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Adolescenti con disforia di genere a insorgenza rapida: breve guida per i genitori

Fonte GETA Gender Exploratory Therapy Association, riportiamo la nostra traduzione della breve guida per genitori di Lisa Marchiano, LCSW


I genitori di adolescenti o preadolescenti che arrivano a identificarsi come transgender “di punto in bianco”, senza una storia significativa di disforia di genere o addirittura di non conformità non sanno a chi rivolgersi. La risposta professionale alla disforia di genere non è stata al passo con questa nuova presentazione: ai genitori viene spesso detto che devono confermare l’autodiagnosi del figlio e a volte vengono incoraggiati a consentire immediatamente la transizione medica. In realtà, la ricerca sugli esiti della transizione nei giovani è molto povera. La tendenza ad affermare e a far fare la transizione a bambini e adolescenti con disforia a insorgenza rapida non è attualmente supportata dalla scienza, tuttavia i professionisti non offrono opzioni terapeutiche alternative. Essere alle prese con un adolescente con disforia di genere a insorgenza rapida è come perdersi senza una mappa.

Se una famiglia ritiene che la transizione possa non essere la soluzione giusta per il proprio figlio, cosa deve fare? Ecco alcuni suggerimenti basati sul mio lavoro con genitori di adolescenti con disforia a esordio rapido. Si tenga presente che ogni famiglia è diversa e ogni ragazzo ha esigenze individuali. In definitiva, spetta ai genitori decidere quali tra questi suggerimenti possono funzionare e adattarli alla situazione particolare.

Date ascolto a vostro figlio, ma condividete le vostre preoccupazioni.

Litigare con vostro figlio o ignorare le sue richieste probabilmente non farà altro che allontanarlo da voi. Qualunque sia la causa alla base del disagio di genere di vostro figlio, tenete a mente che ciò che sente è molto rilevante per lei/lui. Quando si è ansiosi e preoccupati, può essere difficile esprimere sincero interesse, ma è il modo per trasmettere attenzione e vicinanza, e far sapere a vostro figlio che con voi è al sicuro. Fargli domande sulla sua esperienza di disforia e ascoltare attentamente le sue risposte può fornirvi preziose informazioni su ciò che sta attraversando, in modo da potergli fornire l’aiuto di cui ha bisogno.

Inoltre, incoraggiare il ragazzo a parlare della sua disforia in modo aperto gli dà l’opportunità di fare chiarezza tra i suoi pensieri e le sue emozioni. Il concetto ideologico di “identità di genere innata” fa acqua da tutte le parti… molti giovani sembrano percepirlo e faticano a risolvere la dissonanza cognitiva derivante, ad esempio, dal credere che “se non ti sono mai piaciute le gonne, allora sei un maschio”.

Ho avuto modo di confrontarmi con giovani trans-identificati che mi hanno riferito di non sentirsi liberi di esporre dubbi e domande simili, dal momento che la visione sull’identità di genere online, nei gruppi di coetanei e purtroppo anche in alcuni ambienti terapeutici, come i gruppi di supporto, impone una rigida adesione all’ideologia.

Come un sassolino in un lago calmo, anche una domanda che fa riflettere può dare origine a increspature di ampia portata. “Quindi, da cosa capisci che in realtà sei un maschio?” per esempio. Ascoltate attentamente la risposta di vostro figlio e magari, se è disponibile al dialogo, fate seguire un’altra domanda. Provate ad essere sinceramente curiosi. Non si può essere giudicanti e curiosi allo stesso tempo. Far capire a vostro figlio che può parlare con voi di questi argomenti, senza temere di essere giudicato, è molto più utile di una predica.

Allo stesso tempo, non rinunciate a far presente, in modo calmo e pacato, le vostre convinzioni e preoccupazioni. È necessario che vostro figlio conosca i vostri pensieri e le vostre preoccupazioni. Gli effetti collaterali, la sterilizzazione e la possibilità di pentirsi sono rischi concreti di cui probabilmente non ha sentito parlare altrove. Qualsiasi adolescente alzerà gli occhi al cielo o protesterà se gli diciamo, ad esempio, che siamo preoccupati per le conseguenze a lungo termine sulla salute dell’assunzione di testosterone, ma i ragazzi in genere ci ascoltano, anche quando pensiamo che non lo facciano.

Esprimete sostegno per vostro figlio, più che per l’identità.

Un ragazzo non deve mai sentirsi umiliato, respinto o punito per aver espresso un’identità diversa. Bisogna sempre far sapere loro che li amiamo e li sosterremo. Questo non significa necessariamente confermare la loro autodiagnosi come transgender, e di sicuro non vuol dire che dobbiamo acconsentire al loro desiderio di transizione, sia sociale che medica.

Se il ragazzo è molto giovane, se ha iniziato da poco a coltivare l’idea di essere transgender, o se avete la sensazione che l’esplorazione dell’identità di genere sia un tentativo inconscio di evitare una sfida evolutiva o di gestire in altro modo stress e ansia, potrebbe essere il caso che per il momento rifiutiate, con gentilezza e comprensione, di concordare con lei/lui sul fatto che sia trans. Ho visto genitori intervenire tempestivamente nell’esplorazione di genere del proprio figlio, comunicandogli che non avrebbero assecondato un’autodiagnosi come transgender. In molti di questi casi, i ragazzi hanno rapidamente perso interesse per il genere e si sono dedicati ad altri interessi.

