, depressione e comportamenti autolesionistici. Il capitolo ha identificato tendenze preoccupanti, tra cui un drastico aumento della disforia di genere tra le ragazze adolescenti, suggerendo che il contagio sociale facilitato dalle comunità online contribuisca a tale fenomeno. Attraverso l’esame di esempi storici e contemporanei di contagio sociale, le informazioni presentate sopra hanno illustrato come i social media abbiano amplificato la diffusione di comportamenti dannosi, consentendo agli adolescenti impressionabili di accedere continuamente a idee e influenze dannose senza una guida adeguata.”[11]
Settembre 2025 in Genspect
Rompere la spirale del silenzio sullo scandalo dell’assistenza di genere
Titolo originale: Breaking the Spiral of Silence on the Scandal of Gender-Affirming Care
Autori: HUGHES M.
Argomento: Discorso di Mia Hughes alla Reclaiming Conference del 2025 a Calgary
Estratto: “In un solo decennio, abbiamo assistito a un’ondata di ragazze adolescenti che si dichiarano maschi. Ci viene detto che questo è dovuto all'”accettazione” sociale. Ma se fosse vero, dove sono le donne tra i 40, i 50 e i 60 anni, che fanno la fila per iniezioni di testosterone e mastectomie bilaterali, ora che la società le accetta finalmente per gli uomini che sono sempre state? Non esistono. Perché ciò a cui stiamo assistendo non è una minoranza a lungo repressa che finalmente si sente a suo agio a fare coming out, ma una potente sindrome legata alla cultura: un contagio sociale innescato dai messaggi dell’attivismo trans, che colpisce proprio la stessa fascia demografica che la storia dimostra essere sempre la più vulnerabile: le ragazze adolescenti.… La “cura che afferma il genere” non è una medicina. Non si può parlare di medicina se giovani sani vengono sottoposti a interventi irreversibili che cambiano la vita, ma privi di giustificazione scientifica. Si tratta di giovani vulnerabili – molti autistici, depressi o semplicemente alle prese con la pubertà – che hanno solo bisogno di tempo per crescere e maturare. Non sono trans; sono solo impressionabili e confusi, e stanno crescendo in un’epoca che vende loro la modificazione corporea medica come rimedio per la loro angoscia adolescenziale. Questo è lo scandalo dell’assistenza che afferma il genere. E la storia non sarà clemente con chi è rimasto in silenzio.”[12]
[1] “Last month, in United States v. Skrmetti, the Supreme Court of the United States ruled 6–3 that banning medical interventions on minors that disrupt their normal sexual development does not constitute invidious discrimination. More specifically, the majority opinion held that a Tennessee state law (SB1), which outlaws the use of puberty blockers, hormone therapy and related medical interventions to treat gender dysphoria in minors, does not “classify” on the basis of sex, and a fortiori does not constitute sex-based discrimination under the Equal Protection Clause of the Fourteenth Amendment, according to which legislation must treat “similarly situated” individuals alike. As countries including the United Kingdom, Sweden, Finland, Norway and Denmark have done, American states are free to restrict doctors from putting psychologically distressed children on a path to sterility and anorgasmia. Why would anyone think that such a ban classified, let alone discriminated, on the basis of sex in the first place? Though the court majority was unpersuaded, the claim that SB1 engages in sex-based discrimination was widely endorsed. Notably, as well as being accepted by Justice Sonia Sotomayor in her dissenting judgment (joined by Justices Ketanji Brown Jackson and Elena Kagan), it was developed in the “Amici Curiae Brief of Yale philosophers”, signed by 21 members of the Yale philosophy department… With such an illustrious roster of signatories, one might have hoped the philosophers’ brief would be careful and rigorous in its arguments. Unfortunately, it largely serves to make remarkably vivid the reductionism underlying opposition to SB1… In any case, flippant reductionism is hardly the right tone to strike when presented with the information that at least 6,000 teenage girls – a large proportion of whom have comorbid mental health conditions like autism and ADHD – were given double mastectomies as a form of “gender-affirming care” in the United States from 2017 to 2023. Consequently, the average academic is likelier to react to it by affecting a kind of hard-minded utilitarianism: 6,000 girls – only 1,000 a year, in a nation of 340 million people! – still isn’t that many, they observe. Needless to say, few would have dared to downplay in similar fashion the importance of, for instance, police killings of unarmed black men in the US, on the basis of the small absolute number of instances – only about 10 a year! – or, indeed, to downplay the importance of protecting “trans rights” on the same statistical basis. Perhaps more importantly, the fact that the number of cases of minors being subjected to such medical interventions remains relatively low is in large part because of the very public opposition that makes so many academics uncomfortable”.
