Rassegna degli studi e degli approfondimenti sulla disforia di genere di ottobre (n. 10/2025)
Di seguito si riepilogano gli ultimi studi e approfondimenti di rilievo sul tema della disforia di genere e dei relativi trattamenti, pubblicati o individuati dalla redazione di GenerAzioneD nel mese di ottobre 2025.
Settembre 2025 in European Journal of Developmental Psychology
Rapporto tra disforia di genere e disturbi alimentari negli adolescenti che perseguono il trattamento medico di riassegnazione di genere
Titolo originale: The relationship between GD and ED in adolescents seeking for medical GR
Autori: KALTIALA R., Paldanius M.
Link: https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/17405629.2025.2564408#abstract
Argomento: Studio sul rapporto tra disforia di genere e disturbi alimentari
Estratto: “La disforia di genere (GD) e i disturbi alimentari (ED) hanno in comune l’insoddisfazione corporea, l’odio e l’ansia verso il proprio corpo, e il desiderio di apportare cambiamenti al corpo per raggiungere il benessere psicologico (Bandini et al., 2013; Fairburn & Harrison, 2003; Jones et al., 2016; Stice & Shaw, 2002)… La co-occorrenza di disforia di genere (GD) e disturbi alimentari (ED) sembra essere più che una semplice coincidenza (Campbell et al., 2024; Jones et al., 2016; Nagata et al., 2020). Studi basati su serie di casi e su autovalutazioni suggeriscono che fino al 18% dei soggetti affetti da disforia di genere presenta un disturbo alimentare diagnosticabile (Campbell et al., 2024). Nei campioni clinici di adolescenti con GD, la prevalenza di ED è risultata variare tra il 5% e il 15% (Thompson et al., 2022)… La ricerca sulla comorbilità tra disforia di genere (GD) e disturbi alimentari (ED) è scarsa e di bassa qualità, pertanto non conclusiva riguardo alla natura delle connessioni. L’obiettivo del presente studio è esplorare le associazioni longitudinali tra GD ed ED in un ampio database nazionale rappresentativo, tra soggetti che hanno cercato assistenza medica per GD durante l’adolescenza, e l’impatto della transizione medica di genere (GR) su queste associazioni… Gli individui con disforia di genere (GD) presentavano probabilità (Odds Ratio) da tre a quattro volte maggiori di ricevere una diagnosi di disturbo alimentare (ED), sia prima che dopo il contatto con il GIS. Tale comorbilità è coerente con i risultati di precedenti studi trasversali basati su registri, condotti su soggetti transgender identificati nei campioni sanitari (Abernathey et al., 2024; Becerra-Culqui et al., 2018; Ferrucci et al., 2022) e con la sovrapposizione suggerita da studi di qualità inferiore (Campbell et al., 2024; Jones et al., 2016). Il nostro studio contribuisce alla ricerca precedente dimostrando le associazioni longitudinali tra ED e GD… In sintesi, i disturbi alimentari (ED) e la disforia di genere (GD) si sovrappongono, e la loro interconnessione non può essere attribuita semplicemente al tentativo di controllare il corpo connotato dal genere nella GD. Attualmente, entrambe le condizioni sono più comuni tra gli adolescenti di sesso femminile. ED e GD condividono l’insoddisfazione corporea e il desiderio di controllare le caratteristiche fisiche per raggiungere il benessere psicologico, oltre a numerosi correlati simili. Per quanto riguarda gli ED, tali correlati sono stati esplorati come fattori eziologici, mentre per quanto riguarda la GD, sono considerati principalmente conseguenze dell’identità sessuale discordante e della discriminazione che ne deriva. È probabile che entrambe le condizioni derivino da una complessa interazione tra vulnerabilità sociali, ambientali, individuali e biologiche (Cass Review, 2024; Schmidt, 2003). Le ricerche future dovrebbero concentrarsi sui fattori di rischio comuni a entrambe le condizioni durante gli anni dello sviluppo. Studi a livello sociale potrebbero individuare somiglianze negli sviluppi culturali che influenzano entrambe”.
Settembre 2025 in Saudi Journal of Medical and Pharmaceutical Sciences
Incongruenza di genere, depressione e rifiuto della scuola: approccio clinico e psicologico al caso di una ragazza adolescente
Titolo originale: Gender Incongruence, Depression and School Refusal: Clinical and Psychological Approach to A Case in an Adolescent Girl
Autori: BA S.S., Diop .E.D., Ngom M., Diallo B.M., Séne E., Nguyen T.
Link: https://saudijournals.com/media/articles/SJMPS_119_907-911_FT.pdf
Argomento: Caso clinico riguardante una ragazza di 14 anni con incongruenza di genere persistente, ritiro scolastico e disturbo dell’umore
Estratto: “L’incongruenza di genere negli adolescenti è un problema clinico sempre più comune in psichiatria infantile, spesso associato a un notevole disagio psicologico. Quando è accompagnata da sintomi depressivi e abbandono scolastico, rappresenta una sfida diagnostica e terapeutica considerevole. Questo articolo presenta il caso di una ragazza adolescente di 14 anni, seguita per ritiro scolastico e disturbo dell’umore, nella quale è stata identificata una incongruenza di genere persistente. L’analisi clinica proposta ha l’obiettivo di esplorare i legami psicopatologici tra identità di genere, depressione e abbandono scolastico, e discute le implicazioni cliniche ed etiche… Il ruolo dei professionisti è quello di favorire un’esplorazione sicura dell’identità, evitando proiezioni mediche premature.”
Settembre 2025 in BMJ (British Medical Journal)
Bloccanti della pubertà: secondo gli esperti, il previsto studio clinico sui bambini con dubbi sull’identità di genere non dovrebbe procedere
Titolo originale: Puberty blockers: Planned trial for gender questioning children should not proceed, say experts
Autori: WATERS A.
Link: https://www.bmj.com/content/390/bmj.r2044.full
Argomento: Approfondimento sul trial clinico previsto in UK per la valutazione degli effetti dei bloccanti della pubertà
Estratto: “Un trial clinico pianificato per valutare la sicurezza dei bloccanti della pubertà nei bambini con disagio di genere presenta troppi problemi etici e metodologici per poter procedere. Questo è stato il verdetto espresso da esperti durante un webinar tenutosi il 16 settembre, organizzato dal Clinical Advisory Network on Sex and Gender (CAN-SG), un gruppo di clinici del Regno Unito e dell’Irlanda che chiedono standard più elevati di cure basate sull’evidenza nella medicina transgender… Ma Hilary Cass, che ha guidato una revisione storica per il NHS sui servizi di identità di genere per bambini e giovani, ha dichiarato al BMJ che il trial, sebbene in ritardo rispetto alla tabella di marcia, è comunque giustificato.”
Ottobre 2025 in Journal of Sex & Marital therapy
Ordine di grandezza: Sulla distinzione critica tra identità auto-dichiarata e prevalenza clinica nella disforia di genere adolescenziale: Un commento metodologico
Titolo originale: Order of Magnitude: On the Critical Distinction Between Self-Reported Identity and Clinical Prevalence in Adolescent Gender Dysphoria: A Methodological Commentary
Autori: SCHWARTZ L., Lal M.
