GenerAzioneD audita alla Camera sul DDL disforia: ecco la voce dei genitori
Pubblichiamo l’intervento della nostra Presidente presso la XII Commissione Affari Sociali, nell’audizione resa in data 26 novembre 2025 sul DDL “Disposizioni per l’appropriatezza prescrittiva e il corretto utilizzo dei farmaci per la disforia di genere”.
Buon pomeriggio e grazie per l’invito.
Interveniamo come associazione di genitori di ragazzi e ragazze con disforia di genere.
GenerAzioneD nasce nel gennaio 2023 e rappresenta una realtà molto diversa da quella descritta dal protocollo olandese, che coinvolgeva un numero limitato di giovani maschi con disforia persistente fin dall’infanzia. La nostra esperienza riguarda invece, inizialmente, per il 90%, ragazze tra i 15 e i 17 anni, spesso con storie personali complesse, fragilità psicologiche, difficoltà scolastiche, isolamento e frequenti comorbidità quali disturbi dell’umore, autolesionismo, disturbi alimentari, ADHD o condizioni dello spettro autistico.
Oggi tra i nostri figli troviamo bambini dagli undici anni, adolescenti e giovani adulti con percorsi molto diversi: alcuni sono seguiti da psicologi senza interventi medici, altri hanno iniziato terapie ormonali e altri ancora hanno già subito interventi chirurgici. Registriamo inoltre numerosi casi di desistenza e detransizione, che ci permettono di avere una visione diretta di tutti gli stadi del percorso.
Per la quasi totalità, la disforia è insorta improvvisamente in adolescenza, spesso durante o subito dopo il lockdown, periodo nel quale numerosi studi rilevano un aumento generale del disagio giovanile. In tale contesto, la disforia sembra talvolta assumere forme di contagio sociale, alimentate dalla sovraesposizione a social network e influencer. Osserviamo inoltre un aumento di maschi con neurodivergenze o disturbi psichiatrici che manifestano un’identificazione transgender solo in adolescenza, senza segnali precedenti.
I genitori che si rivolgono a noi — circa due a settimana — sono spaventati, disorientati e spesso delusi dalle risposte ricevute nei centri specializzati, dove la disforia viene presentata come una condizione innata e immutabile da assecondare subito per evitare rischi suicidari. In molti casi viene persino rivolto loro, anche davanti ai figli, il quesito: «Preferisce un figlio morto o una figlia trans?» o viceversa, generando una pressione emotiva che ostacola una valutazione serena e realmente informata. Nella nostra esperienza, in questi centri il percorso affermativo — che conduce alla transizione sociale e successivamente ai trattamenti ormonali e chirurgici — viene proposto sin dal primo incontro, senza un reale approfondimento psicologico preliminare.
Possiamo invece testimoniare che i preadolescenti e gli adolescenti accolti e compresi dagli adulti di riferimento, e che hanno ricevuto un supporto psicologico esplorativo anziché esclusivamente affermativo, mostrano nella grande maggioranza dei casi una significativa riduzione del disagio legato al genere. Molti di questi ragazzi hanno poi desistito, mediamente dopo tre anni dalla prima identificazione transgender.
Desideriamo ribadire la necessità di una maggiore cautela nella medicalizzazione dei minori, ricordando che tutti i Paesi pionieri dell’approccio affermativo stanno rivedendo le proprie linee guida. Oltre alla recente versione peer-reviewed del rapporto dell’HHS statunitense, è rilevante che il Regno Unito — dopo la Cass Review — abbia sospeso a tempo indeterminato i bloccanti della pubertà. La Finlandia, nota per l’attenzione ai diritti civili, considera tali trattamenti come sperimentali e raccomanda come primo intervento il supporto psicosociale e la psicoterapia. La Svezia richiede valutazioni sistematiche per ASD e ADHD prima di qualsiasi trattamento. La Nuova Zelanda ha annunciato recentemente la sospensione dei bloccanti fino al 2031. Analoghe raccomandazioni sono state espresse anche in Italia dal Comitato Nazionale per la Bioetica nel dicembre 2024.
Senza un’adeguata esplorazione psicologica, la disforia di genere rischia di diventare un ombrello diagnostico sotto il quale comorbidità importanti restano invisibili e non trattate. Riteniamo quindi fondamentale effettuare sempre una diagnosi differenziale accurata che consenta interventi realmente mirati.
A fronte di un approccio che a parole depatologizza la disforia, ma che nei fatti conduce alla medicalizzazione a vita di bambini e adolescenti — esponendoli a interventi irreversibili — chiediamo che il percorso psicoterapeutico sia riconosciuto come intervento primario essenziale. Negare tale possibilità e invocare il rischio suicidario costituisce una significativa negligenza clinica.
Come genitori vogliamo accompagnare i nostri figli verso decisioni pienamente informate, limitando il rischio di danni permanenti come sterilità e anorgasmia, considerando che la disforia di genere è spesso una condizione dinamica e mutevole, la cui stabilità o transitorietà non può essere determinata in anticipo.
In Italia non esistono dati sistematici aggiornati: per questo la nostra associazione ritiene indispensabile l’istituzione di un registro nazionale, anche in considerazione del fatto che i farmaci vengono somministrati in regime off-label. Naturalmente, ogni dato dovrà essere trattato nel pieno rispetto della privacy e delle linee del Garante.
Per un reale consenso informato, i genitori devono avere accesso a dati chiari sull’evoluzione dei percorsi terapeutici, compresi trattamenti ormonali, supporto psicologico, interventi chirurgici, desistenze e detransizioni. È importante ricordare che le persone che desistono o detransizionano spesso non compaiono nelle statistiche, poiché abbandonano i percorsi o evitano i centri dove ritengono di essere state danneggiate.
Accogliamo infine l’invito dell’Accademia dei Pediatri Europei a usare cautela e a garantire ai minori un futuro aperto, individuando la psicoterapia come primo intervento.
Alla luce di quanto esposto, le famiglie aderenti a GenerAzioneD esprimono pieno favore alla bozza di decreto, ritenendola un passo necessario per garantire percorsi sicuri e basati sull’evidenza scientifica.