[2] “Transgender men undergoing gender-affirming gynecologic surgery, following testosterone therapy (September 2019 to April 2025) were retrospectively included. Histopathology slides were reviewed for features associated with androgen exposure… Distinctive histologic alterations are seen in gender-affirming gynecologic surgery samples from transmasculine patients receiving preoperative androgen therapy. Awareness of these changes is vital for pathologists to avoid diagnostic errors and facilitate better patient management.”
[3] “Psychiatric illness is one of the major negative prognostic features for the outcome of GD. In particular, much controversy exists regarding whether individuals with psychotic symptoms should receive gender affirmative treatment. The present review aims to provide an overview of the current literature of the occurrence of gender dysphoria symptoms during psychotic episodes and identify challenges in differential diagnosis and treatment and offering recommendations to overcome them…. Delusions about one’s physical appearance and the desire to change the body can be observed in patients with schizophrenia or other psychotic disorders. Therefore, the differential diagnosis is critical for therapeutic planning and effort is required to carry out the necessary diagnostics when articulation of gender dysphoric feelings coincides with the onset of psychosis…The experiences of practitioners indicate that coincidence of schizophrenia and gender identity disorder is possible, that is why the differential diagnosis needs time, careful observation, examination and cooperation of psychiatrist and sexologist. This review addresses the significance of understanding each patient’s individual circumstances, focusing specifically on proper physician training and direct patient care”.
[4] “This case series examines five adolescents with both gender dysphoria and pervasive developmental conditions, highlighting the social, familial, and psychological challenges involved. The cases reveal how these conditions intersect, shaping identity, social interactions, and family dynamics. …We analysed five cases of adolescents from Professor Doctor Alexandru Obregia Clinical Hospital of Psychiatry in Bucharest, each diagnosed with both gender dysphoria and a pervasive developmental disorder. Each case highlights unique psychological and social factors influencing the adolescents’ identities and interactions. Patients were monitored over an average period of one year to observe developments and responses to therapeutic interventions. Results The cases illustrate diverse expressions of gender dysphoria among adolescents with pervasive developmental disorders: Case 1: 12-year-old with Asperger’s syndrome and gender dysphoria, with interests and social withdrawal shaped by online interactions, further isolating her. Case 2: 15-year-old with severe depression and Asperger’s syndrome, marked by social withdrawal, a strong attachment to solitary pursuits, and an identity struggle. Case 3: 16-year-old with significant gender dysphoria and past suicide attempts, feeling alienated with a strong focus on transitioning. Case 4: 17-year-old facing gender dysphoria complicated by family resistance, social anxiety, and unresolved grief, destabilizing family acceptance. Case 5: 15-year-old with major depression, social anxiety, and emergent gender dysphoria, poor medication response, and preference for solitude, indicating an uncertain prognosis. Conclusions This study explores whether pervasive developmental disorders and gender dysphoria coexist by chance, influence each other, or share a common cause…These cases highlight the complexity of treating gender dysphoria in adolescents with developmental disorders, suggesting that tailored support and therapy can improve psychosocial outcomes and self-acceptance.”
[5] “The decision to detransition often comes after years of psychological struggle, with many facing heightened suicidality during this uncertain stage. Social rejection and isolation are common, compounding the emotional burden (Vandenbussche, 2022). Detransition appears to be on the rise, possibly due to the increase in medical transitions or the influence of the gender-affirming model, which is patient-led and centers on self-identification, often resulting in medical intervention (WPATH, 2022). However, limited research makes it difficult to determine precise causes. As one piece of evidence, the Reddit forum r/detrans (which features stories, questions, and resources about detransitioning) had fewer than 1,000 members in 2019; today, it has over 57,000. Media reports now frequently feature detransitioners whose stories often involve regret, isolation, and irreversible medical outcomes. These experiences demand greater attention from clinicians, researchers, and policymakers alike. Vandenbussche (2022) surveyed 237 detransitioners and desisters—92% female and 8% male—recruited from online communities. Desisters are those who no longer identify as transgender without undergoing medical transition, while detransitioners have medically transitioned and later reversed their course. The study found that 70% attributed their gender dysphoria to underlying issues such as mental health struggles, trauma, or internalized homophobia, and many felt that they had been inadequately informed about the treatments they received…. As awareness of detransition grows, so too must our willingness to listen without defensiveness or ideological bias. Those who regret their medical transition are not anomalies or statistics; they are people whose experiences expose critical gaps in our clinical practices, health care systems, and cultural assumptions. We owe it to these individuals to take their experiences seriously. This means investing in robust psychological support, ensuring proper assessment and informed consent, and creating space for identity exploration without rushing to medicalization. Above all, this role requires compassion—not just for those who transition, but also for those who choose a different path.”.