Link: https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/0092623X.2025.2566764
Argomento: Analisi di un problema metodologico importante nella medicina di genere, la confusione tra l’identità di genere auto-dichiarata e la prevalenza clinica della disforia di genere
Estratto: “Negli ultimi anni, è emersa una questione metodologica significativa nella ricerca sulla medicina di genere: la confusione tra l’auto-identificazione come transgender a livello di popolazione e la prevalenza clinica della disforia di genere… La distinzione tra una popolazione generale di individui che si auto-identificano come transgender e la popolazione clinica specifica di coloro che soddisfano i criteri diagnostici per la disforia di genere è fondamentale… Questa distinzione è cruciale perché non tutti gli adolescenti che si identificano come transgender sperimentano il disturbo clinicamente significativo che, secondo le linee guida consolidate, giustificherebbe un intervento medico (Turban, 2024)… La domanda pertinente, quindi, non è quanti adolescenti si auto-identificano come transgender, ma qual è la prevalenza clinica accertata della popolazione per la quale questi trattamenti medici sono stati originariamente sviluppati? Per stabilire una base clinica di riferimento, ci si affida a tre revisioni complete della letteratura pubblicate nell’ultimo decennio, i cui autori hanno avuto un ruolo fondamentale nella redazione degli Standard di Cura WPATH, Versione 8 (SOC8) (Coleman et al., 2022).
- Arcelus et al. (2015): Questa revisione sistematica e meta-analisi di 21 studi, redatta da due collaboratori del SOC8, ha rilevato una prevalenza media ponderata della popolazione clinica con transessualismo pari allo 0,0046%.
 - Collin et al. (2016): Questa revisione sistematica e meta-analisi di 27 studi, redatta da tre collaboratori del SOC8, ha stimato una prevalenza meta-analitica per le diagnosi correlate alla condizione transgender pari allo 0,0068%.
 - Goodman et al. (2019): Questa revisione narrativa, redatta da sei collaboratori del SOC8, ha analizzato 43 studi e ha rilevato una prevalenza mediana dello 0,00526% per coloro che hanno “ricevuto o richiesto terapie chirurgiche o ormonali di affermazione di genere”, e dello 0,0075% per coloro che hanno “ricevuto una diagnosi specifica transgender”.
 
Queste fonti autorevoli – tutte pubblicate nell’ultimo decennio – stabiliscono una prevalenza clinica storica coerente, compresa tra circa 0,0046% e 0,0075%, ovvero tra 4,6 e 7,5 individui ogni 100.000… Sebbene sia plausibile che la riduzione dello stigma abbia contribuito all’aumento delle diagnosi di disforia di genere, l’entità di tale incremento – spesso superiore di 50 volte nel giro di pochi anni -suggerisce che fattori ulteriori, oltre al miglioramento dell’accesso o della consapevolezza, possano essere alla base di questa tendenza. Pertanto, i dati storici rimangono un punto di riferimento utile per valutare l’ampiezza di questo cambiamento e la rigorosità diagnostica nella pratica clinica contemporanea… La nostra analisi non mette in discussione la validità delle identità di genere diverse, né il disagio reale che alcuni giovani possono sperimentare. Piuttosto, la nostra preoccupazione riguarda la necessità che i percorsi medici siano supportati da pratiche diagnostiche solide, in grado di proteggere tutti i giovani – soprattutto quelli che stanno affrontando percorsi di sviluppo e paesaggi psicologici complessi, legati al genere o ad altri aspetti.… La confusione tra l’identità transgender auto-dichiarata e la disforia di genere clinica rappresenta un grave errore metodologico in un numero crescente di studi. I dati presentati da McNamara et al. (2024), Hughes et al. (2025), Lee et al. (2024) e altri studi recenti forniscono, seppur involontariamente, prove di un cambiamento profondo nella pratica clinica. Questi dati suggeriscono che una larga maggioranza degli adolescenti che attualmente ricevono interventi ormonali non avrebbe soddisfatto i criteri diagnostici stabiliti per il trattamento fino a pochi anni fa.”
Ottobre 2025 – Child and Adolescent Mental Health Journal
Editoriale: Difendere la scienza – scienza aperta contro la disinformazione
Titolo originale: Editorial: Standing up for science – open science versus dis-information
Autori: DUBICKA B.
Link: https://acamh.onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1111/camh.70035
Argomento: Editoriale su scienza e disinformazione
Estratto: “La nostra rivista CAMH ha registrato una crescita costante, con un aumento delle proposte di pubblicazione. Tuttavia, riconosciamo che a livello globale è in corso una battaglia per l’integrità scientifica, e alcune tematiche, come la disforia di genere e l’autismo, sono diventate altamente politicizzate. L’expertise scientifica non è sempre valorizzata e, in alcuni casi, viene attivamente attaccata… Questo editoriale affronta il tema dell’integrità scientifica, proponendo l’adozione dei principi della scienza aperta, tra cui una maggiore trasparenza, soprattutto quando gli accademici collaborano con l’industria. Viene inoltre sottolineata l’importanza del dibattito accademico, in particolare quando le evidenze sono limitate o poco chiare, e si evidenzia il confronto sull’eventuale divieto dei social media per gli adolescenti”.
Ottobre 2025 in The Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism (JCEM)
Effetti della soppressione della pubertà e degli steroidi sessuali su peso, BMI e profili lipidici negli adolescenti transgender danesi
Titolo originale: Effects of Puberty Suppression and Sex Steroids on Weight, BMI, and Lipid Profiles in Danish Transgender Adolescents
Autori: KVERNEBO SUNNERGREN K., Badsberg Norup P., Haahr M., Giraldi A, Pagsberg A.K., Christiansen P., Aksglaede L., Cleemann L., Juul A., M Main K.
Link: https://academic.oup.com/jcem/advance-article/doi/10.1210/clinem/dgaf549/8276517?login=false
Argomento: Studio sulla salute cardiovascolare della popolazione transgender sottoposta a terapia ormonale.
Estratto: “La salute cardiovascolare della popolazione transgender che riceve terapia ormonale (HT) è stata motivo di preoccupazione… In questo studio osservazionale, 164 ragazzi trans e 55 ragazze trans sono stati seguiti longitudinalmente durante la terapia ormonale. Un analogo dell’ormone di rilascio delle gonadotropine (GnRHa) è stato avviato prima o in concomitanza con la terapia a base di steroidi sessuali… Prima dell’inizio della terapia ormonale, il sovrappeso (BMI tra 1 e 2 deviazioni standard (DS)) e l’obesità (BMI ≥2DS) sono stati riscontrati nel 26,8% e 22,0% dei ragazzi trans, e nel 5,7% e 5,7% delle ragazze trans, rispettivamente. Il BMI DS ha mostrato una correlazione positiva con colesterolo totale, lipoproteine a bassa densità (LDL) e trigliceridi, e una correlazione negativa con le lipoproteine ad alta densità (HDL). Sia nei ragazzi che nelle ragazze trans, una percentuale elevata presentava valori lipidici al di sopra degli intervalli di riferimento normali: colesterolo totale (12,5% e 6,1%), LDL (21,8% e 12,5%) e trigliceridi (3,4% e 6,3%), mentre l’HDL era al di sotto degli intervalli normali (9,0% e 18,4%), rispettivamente… Dopo l’inizio della terapia con steroidi sessuali, nei ragazzi trans si è osservata una diminuzione del peso DS, del BMI DS e dell’HDL, accompagnata da un aumento dei trigliceridi; nelle ragazze trans, invece, si è registrato un aumento dell’HDL. Conclusione: Sovrappeso, obesità e dislipidemia erano comuni negli adolescenti transgender prima dell’inizio della terapia ormonale. Il BMI non è peggiorato, ma la dislipidemia è leggermente aumentata durante la terapia con steroidi sessuali nei ragazzi trans, mentre non si è osservato un peggioramento nelle ragazze trans.”
Ottobre 2025 in BMC Psychiatry
Disforia di genere pseudo-delirante associata a psicofarmaci: un caso clinico
Titolo originale: Psychotropic-associated delusional pseudo-gender dysphoria: a case report
Autori: AZIZ K.A., Al Ammari A.S., Alzaabi M. S., Al Naqbi F. J., Adi M. M., M, Aljaberi F. S., Ouda Z.H., Stip E.
Link: https://bmcpsychiatry.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12888-025-07450-7
Argomento: Caso clinico relativo a donna di 30 anni con disturbo bipolare che ha sviluppato deliri disforici di genere a seguito di assunzione di psicofarmaci
Estratto: “Si segnala che i deliri disforici di genere sono riportati in circa il 20-25% dei pazienti affetti da schizofrenia. Presentazione del caso: riportiamo il caso di una donna di 30 anni con disturbo bipolare che, dopo essere stata trattata con valproato di sodio e paliperidone a rilascio mensile, ha manifestato effetti collaterali sotto forma di irsutismo (peli sul viso) e amenorrea. Dopo aver interrotto questi farmaci, ha iniziato a riferire che la parte inferiore del suo corpo era femminile mentre quella superiore era maschile. Successivamente ha iniziato a identificarsi come “un uomo intrappolato nel corpo di una donna” ed ha espresso il desiderio di sottoporsi a un intervento chirurgico di affermazione di genere… In conclusione, il nostro caso è unico per due motivi. In primo luogo, è il primo a riportare il ruolo degli effetti collaterali associati agli psicofarmaci nello sviluppo di deliri disforici di genere. In secondo luogo, la paziente inizialmente presentava deliri di appartenenza a entrambi i sessi, che poi si sono trasformati in deliri di appartenenza al sesso opposto, il che rappresenta il primo caso in cui la stessa paziente sperimenta due diversi tipi di deliri disforici di genere in momenti diversi. Questo arricchisce la letteratura sull’identità di genere nella schizofrenia e sottolinea l’importanza del monitoraggio della funzione endocrina riproduttiva nelle donne in età riproduttiva a cui vengono prescritti psicofarmaci.”
Ottobre 2025 in Journal of Psychosexual Health
Esaminare la relazione tra tratti della personalità e disforia di genere negli adolescenti e nei giovani adulti
Titolo originale: Examining the Relationship Between Personality Traits and Gender Dysphoria in Adolescents and Young Adults
Autori: KONSTANTINOVS N., Weiss P.
Link: https://journals.sagepub.com/doi/10.1177/26318318251355397
Argomento: Studio sulla relazione tra l’espressione dei tratti di personalità e l’identità di genere
Estratto: “Questo studio ha esplorato la relazione tra l’espressione dei tratti di personalità e l’identità di genere tra adolescenti e giovani adulti, nonché le potenziali differenze in questi tratti nelle diverse fasce d’età evolutive. Utilizzando un approccio di valutazione dimensionale, abbiamo scoperto che i partecipanti che si identificavano con un genere diverso da quello assegnato riportavano livelli statisticamente più elevati di affettività negativa, distacco e tratti borderline di personalità, rispetto ai loro coetanei conformi al genere. Abbiamo anche osservato modeste differenze legate all’età, con i partecipanti più giovani che mostravano livelli medi più elevati di alcuni tratti di personalità, tratti borderline e disturbo di personalità dominante. Questi risultati sono coerenti con la letteratura precedente che indica che i giovani con diversità di genere riportano elevate difficoltà emotive e interpersonali.”
Ottobre 2025 in Journal of Autism and Developmental Disorders
Presentazioni cliniche psichiatriche in adolescenti e adulti con disturbo dello spettro autistico con e senza diversità di genere concomitante: una revisione retrospettiva delle cartelle cliniche
Titolo originale: Psychiatric Clinical Presentations in Adolescents and Adults With Autism Spectrum Disorder With and Without Co-Occurring Gender Diversity: A Retrospective Chart Review
Autori: MACENSKI C., Ravichandran C., Tran D., McDougle C.J., Thom R.P.
Link: https://doi.org/10.1007/s10803-025-07087-1
Argomento: Studio sulle presentazioni cliniche psichiatriche in adolescenti e adulti con disturbo dello spettro autistico con e senza diversità di genere concomitante
Estratto: “Le presentazioni psichiatriche e la psicopatologia nelle persone con concomitante diversità di genere (GD) e disturbo dello spettro autistico (ASD) non sono ben comprese. L’obiettivo di questo studio è caratterizzare le presentazioni e l’anamnesi di salute mentale (diagnosi psichiatriche, uso di farmaci psicotropi, anamnesi di ideazione suicidaria e tentativi di suicidio e tassi di ospedalizzazione psichiatrica) in pazienti con concomitante ASD e GD, tra coloro che richiedono assistenza psichiatrica presso un centro ambulatoriale di terzo livello per i disturbi dello sviluppo neurologico. Questa revisione retrospettiva delle cartelle cliniche ha incluso 125 pazienti suddivisi in tre gruppi di studio: pazienti indice con GD e ASD concomitanti (n = 25) e pazienti di confronto di età pari a quella dei soggetti maschi (n = 50) e femmine (n = 50) con ASD e senza indicazione di GD nelle loro cartelle cliniche. A tutti i soggetti è stato richiesto di avere una nota psichiatrica iniziale documentata nella loro cartella clinica elettronica (EMR) e le loro cartelle sono state riviste per diagnosi psichiatriche, uso di farmaci psicotropi, storia di ideazione suicidaria e tentativi di suicidio e ricoveri psichiatrici. Tutti e tre i gruppi hanno sperimentato alti tassi di psicopatologia in tutte le caratteristiche di presentazione e anamnesi valutate, a parte il ricovero psichiatrico che è stato poco frequente nei gruppi. A 119/125 (95%) soggetti sono state assegnate due o più diagnosi psichiatriche oltre alla diagnosi di ASD richiesta per l’idoneità allo studio. I risultati giustificano ulteriori indagini sulla prevalenza di condizioni psichiatriche nei soggetti con disturbo dello spettro autistico (GD).”
Ottobre 2025 in Josip Juraj Strossmayer Università di Osijek
Controversie bioetiche e ripercussioni psicologiche della transessualità
Titolo originale: Bioetičke kontroverze i psihološke reperkusije transseksualnosti
Autori: MUŠE M.
Link: https://zir.nsk.hr/islandora/object/djkbf:312
Argomento: Studio critico sulle complesse dimensioni del modello affermativo
Estratto: “Tra le crescenti controversie che circondano gli approcci medici e sociali alle problematiche transgender, questo articolo esplora le complesse dimensioni del modello di affermazione, con particolare attenzione alla sua applicazione a bambini e adolescenti. L’obiettivo principale è valutare criticamente la validità scientifica e la sostenibilità etica degli interventi medici precoci nei casi di disforia di genere ed esaminare possibili approcci alternativi che rispettino sensibilità evolutiva dei minori. L’articolo adotta un quadro interdisciplinare che integra prospettive biomediche, psicologiche, etiche, legali e antropologico-teologiche, con l’obiettivo di fornire un’analisi completa ed equilibrata della questione. L’approccio metodologico include una revisione sistematica della letteratura scientifica e professionale, l’analisi di documenti bioetici e approfondimenti qualitativi basati su testimonianze autobiografiche di individui che hanno subito una detransizione. I risultati evidenziano gravi carenze nel modello affermativo, come la mancanza di studi a lungo termine, un’insufficiente valutazione psicologica, la frequente negligenza del principio del consenso informato e un elevato rischio di conseguenze fisiche e psicologiche irreversibili. Al contrario, un modello psicoterapeutico basato su un coinvolgimento graduale e di supporto con l’individuo dimostra una maggiore validità etica e clinica, soprattutto durante l’adolescenza. In conclusione, l’articolo sottolinea la necessità di scetticismo scientifico, responsabilità etica e coraggio sociale nell’affrontare le pressioni ideologiche che plasmano l’attuale discorso medico. La questione della transizione medica, pertanto, non può essere ridotta a una questione di scelta individuale, ma richiede una valutazione approfondita e coscienziosa al servizio della salvaguardia della dignità e dell’integrità della persona umana.”