[6] “As per MRFR analysis, the Gender Dysphoria Market Size was estimated at 8.83 (USD Billion) in 2022. The Gender Dysphoria Market Industry is expected to grow from 10.28(USD Billion) in 2023 to 40.3 (USD Billion) by 2032… The rising prevalence of gender dysphoria, increasing awareness about gender-affirming treatments, and growing acceptance of transgender individuals are the key growth drivers for the market. Recent news developments include the approval of new gender-affirming therapies, such as puberty blockers and hormone replacement therapy, by regulatory bodies in various countries, which is expected to boost market growth. Additionally, the increasing number of specialized gender dysphoria clinics and healthcare providers offering gender-affirming care is further contributing to market expansion”.
[7] “The gender-affirming approach holds that patient autonomy is best protected when we allow the young person to take the lead in making decisions about treatment and transition.4 Psychotherapy is also a patient-led process that privileges autonomy. However, psychotherapists believe that the best way to support autonomy is to help patients to know themselves, including how their current experience has been shaped by past and present relational and contextual factors, some of which may be beyond their awareness. Psychotherapy is a collaborative process of curiosity and exploration that helps individuals locate and illuminate the origins of their distress so that durable, meaningful solutions can be generated. Psychotherapists working at depth with trans youth often find that gender issues are nested within complicated psychosocial, family and/or developmental issues or that trans identification is a proxy or carrier for other difficulties.45 94–99 Experienced psychotherapists know that the traumatic or developmental origins of emotional distress often only become apparent after many, many months of careful exploratory work. Dealing with these issues sometimes dramatically alters self-experience in a broad range of ways, including the experience of gender dysphoria.43–50 This cannot occur without a detailed inquiry that questions and explores the patient’s presenting difficulties and convictions. Unquestioning affirmation is in itself a form of influence that forecloses a thoroughgoing exploration and potentially compromises autonomy… To suggest that exploratory therapy or psychotherapy for gender dysphoria is de facto conversion therapy is to mischaracterise psychotherapy as a process that seeks to impose gender conformity and normative sexuality on the patient. This misunderstanding is a consequence of the mid-20th century psychotherapeutic approach to homosexuality, which was pathologising, morally driven and ignored the science. In contrast, the rationale for psychotherapy for young people with gender dysphoria emerges from a careful appraisal of the science highlighting the uncertainties and risks of gender-affirming treatments. The inclusion of psychotherapeutic exploration in the response to young people with gender distress is not based on a moral imperative but on an ethical one. Any intervention, including psychotherapy, can be misused to exert undue influence and impose a preferred outcome. Public and clinical discourses that emphasise the misuse of psychotherapy over the wide-ranging benefits of a rigorous psychotherapeutic process effectively throw the unjustly demonised baby out with the bathwater. Importantly, for gender-distressed youth and their families, this mischaracterisation creates a barrier to accessing a valuable therapeutic modality that supports autonomy, gender diversity, the provision of appropriate care and fully informed consent”.
[8] “Adolescent girls increasingly engage with virtual social networks, which, alongside parent-child relationships, may influence their psychological well-being, particularly regarding gender identity. This study examines how social media and parent-child relationships affect gender dysphoria in adolescent girls, with rumination as a mediator. Methods: Using a descriptive correlational design, this study explored relationships among gender dysphoria, negative virtual social network effects, parent-child relationship quality, and rumination in 316 adolescent females aged 13–18, selected via multi-stage cluster random sampling in 2024… Conclusion: Positive parent-child relationships and negative social media experiences influence gender dysphoria in adolescent girls, mediated by rumination. Interventions using cognitive-behavioral approaches, such as mindfulness and rumination-focused therapy, alongside family therapy and digital literacy workshops, may promote healthier family dynamics and safer online engagement.”