Ottobre 2025 in Oxford University Research Archive
Storia e prove della soppressione della pubertà come intervento per i bambini che soffrono di disforia di genere
Titolo originale: History of and Evidence for Puberty Suppression as Intervention for Children Experiencing Gender Dysphoria
Autori: BIGGS M.
Link: https://ora.ox.ac.uk/objects/uuid:0948c61d-2506-452c-900e-13659a2f9a85
Argomento: Pubblicazione della presentazione effettuata da Michael Biggs al Meeting della Medico-Legal Society, 13/02/2025, Londra, Regno Unito
Estratto: “La relazione affronta questo argomento controverso in tre parti. La prima fa risalire le origini di questo intervento agli anni ’90, quando i clinici di genere olandesi iniziarono a sperimentare l’agonista dell’ormone di rilascio delle gonadotropine (GnRHa). L’intervento fu giustificato dall’apparente successo di un singolo paziente. La relazione descrive poi come questo farmaco sia stato introdotto nel 2010 dal Gender Identity Development Service (GIDS) presso il Tavistock and Portman NHS Foundation Trust. Il GIDS somministrò GnRHa a 44 adolescenti, ma non pubblicò i risultati di questo esperimento. Il relatore fu il primo a scoprire questi risultati e contribuì a forzarne la divulgazione. Sebbene lo studio non riuscisse a replicare i risultati positivi dello studio olandese, il NHS adottò il GnRHa come trattamento standard per la disforia di genere dal 2015 al 2024. La parte finale della relazione riassume le scarse basi probatorie di questo intervento. I dati sugli esiti a lungo termine sono scarsi. È noto che la soppressione della pubertà ha conseguenze negative sulla densità ossea; si sa meno degli effetti negativi sulla cognizione e sulla funzione sessuale.”
Ottobre 2025 in Nature Medicine
Adattamenti del proteoma plasmatico durante la terapia ormonale femminilizzante di affermazione di genere
Titolo originale: Plasma proteome adaptations during feminizing gender-affirming hormone therapy
Autori: NGUYEN N.N.L., Celestra D., Angus L.M., Mansell T., Shepherd R., Won Kim B., Arman B., Cabau G., Crișan T.O., Joosten L.A.B., Laberthonnière C., Burgner D., Tachedjian G., Mhlanga M., Davey R.A., Pang K.C., Cheung A.S., Saffery R., Novakovic B.
Link: https://www.nature.com/articles/s41591-025-04023-9
Argomento: Studio sugli effetti della terapia ormonale femminilizzante di affermazione di genere sul proteoma plasmatico
Estratto: “Le differenze di genere si manifestano in vari tratti, così come nel rischio di patologie cardiovascolari, metaboliche e immunologiche. Nonostante i chiari cambiamenti fisici indotti dalla terapia ormonale di affermazione di genere (GAHT), si sa poco su come questa influenzi i processi fisiologici e biochimici sottostanti. In questo studio abbiamo esaminato le variazioni del proteoma plasmatico nell’arco di 6 mesi di GAHT femminilizzante in 40 individui transgender trattati con estradiolo più uno dei due antiandrogeni: ciproterone acetato o spironolattone. I livelli di testosterone sono diminuiti notevolmente nel gruppo trattato con ciproterone, ma in misura minore in quelli trattati con spironolattone. Tra le 5.279 proteine totali misurate, la GAHT femminilizzante ha modificato i livelli di 245 e 91, rispettivamente nei gruppi ciproterone e spironolattone, con la maggior parte (>95%) che ha mostrato una diminuzione. Le proteine associate alla spermatogenesi maschile hanno mostrato una marcata diminuzione nel gruppo trattato con ciproterone, attribuibile specificamente alla perdita di testosterone. Le variazioni della percentuale di grasso corporeo e del volume del seno in seguito a GAHT si riflettevano anche nel proteoma plasmatico, incluso un aumento dell’espressione della leptina. Dimostriamo che la GAHT femminilizzante rimodella il proteoma verso un profilo cis-femminile, alterando 36 (ciproterone) e 22 (spironolattone) delle 100 principali proteine associate al sesso nei dati sugli adulti della UK Biobank. Inoltre, il 43% delle proteine influenzate dal ciproterone si sovrapponeva a quelle alterate dalla terapia ormonale in menopausa nelle donne cis, mostrando gli stessi cambiamenti direzionali, con notevoli eccezioni tra cui CXCL13 e NOS3. La GAHT femminilizzante ha deviato il profilo proteico verso quello legato ad asma e autoimmunità, mentre la GAHT con ciproterone lo ha deviato specificamente da un profilo associato all’aterosclerosi, suggerendo un effetto protettivo. Questi risultati rivelano che la GAHT femminilizzante rimodella il proteoma plasmatico in modo ormono-dipendente, con implicazioni per la capacità riproduttiva, la regolazione immunitaria e gli esiti sulla salute a lungo termine.”
Ottobre 2025 in Association for Child and Adolescent Mental Health
Breve articolo di ricerca: Disturbo dello spettro autistico e disforia di genere tra gli adolescenti in un ampio sistema sanitario integrato
Titolo originale: Short Research Article: Autism spectrum disorder and gender dysphoria among adolescents in a large, integrated health system
Autori: SANDERS M., Saade Z., Mortillaro G.
Link: https://acamh.onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1111/camh.70042
Argomento: Studio sull’associazione tra disturbo dello spettro autistico (ASD) e disforia di genere (GD) nei giovani
Estratto: “È stata suggerita l’associazione tra disturbo dello spettro autistico (ASD) e disforia di genere (GD) nei giovani. Recenti ricerche condotte presso centri medici universitari e il sistema sanitario militare hanno riscontrato un’associazione positiva, sebbene non sia ancora stata sufficientemente esplorata in un contesto comunitario civile e non accademico. Abbiamo condotto uno studio trasversale su uno dei più grandi database civili non accademici all’interno di un singolo sistema sanitario. Questo studio convalida l’associazione positiva tra ASD e GD e rileva che i soggetti con entrambe le diagnosi presentano una maggiore incidenza concomitante di depressione, ansia e tendenza al suicidio. Ciò sottolinea la necessità di valutazioni complete di genere e di sviluppo per garantire un’assistenza ottimale.”
Ottobre 2025 in Journal of the American Academy of Child & Adolescent Psychiatry
Utilizzo dei dati delle cartelle cliniche elettroniche nazionali per esaminare le comorbilità psichiatriche e le prescrizioni psicotrope tra i giovani con diagnosi di disforia di genere
Titolo originale: Using National Electronic Medical Record Data to Examine Psychiatric Comorbidities and Psychotropic Prescriptions Among Youth Diagnosed With Gender Dysphoria
Autori: LIN B.Y.
Link: https://www.jaacap.org/article/S0890-8567(25)01209-2/fulltext
Argomento: Studio sulle comorbilità psichiatriche e le prescrizioni psicotrope tra i giovani con diagnosi di disforia di genere
Estratto: “Le popolazioni transgender e gender-diverse affrontano maggiori problemi di salute mentale, soprattutto quelle che soffrono già di disforia di genere (GD). I dati epidemiologici sono limitati. Per colmare queste lacune, abbiamo utilizzato le cartelle cliniche elettroniche nazionali (EMR) per esaminare le comorbilità psichiatriche e le prescrizioni di psicofarmaci tra i giovani con diagnosi di GD… Le analisi logistiche aggiustate hanno mostrato probabilità significativamente più elevate di disturbi alimentari (aOR: 1,33; IC 95%, 1,18-1,49), ASD (1,46 [1,32-1,62]), disturbi d’ansia (1,12 [1,06-1,18] a 1,30 [1,22-1,39]), PTSD (1,49 [1,35-1,64] a 1,63 [1,51-1,77]), DOC (1,32 [1,16-1,51]), disturbi dell’umore (1,26 [1,20-1,33]) e ADHD (1,28 [1,20-1,37]) nella coorte GD rispetto al gruppo di controllo. Per i disturbi da uso di sostanze (SUD), solo il disturbo da uso di cannabis (1,18 [1,03-1,35]) era significativamente più alto nel gruppo GD; altri disturbi da uso di sostanze non hanno mostrato differenze significative. In particolare, gli individui con disturbo da comportamento alimentare avevano probabilità inferiori di disabilità intellettiva (0,40 [0,26-0,61]) e disturbi della condotta (0,85 [0,70-1,03]) rispetto ai loro coetanei. Gli individui con disturbo di personalità dominante hanno maggiori probabilità di ricevere diagnosi psichiatriche concomitanti rispetto ai loro coetanei che ricevono servizi di salute mentale. Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere le disparità di salute e le differenze nel carico di salute mentale e nell’accesso alle cure, al fine di orientare interventi basati sull’evidenza.”
Ottobre 2025 in Journal of American Medical Association
Troponina cardiaca I ad alta sensibilità dopo terapia ormonale di affermazione del genere in adulti transgender
Titolo originale: High-Sensitivity Cardiac Troponin I Following Gender-Affirming Hormone Therapy in Transgender Adults
Autori: CHEUNG A.S., Bretherton I., Leemaqz S.Y.
Link: https://jamanetwork.com/journals/jamanetworkopen/fullarticle/2840014
Argomento: Studio sui cambiamenti nei livelli di troponina cardiaca I negli adulti transgender
Estratto: “I nostri risultati suggeriscono che i livelli di hs-cTnI si spostino verso il genere confermato dopo 12 mesi di GAHT, suggerendo potenziali effetti della GAHT sulla massa o sulla funzione cardiaca. Precedenti studi ecocardiografici hanno rilevato che le donne transgender hanno diametri ventricolari più piccoli rispetto agli uomini cisgender, e livelli più elevati di testosterone sono associati a una maggiore massa ventricolare sinistra. I nostri risultati sono in linea con precedenti ricerche trasversali che mostrano livelli di hs-cTnI più elevati negli uomini transgender rispetto alle donne transgender, sebbene gli studi precedenti non disponessero di dati basali o di comparatori cisgender. Tutti i partecipanti erano sani, ma i livelli di hs-cTnI post-GAHT erano in linea con il genere confermato. È importante sottolineare che i pazienti transgender che presentano infarto miocardico acuto hanno superato i limiti sia maschili che femminili, suggerendo che entrambe le soglie potrebbero essere sicure, ma che gli intervalli di genere confermati potrebbero ridurre confusione e angoscia. Questo primo studio longitudinale con comparatori cisgender è limitato solo dal campionamento basale e a 12 mesi (mancando cambiamenti precoci o successivi) e dall’assenza di imaging cardiaco. L’Hs-cTnI varia significativamente dopo 12 mesi di GAHT standard, supportando i range di riferimento di genere affermati solo dopo tale periodo. Ulteriori ricerche dovrebbero esaminare i meccanismi dei cambiamenti strutturali o funzionali e le implicazioni cardiovascolari a lungo termine.”
Ottobre 2025 in Journal of Medical Ethics
Cure olistiche, l’equivoco terapeutico e la sperimentazione sui bloccanti della pubertà: risposta a Giordano
Titolo originale: Holistic care, the therapeutic misconception and the puberty blocker trial: response to Giordano
Autori: GORIN M.
Link: https://jme.bmj.com/content/early/2025/10/24/jme-2025-111380.abstract
Argomento: Replica del Prof. Moti Gorin alle contestazioni mosse dalla studiosa Simona Giordano alla Cass Review
Estratto: “Giordano contesta la raccomandazione 1 della revisione Cass, che raccomanda che i servizi di genere mantengano gli stessi standard di qualsiasi altro servizio a supporto di pazienti con “presentazioni complesse e/o fattori di rischio aggiuntivi”. Giordano sostiene che questa raccomandazione “sembra suggerire che la disforia di genere nei giovani sia intrinsecamente una situazione complessa e che tutti i giovani transgender e gender-diverse (TGDY) presentino presentazioni complesse e/o fattori di rischio aggiuntivi”. “Alcuni potrebbero”, scrive Giordano, “e altri no” (p. 1). Ma la raccomandazione 1 non è stata formulata semplicemente partendo dal presupposto che alcuni pazienti possano presentare presentazioni complesse o fattori di rischio aggiuntivi. Piuttosto, risponde all’incontestata scoperta che molti giovani che si rivolgono ai servizi di genere presentano, di fatto, presentazioni complesse o fattori di rischio aggiuntivi. È difficile vedere cosa possa esserci di discutibile nel raccomandare che i servizi di genere pediatrici mantengano gli stessi standard di quelli che guidano qualsiasi altro servizio a supporto di una popolazione di pazienti altrettanto vulnerabile, anche se alcuni pazienti non sono particolarmente complessi o a rischio aggiuntivo…”
Ottobre 2025 in Sasha Ayad Substack
Cosa sbagliano gli psicoterapeuti riguardo alla disforia di genere negli adolescenti
Titolo originale: What Therapists Get Wrong with Adolescent Gender Dysphoria
Autori: AYAD S.
Argomento: La terapeuta Sasha Ayad sul ripristino della posizione terapeutica nel disagio di genere
Estratto: “Alcuni terapeuti trattano le dichiarazioni di identità di genere come aspetti potenzialmente fissi ed essenziali di una persona. In casi come questo, cercano di affermare ciecamente o di valutare attentamente il loro percorso per giungere a una conclusione sull’identità fondamentale della persona: questo cliente è trans o no? D’altra parte, alcuni terapeuti considerano le affermazioni di identità di una persona semplicemente come fraintendimenti irrazionali della realtà. In questo caso, tutto ciò che rimane è discussione, dibattito e razionalità. In entrambi i casi, il terapeuta non è riuscito a riconoscere che le affermazioni sull’incongruenza di genere hanno un significato simbolico. Offrono una metafora ricca che richiede al clinico di prendere alla leggera le affermazioni di genere e di leggere tra le righe. La terapia deve rimanere curiosa e aperta alle emozioni, ai desideri, ai bisogni e ai conflitti che si esprimono attraverso il genere. I tentativi di prendere questo disagio alla lettera – e medicalizzarlo immediatamente o discuterne le premesse – sono fuorvianti. È solo quando riconosciamo i conflitti corpo-mente come simbolici che apriamo la possibilità di una comprensione significativa… La crisi della nostra professione riguardo all’identità transgender non riguarda fondamentalmente il genere. Riguarda il fatto che abbiamo dimenticato a cosa serva veramente la terapia. Il ruolo del terapeuta non è quello di confermare o correggere, ma di aiutare l’adolescente a provare meno vergogna, a pensare con più chiarezza e a rispondere con maggiore creatività. Per colmare questo divario, i medici devono esercitarsi a vivere nella tensione dell’incertezza. Serviamo al meglio i nostri pazienti quando resistiamo a essere trascinati in schemi ideologici e rimaniamo invece ancorati a una posizione psicologica e relazionale. Così facendo, offriamo ciò che il discorso sociale non può offrire: uno spazio in cui la complessità può esistere. Resistiamo alla pressione di sapere lavorando in modo simbolico, evolutivo e nell’immediatezza della relazione terapeutica. È qui che la psicoterapia riacquista la sua profondità. La terapia è, dopotutto, una pratica disciplinata di curiosità e contenimento nel mezzo della confusione. Per i genitori in cerca di certezze o soluzioni rapide, questa è sia la sfida che la speranza. Non ci sono scorciatoie, ma c’è una guida….”