[9] “Se pueden proponer, a la vista de todo lo que hemos analizado, las siguientes conclusiones: A diferencia del cerebro adulto, el cerebro infantil está en construcción y el del adolescente en maduración. Durante estos procesos, y desde el desarrollo uterino, las hormonas sexuales desempeñan un papel fundamental. Existen evidencias de que el cerebro de los niños con DG presenta una diferenciación sexual alterada, lo que sugiere diferencias en la funcionalidad y estructura respecto a los niños con sexo psicológico que no difiere del biológico. Se ha demostrado que hay un impacto de la pubertad en el desarrollo cerebral. Las hormonas puberales son esenciales para el desarrollo cognitivo, social y emocional. Su ausencia o alteración debido a tratamientos hormonales puede afectar a áreas relacionadas con estos aspectos. El empleo de los bloqueadores de la pubertad, en menores con DG puede alterar el desarrollo del cerebro, interfiriendo en funciones ejecutivas y cognitivas. También pueden afectar la fertilidad y el desarrollo gonadal. Con respecto a las consideraciones éticas, la supresión de la pubertad y el tratamiento con hormonas cruzadas plantea problemas éticos en relación con el principio del interés superior del menor, la buena praxis médica y la capacidad de dar un consentimiento informado. En distintos países se están desarrollando numerosos debates y proponiendo restricciones en el uso de bloqueadores de la pubertad en menores, debido a la falta de evidencia sobre su seguridad y efectos a largo plazo.”
[10] “Transgender identification seems to have become more common among young people in recent years. Simultaneously, the numbers of adolescents seeking medical gender reassignment have spiralled in many countries, with the majority now often consisting of birth-registered females. The knowledge base on the development of gender identity and gender-related distress as well as on the risks and long-term outcomes of medical gender interventions on minors is very limited… Adolescents seeking medical gender reassignment have been reported to often have considerable mental health problems. This study investigated the identity development and psychiatric morbidity of adolescents seeking medical gender reassignment. More precisely, the identity development of adolescents referred to gender identity services was compared to that of same-aged adolescents in general population. Additionally, the psychiatric morbidity of the gender-referred adolescents was compared to that of adolescents referred to general psychiatric care. Finally, the possible associations between indicators of identity development and psychiatric morbidity were studied among the gender-referred adolescents. According to the results, the identity development of gender-referred adolescents did not greatly differ from that of population adolescents. However, the psychiatric symptom profiles were very similar to those of adolescents referred to general psychiatric care. Nor was there any association between the indicators of identity development and psychiatric morbidity among the gender-referred adolescents, although a connection was found between the indicator of identity development and being considered eligible or non-eligible for medical gender reassignment according to the assessment performed by the multidisciplinary team. This study adds to the increasing knowledge base indicating that adolescents seeking medical gender reassignment are a heterogeneous group of young people who may often have complex psychiatric treatment needs. Indeed, the planning of individual treatment pathways needs to rely on careful and comprehensive assessment involving clinical psychiatric expertise, multiple sources of information and diverse assessment tools. The old research results and narratives based on essentially disparate populations seeking medical gender reassignment cannot be directly applied to the current population of gender-referred adolescents. Furthermore, the polarised discussions on the subject need to become more moderate so that adolescents can concentrate on exploring and developing their identities and the adolescents and their families can work together with professionals undisturbed if needed.”
[11] “Chapter 6 focused on interrogating how screen devices and social media platforms impact adolescent identity formation, with particular focus on teenage girls. As adolescents navigate the challenging physiological and psychological changes of puberty, the chapter posited that social media has created unprecedented avenues for identity exploration that often prove harmful. It also highlighted how adolescent girls, already prone to negative emotions and body image concerns during puberty, now face additional pressures through constant social comparison with idealised online personas. This has contributed to alarming increases in mental health issues including anxiety, depression and self-harm behaviours. Te chapter identifed concerning trends, including a dramatic rise in gender dysphoria among adolescent girls, suggesting social contagion facilitated by online communities as a contributor to such phenomenon. Trough examining historical and contemporary examples of social contagion, the information presented above illustrated how social media has amplifed the spread of harmful behaviours by allowing impressionable adolescents continuous access to damaging ideas and infuences without appropriate guidance.”
[12] “In a single decade, we’ve seen a surge of adolescent girls declaring themselves boys. We’re told this is due to societal “acceptance.” But if that were true, where are the women in their 40s, 50s, and 60s, lining up for shots of testosterone and bilateral mastectomies now that society finally accepts them for the men they always were? They don’t exist. Because what we’re witnessing is not a long-suppressed minority finally comfortable coming out of the closet—it is a powerful culture-bound syndrome: a social contagion triggered by the messaging of trans activism, striking the very same demographic that history shows is always most vulnerable: adolescent girls… “Gender-affirming care” is not medicine. Healthy young people being subjected to irreversible life-altering interventions that lack scientific justification cannot be called medicine. These are vulnerable youth—many autistic, depressed, or simply muddling through puberty—who only need time to grow and mature. They’re not trans; they’re just impressionable and confused, and they’re coming of age in an era that sells them medical body modification as the remedy for their adolescent angst. This is the scandal of gender affirming care. And history will not be kind to those who stayed silent.”