Ottobre 2025 in Archives of Sexual Behavior
Sesso del cervello: differenze che non differenziano
Titolo originale: Brain Sex: Differences That Do Not Differentiate
Autori: BAXENDALE S.
Link: https://link.springer.com/article/10.1007/s10508-025-03306-z
Argomento: Studio esplorativo su ciò che l’attuale letteratura sulla neuroimmagine può e non può dirci in merito all’identità di genere
Estratto: “L’uso del neuroimaging per studiare le persone transgender ha suscitato interesse sia in ambito clinico che sociale. L’identificazione di un “cervello transgender” è vista da alcuni come la prova di un’identità di genere innata e duratura. Questo è interessante sia per coloro che aderiscono alla nozione di un’identità di genere determinata biologicamente, sia per i medici incaricati di identificare i migliori percorsi di trattamento per i giovani con disagio legato al genere. Altri sottolineano l’influenza dei fattori ambientali e psicosociali sulla struttura e la funzione del cervello, suggerendo che il neuroimaging potrebbe aiutare a chiarire i fattori che contribuiscono all’identità trans. La neuroimmagine può presentarsi come una lente oggettiva, ma l’interpretazione dei dati di imaging è plasmata da una serie di complesse decisioni umane, rendendola altamente suscettibile a bias. Gli studi di neuroimaging sono particolarmente vulnerabili a interpretazioni errate nel campo altamente polarizzato della medicina di genere, dove coloro che si trovano su entrambi i fronti del dibattito esortano gli altri a seguire la scienza… La neuroimmagine fornisce spunti di riflessione sui correlati, non sulle cause, della disforia di genere. Il cervello fisico è il risultato di un’interazione dinamica di fattori biologici, psicologici e socio-ambientali. Enfatizzare eccessivamente le differenze strutturali o funzionali del cervello rischia di provocare una forma di “neuroessenzialismo”, nel tentativo di localizzare l’identità in reti e percorsi neurali immutabili. Piuttosto che cercare un “cervello transgender” distintivo, le neuroscienze dovrebbero contribuire a una più ampia comprensione della diversità di genere. Usata con attenzione, la neuroimmagine può essere uno strumento prezioso per arricchire la nostra comprensione, ma deve informare, non definire, le complesse realtà di un’identità trans…”
[1] “Gender dysphoria (GD) and eating disorders (ED) have in common body dissatisfaction, hatred of and anxiety about one’s body, and the desire to make changes in the body in order to achieve psychological well-being (Bandini et al., Citation2013; Fairburn & Harrison, Citation2003; Jones et al., Citation2016; Stice & Shaw, Citation2002)…The co-occurrence of GD and ED would appear to be more than coincidental (Campbell et al., Citation2024; Jones et al., Citation2016; Nagata et al., Citation2020). Case-series and self-report-based studies suggest that up to 18% of subjects suffering from gender dysphoria present with diagnosable ED (Campbell et al., Citation2024). In clinical adolescent GD samples, prevalence of ED was found to range 5–15% (Thompson et al., Citation2022)… Research on comorbidity between GD and ED is scarce and of low quality, and therefore inconclusive about the nature of the connections. The aim of the present study is to explore longitudinal associations between GD and ED in a large, nationally representative register data among subjects seeking medical GD during adolescence, and the impact of medical GR on these associations… Individuals with GD had about three-to-four-fold increased Odds Ratios for diagnosis of ED both before and after contacting GIS. Such comorbidity is in agreement with findings from earlier cross-sectional register-based studies of diagnosed ED in transgender identified subjects in health care samples (Abernathey et al., Citation2024; Becerra-Culqui et al., Citation2018; Ferrucci et al., Citation2022) and the overlap suggested in studies of lower quality (Campbell et al., Citation2024; Jones et al., Citation2016). Our study adds to earlier research by demonstrating the longitudinal associations between ED and GD…In sum, ED and GD overlap, and their interconnection cannot be attributed simply to attempts to control the gendered body in GD. Currently, both conditions are most common among adolescents with female sex. ED and GD have in common body dissatisfaction and a desire to control the bodily characteristics to achieve psychological well-being, as well as many similar correlates. Regarding ED, such correlates have been explored as aetiological factors, whereas regarding GD, they are primarily considered consequences of the sex-discordant identity and the accompanying discrimination. Both conditions likely arise from a complex interplay between societal, environmental, individual and biological vulnerabilities (Cass Review, Citation2024; Schmidt, Citation2003). Future research should focus on risk factors common to both conditions during the developmental years. Societal-level research may find similarities in cultural developments influencing both of them”.
[2] “Gender incongruence in adolescents is an increasingly common clinical problem in child psychiatry, often associated with significant psychological distress. When accompanied by depressive symptoms and school refusal, it poses a considerable diagnostic and therapeutic challenge. This article presents the case of a 14-year-old adolescent girl, seen for school withdrawal and mood disorder, in whom persistent gender incongruity was identified… The proposed clinical analysis aimed to explore the psycho-pathological links between gender identity, depression and dropping out of school, and discussed the clinical and ethical implications…The role of caregivers is to enable a safe exploration of identity, while avoiding premature medical projections”.
[3] A planned clinical trial to assess the safety of puberty blockers in children with gender distress poses too many ethical and methodological problems to proceed. That was the verdict from experts discussing their concerns at a webinar on 16 September organised by the Clinical Advisory Network on Sex and Gender (CAN-SG), a group of UK and Irish clinicians calling for higher standards of evidence based care in transgender medicine…But Hilary Cass, who led a landmark review for the NHS into gender identity services for children and young people, told The BMJ that the trial, which is running behind schedule, was still justified.
[4] “In recent years, a significant methodological issue has emerged in gender medicine research: the conflation of population-level transgender self-identification with the clinical prevalence of gender dysphoria… The distinction between a general population of individuals who self-identify as transgender and the specific clinical population of those who meet diagnostic criteria for gender dysphoria is fundamental… This distinction is crucial because not all adolescents who identify as transgender experience the clinically significant distress that, under established guidelines, would warrant medical intervention (Turban, Citation2024)… The pertinent question, therefore, is not how many adolescents self-identify as transgender, but what is the established prevalence of the clinical population for which these medical treatments were originally developed? ..o establish a clinical baseline, we turn to three comprehensive reviews of the literature, all within the last decade and many of whose authors were instrumental in drafting the WPATH Standards of Care, Version 8 (SOC8) (Coleman et al., Citation2022). Arcelus et al. (Citation2015): This systematic review and meta-analysis of 21 studies, authored by two WPATH SOC8 contributors, found a weighted-average prevalence for the clinical transsexualism population of 0.0046%. Collin et al. (Citation2016): This systematic review and meta-analysis of 27 studies, authored by three WPATH SOC8 contributors, found a meta-estimate for “transgender-related diagnoses” of 0.0068%. Goodman et al. (Citation2019): This narrative review, authored by six WPATH SOC8 contributors, analyzed 43 studies and found a median prevalence for those who had “received or requested surgical or hormonal gender-affirmation therapy” of 0.00526%, and a median prevalence for those who had “received a transgender-specific diagnosis” of 0.0075%. These authoritative sources—all within the last decade—establish a consistent historical clinical prevalence ranging from approximately 0.0046% to 0.0075%, or anywhere between 4.6 and 7.5 individuals per 100,000 … While it is plausible that reduced stigma has contributed to higher rates of gender dysphoria diagnoses, the extent of the increase—often exceeding 50-fold within a few years—suggests that factors beyond improved access or awareness may be driving the trend. Historical data, therefore, remains a useful benchmark for gauging the scale of this shift and the adequacy of diagnostic rigor in contemporary practice…Our analysis does not question the validity of gender-diverse identities or the genuine distress some youth experience. Rather, our concern is with ensuring that medical pathways are supported by sound diagnostic practices that protect all young people—especially those navigating complex developmental and psychological landscapes related to gender or otherwise… The conflation of self-reported transgender identity with clinical gender dysphoria represents a significant methodological flaw in a growing body of research. The data presented by McNamara et al. (Citation2024), Hughes et al. (Citation2025), Lee et al. (Citation2024), and other recent studies inadvertently provide evidence of a profound shift in clinical practice. It suggests that a substantial majority of adolescents currently receiving hormonal interventions would not have met the established diagnostic thresholds for treatment in the recent past.”
[5]“Our CAMH journal has gone from strength to strength with increased submissions. However, we recognise that globally there is a battle for science integrity, and some issues, such as gender dysphoria and autism, have become highly politicised. Scientific expertise is not always valued and has been actively attacked…This editorial discusses how we can increase scientific integrity through using the principles of open science, including greater transparency, particularly when academics collaborate with industry. The editorial discusses the importance of academic discourse, particularly when evidence is limited or unclear, and highlights the debate on banning social media in adolescents”.
[6] Cardiovascular health of the transgender population receiving hormone therapy (HT) has been a concern… In this observational study, 164 trans boys and 55 trans girls were followed longitudinally during HT. Gonadotropin-releasing hormone analog (GnRHa) was initiated either before or alongside sex steroid therapy. ….. Results Before HT, overweight (BMI 1–2 standard deviation score (SDS)) and obesity (BMI ≥2SDS) were found in 26.8% and 22.0% of trans boys, and in 5.7% and 5.7% of trans girls, respectively. BMI SDS correlated positively with total cholesterol, low-density lipoprotein (LDL), and triglycerides, and negatively with high-density lipoprotein (HDL). In trans boys and girls, high percentages had lipids above normal reference intervals; total cholesterol (12.5% and 6.1%), LDL (21.8% and 12.5%), and triglycerides (3.4% and 6.3%), and HDL below normal reference intervals (9.0% and 18.4%), respectively. ..,After the initiation of sex steroids, weight SDS, BMI SDS, and HDL decreased along with increased triglycerides in trans boys, and increased HDL in trans girls. Conclusion Overweight, obesity, and dyslipidemia were common in transgender adolescents before HT was initiated. BMI did not deteriorate, but dyslipidemia worsened slightly during sex steroid therapy in trans boys but not in trans girls.”.
[7] “…Gender dysphoric delusions are reported in about 20-25% of patients with schizophrenia… Case presentation: We report on a 30-year-old female with bipolar disorder who after being maintained on sodium valproate and once-monthly paliperidone, experienced side effects in the form of hirsutism (facial hair) and amenorrhea. After discontinuing them, she started reporting that her lower half was female and her upper half was male, then began to identify as “a man trapped in a woman’s body” and expressed a desire to undergo gender affirming surgery… In conclusion, our case was unique for two reasons. First, it is the first to report on the role of psychotropic-associated side effects in the development of gender dysphoric delusions. Second, the patient initially presented with delusions of belonging to both genders and then transformed into delusions of belonging to the opposite gender, which is the first report of the same patient experiencing two different types of gender dysphoric delusions at different times. This adds to the literature on gender identity in schizophrenia and highlights the importance of monitoring reproductive endocrine function in women of reproductive age who are prescribed psychotropics.”
[8] “This study explored the relationship between personality trait expression and gender identity among adolescents and young adults, as well as potential differences in these traits across developmental age groups. Using a dimensional assessment approach, we found that participants who identified with a gender different from their assigned sex reported statistically higher levels of negative affect, detachment, and borderline personality features, relative to their gender-conforming peers. We also observed modest age-related differences, with younger participants showing higher mean levels of certain personality traits, borderline features, and GD. These findings are consistent with previous literature indicating that gender-diverse youth report elevated emotional and interpersonal challenges.”.
[9] “Psychiatric presentations and psychopathology in people with co-occurring gender diversity (GD) and autism spectrum disorder (ASD) are not well understood. The aim of this study is to characterize mental health presentations and history (psychiatric diagnoses, psychotropic medication use, history of suicidal ideation and suicide attempts, and psychiatric hospitalization rates) in patients with co-occurring ASD and GD among those seeking psychiatric care at a tertiary care outpatient neurodevelopmental disorders center. This retrospective chart review included 125 patients who were divided into three study groups: index patients with co-occurring GD and ASD (n = 25), and age-matched comparison males (n = 50) and females (n = 50) with ASD and without indication of GD in their medical records. All subjects were required to have one initial psychiatric note documented in their electronic medical record (EMR), and their records were reviewed for psychiatric diagnoses, psychotropic medication use, history of suicidal ideation and suicide attempts, and psychiatric hospitalizations. All three groups experienced high rates of psychopathology across all characteristics of presentation and history assessed, aside from psychiatric hospitalization which was infrequent across groups. 119/125 (95%) subjects were assigned two or more psychiatric diagnoses in addition to the ASD diagnosis required for study eligibility. Results warrant further investigation of the prevalence of psychiatric conditions in GD individuals with ASD.”
[10] “Amid growing controversies surrounding medical and social approaches to transgender issues, this paper explores the complex dimensions of the affirmation model, with a particular focus on its application to children and adolescents. The primary aim is to critically assess the scientific validity and ethical sustainability of early medical interventions in cases of gender dysphoria and to examine possible alternative approaches that respect the developmental sensitivity of minors. The paper adopts an interdisciplinary framework that integrates biomedical, psychological, ethical, legal, and anthropological-theological perspectives, with the goal of providing a comprehensive and balanced analysis of the issue. The methodological approach includes a systematic review of scientific and professional literature, analysis of bioethical documents, and qualitative insights based on autobiographical testimonies of individuals who have undergone detransition. The findings point to serious shortcomings in the affirmation model4such as the lack of long-term studies, insufficient psychological evaluation, frequent neglect of the principle of informed consent, and a high risk of irreversible physical and psychological consequences. In contrast, a psychotherapeutic model based on gradual, supportive engagement with the individual demonstrates greater ethical and clinical validity, especially during adolescence. In conclusion, the paper underscores the need for scientific skepticism, ethical accountability, and social courage in confronting the ideological pressures shaping the current medical discourse. The issue of medical transition, therefore, cannot be reduced to a matter of individual choice but demands thorough and conscientious evaluation in the service of safeguarding the dignity and wholeness of the human person.”
[11] “The talk tackles this contentious subject in three parts. The first traces the origins of this intervention back to the 1990s, when Dutch gender clinicians began experimenting with Gonadotropin-Releasing Hormone agonist (GnRHa). The intervention was justified by the apparent success of a single patient. The talk then describes how this drug was introduced in 2010 by the Gender Identity Development Service (GIDS) at the Tavistock and Portman NHS Foundation Trust. The GIDS gave GnRHa to 44 adolescents but did not publish the results of this experiment. The speaker was the first to discover these results, and helped to force their disclosure. Although the study failed to replicate the positive findings of the Dutch, the NHS adopted GnRHa as a standard treatment for gender dysphoria from 2015 to 2024. The final part of the talk summarises the slender evidential basis for this intervention. Data on long-term outcomes are scarce. Puberty suppression is known to have detrimental consequences on bone density; less is known about the negative effects on cognition and on sexual function.”
[12] “Sex differences manifest in various traits, as well as in the risk of cardiovascular, metabolic and immunological conditions. Despite the clear physical changes induced by gender-affirming hormone therapy (GAHT), little is known about how it affects underlying physiological and biochemical processes. Here we examined plasma proteome changes over 6 months of feminizing GAHT in 40 transgender individuals treated with estradiol plus one of two antiandrogens: cyproterone acetate or spironolactone. Testosterone levels dropped markedly in the cyproterone group, but less so in those receiving spironolactone. Among 5,279 total proteins measured, feminizing GAHT changed the levels of 245 and 91, in the cyproterone and spironolactone groups, respectively, with most (>95%) showing a decrease. Proteins associated with male spermatogenesis showed a marked decrease in the cyproterone group, attributable specifically to loss of testosterone. Changes in body fat percentage and breast volume following GAHT were also reflected in the plasma proteome, including an increase in leptin expression. We show that feminizing GAHT remodels the proteome toward a cis-female profile, altering 36 (cyproterone) and 22 (spironolactone) of the top 100 sex-associated proteins in UK Biobank adult data. Moreover, 43% of cyproterone-affected proteins overlapped with those altered by menopausal hormone therapy in cis women, showing the same directional changes, with notable exceptions including CXCL13 and NOS3. Feminizing GAHT skewed the protein profile toward that linked to asthma and autoimmunity, while GAHT with cyproterone specifically skewed it away from an atherosclerosis-associated profile, suggesting a protective effect. These results reveal that feminizing GAHT reshapes the plasma proteome in a hormone-dependent manner, with implications for reproductive capacity, immune regulation and long-term health outcomes.”
[13] “The association between autism spectrum disorder (ASD) and gender dysphoria (GD) in youth has been suggested. Recent research among academic medical centers and the military health system has found a positive association, while not yet being sufficiently explored in a civilian, nonacademic community setting. We conducted a cross-sectional study among one of the largest nonacademic civilian databases within a single health system. This study validates the positive association between ASD and GD and finds that those with both diagnoses have a higher co-occurrence of depression, anxiety, and suicidality. This emphasizes the need for comprehensive gender and developmental assessments to ensure optimal care.”
[14] “The transgender and gender-diverse populations face increased mental health burdens, especially those already suffering from gender dysphoria (GD). There is limited epidemiologic data. To address these gaps, we used national electronic medical records (EMRs) to examine psychiatric comorbidities and psychotropic prescriptions among youth diagnosed with GD… Adjusted logistic analyses showed significantly higher odds for eating disorders (aOR: 1.33; 95% CI, 1.18-1.49), ASD (1.46 [1.32-1.62]), anxiety disorders (1.12 [1.06-1.18] to 1.30 [1.22-1.39]), PTSD (1.49 [1.35-1.64] to 1.63 [1.51-1.77]), OCD (1.32 [1.16-1.51]), mood disorders (1.26 [1.20-1.33]), and ADHD (1.28 [1.20-1.37]) in the GD cohort compared to the control group. For substance use disorders (SUDs), only cannabis use disorder (1.18 [1.03-1.35]) was significantly higher in the GD group; other SUDs showed no significant differences. Notably, individuals with GD had lower odds of intellectual disabilities (0.40 [0.26-0.61]) and conduct disorders (0.85 [0.70-1.03]) compared to their peers. Individuals with GD are more likely to receive co-occurring psychiatric diagnoses compared to their peers receiving mental health services. Further research is needed to understand the health disparity and differences in mental health burden and access to care to inform evidence-based interventions.”
[15] “Our findings suggest that hs-cTnI levels shift toward the affirmed gender after 12 months of GAHT, suggesting potential effects of GAHT on cardiac mass or function. Prior echocardiographic studies found transgender women have smaller ventricular diameters than cisgender men,3 and higher testosterone is associated with greater left ventricular mass.Our findings align with earlier cross-sectional research showing higher hs-cTnI in transgender men than transgender women, although earlier studies lacked baseline data or cisgender comparators. All participants were healthy, yet post-GAHT hs-cTnI aligned with affirmed gender. Importantly, transgender patients presenting with acute myocardial infarction have exceeded both male and female cutoffs, suggesting either threshold may be safe, but affirmed gender ranges could reduce confusion and distress. This first longitudinal study with cisgender comparators is limited by only baseline and 12-month sampling (missing earlier or later changes) and no cardiac imaging. Hs-cTnI changes significantly after 12 months of standard GAHT, supporting affirmed gender reference ranges only after this duration. Further research should examine structural or functional changes mechanisms and long-term cardiovascular implications.”
[16] “Giordano objects to recommendation 1 of the Cass review, which recommends that gender services maintain the same standards as any other service supporting patients with ‘complex presentations and/or additional risk factors.’ Giordano claims this recommendation ‘seems to suggest that gender dysphoria in young people is inherently a complex situation and that all transgender and gender-diverse young people (TGDY) have complex presentations and/or additional risk factors.’ ‘Some might,’ Giordano writes, ‘and some might not’ (p1). But recommendation 1 was not made merely on the assumption that some patients might have complex presentations or additional risk factors. Rather, it responds to the uncontested finding that many youths presenting for gender services do, in fact, have complex presentations or additional risk factors. It is hard to see what could be objectionable about recommending that paediatric gender services maintain the same standards as those guiding any other service supporting a similarly vulnerable patient population, even if some patients are not especially complex or at additional risk…”
[17] “Some therapists treat gender identity declarations as potentially fixed and essential aspects of a person. In cases like this, they attempt to blindly affirm or carefully assess their way to a conclusion about the person’s core identity: is this client trans or not? On the other hand, some therapists approach a person’s identity claims as simply irrational misunderstandings of reality. Here, all that remains is argument, debate, and rationality. In both cases, the therapist has failed to recognize that claims about gender incongruence hold symbolic meaning. They offer a rich metaphor that requires the clinician to hold gender claims lightly and to read between the lines. Therapy must remain curious and open to the emotions, desires, needs, and conflicts being expressed through gender. Attempts to take this distress literally—and either immediately medicalize it or debate its premise—are misguided. It is only when we recognize body–mind conflicts as symbolic that we open the possibility for meaningful understanding…. Our profession’s crisis around transgender identity is not fundamentally about gender at all. It’s about the fact that we’ve forgotten what therapy is really for. The therapist’s role is not to affirm or to correct, but to help the adolescent feel with less shame, think with more clarity, and respond with greater creativity. To bridge this divide, clinicians must practice sitting in the tension of uncertainty. We serve our clients best when we resist being pulled into ideological frameworks and instead remain anchored in a psychological and relational stance. In doing so, we offer what social discourse cannot: a space where complexity is permitted to exist. We resist the pressure to know by working symbolically, developmentally, and within the immediacy of the therapeutic relationship. Here is where psychotherapy regains its depth. Therapy is, after all, a disciplined practice of curiosity and containment in the midst of confusion. For parents seeking certainty or quick solutions, this is both the challenge and the hope. There are no shortcuts, but there is guidance.”
[18] “The use of neuroimaging to study transgender individuals has generated both clinical interest and societal attention. Identifying a “transgender brain” is seen by some as evidence of an enduring, innate gender identity. This appeals both to those who subscribe to the notion of a biologically determined gender identity and to clinicians charged with identifying the best treatment pathways for young people with gender-related distress. Others emphasize the influence of environmental and psychosocial factors on brain structure and function, suggesting that neuroimaging could help elucidate the factors that contribute to a trans identity. Neuroimaging may present as an objective lens, but the interpretation of imaging data is shaped by a series of complex human decisions, making it highly susceptible to bias. Brain imaging studies are particularly vulnerable to misinterpretation in the highly polarized field of gender medicine, where those on all sides of the debate exhort others to follow the science… Neuroimaging provides insights into the correlates—not causes—of gender dysphoria. The physical brain is a result of a dynamic interplay of biological, psychological, and socio-environmental factors. Overemphasizing structural or functional brain differences risks a form of “neuroessentialism,” attempting to locate identity in immutable neural networks and pathways. Rather than seeking a signature “transgender brain,” neuroscience should contribute to a broader understanding of gender diversity. Used carefully, neuroimaging can be an invaluable tool to enrich our understanding—but it must inform, not define, the complex realities of a trans identity.”