Naturalmente, non assecondare l’esplorazione di genere del proprio figlio non è sempre la decisione migliore. Alcuni ragazzi sono così convinti della propria autodiagnosi, da vivere come un rifiuto o un abbandono l’eventuale mancanza di adesione. Queste sono decisioni che solo i genitori, che conoscono meglio di chiunque il loro figlio, possono prendere. Però, i genitori hanno bisogno di sentirsi dire che a volte mettere un piccolo paletto, amorevolmente e senza rancore, senza dargli troppo peso, può essere la scelta giusta. No. A casa nostra non si fa così. Puoi tagliarti i capelli come preferisci. Puoi scegliere i vestiti che vuoi. Ci fa piacere che tu segua i tuoi interessi. Non accettiamo l’idea che tu sia nata/o nel corpo sbagliato.

Al contrario, sono a conoscenza di numerose famiglie che, per prudenza, hanno accettato l’autodiagnosi del ragazzo, per dimostrarsi il più solidali possibile. Hanno reagito alla notizia con disponibilità, permettendo, ad esempio, il cambio di nome o di acconciatura, senza impegnarsi seriamente né nella transizione, né nella richiesta al ragazzo di aspettare. Molti di questi genitori si sono pentiti di aver accolto l’annuncio iniziale con tale tolleranza e disponibilità, in quanto l’aver parzialmente accettato l’autodiagnosi del figlio li ha messi su un terreno scivoloso, nel quale si sono sentiti tenuti in ostaggio delle continue richieste del ragazzo.

I ragazzini sono consapevoli dell’enorme potere che hanno sui genitori nel momento in cui dichiarano di essere transgender. A prescindere dalle nostre convinzioni ideologiche su questo tema, tutti desideriamo il meglio per i nostri figli. Sentire nostro figlio dichiarare di essere trans mette in moto l’ansia e il disperato bisogno di reagire nel modo giusto. I nostri figli ovviamente lo percepiscono, e ciò dà loro un grande potere. Se intuiscono che accogliamo le loro richieste di cambiamento perché temiamo per la loro sicurezza e serenità, rischiamo di instaurare uno schema squilibrato nel quale il ragazzo assume un eccessivo controllo.

Fare coming out come transgender è senza dubbio una mossa provocatoria. A volte si fanno cose provocatorie perché se ne ha davvero bisogno. A volte invece si provoca per uno scopo secondario, per dare voce a un altro disagio, o evitare un altro problema. Il compito dei genitori è quello di cercare di stabilire se ci sia una reale emergenza, o se il ragazzo li stia sfidando in una battaglia emotiva. Nel secondo caso, un approccio più neutrale e realistico può aiutare a stemperare la tensione. In questo senso, è opportuno focalizzarsi il meno possibile sul genere e argomenti correlati.

Ho conosciuto famiglie che hanno deciso di non assecondare il desiderio del figlio di cambiare nome e pronomi. Altre famiglie valutano di fare queste concessioni per essere di supporto. Ogni famiglia deve tracciare il percorso che ritiene giusto per sé. L’obiettivo è evitare inutili giochi di potere, e continuare a offrire vicinanza e sostegno. Gli adolescenti che si lasciano imbrigliare da questa tendenza tendono a ricevere molti rinforzi positivi dai coetanei, sia online che nella vita reale. È importante che i genitori rimangano una fonte sicura di accoglienza e amore.

Ignorare o sfidare

Quando un ragazzo o una ragazza si identifica come trans, il tema del genere viene oltremodo caricato di energia, emozione e significato. Se un genitore inizia a discutere dell’argomento col figlio, o a vigilare nei minimi particolari sull’aspetto o sul comportamento del giovane, si finirà per dare un’eccessiva importanza al genere, divenuto campo di battaglia delle ordinarie sfide genitori-figli in merito alla separazione, all’indipendenza e al controllo. In generale, quindi, sorvolare sul tema del genere aiuta ad allentare la tensione… I genitori hanno a disposizione altri modi per rinforzare il legame, trovando attività divertenti per trascorrere del tempo insieme, o discutendo di argomenti neutri che siano di interesse per l’adolescente.

Come accade per ogni regola, ci sono delle eccezioni. La maggior parte dei genitori di ragazzi che hanno poi desistito avevano messo in discussione la convinzione del figlio di essere “nato nel corpo sbagliato”. Si tratta di una scelta molto difficile e che comporta dei rischi. In generale, più una persona è radicata nell’identificazione trans, più difficile sarà coinvolgerla in una discussione sulle alternative per interpretare il proprio vissuto. Se il ragazzo è particolarmente fragile o saldamente ancorato all’identità transgender, anche le domande più delicate possono farlo sentire non supportato. Adolescenti e giovani adulti possono decidere di tagliare i ponti con un genitore che esprima una posizione diversa dal pieno consenso. La decisione di coinvolgere l’adolescente in una conversazione che mette in dubbio la sua convinzione deve essere presa con grande cautela. I genitori, che meglio di chiunque conoscono i propri figli, dovrebbero essere supportati nel seguire il loro istinto in questo frangente.

Se un ragazzino ha fatto coming out come trans di recente, la condivisione da parte dei genitori del loro punto di vista (diverso) può essere molto efficace. Sembrerebbe che confutare l’autodiagnosi transgender di un adolescente sia un intervento di grande impatto che incanala verso la desistenza. È importante che se ne parli sempre senza arrabbiarsi, con grande rispetto e compassione per la sofferenza del ragazzo. Alcuni genitori hanno avuto un buon riscontro con affermazioni concise e concrete, pronunciate con autorevolezza, ma senza aggressività. Un esempio potrebbe essere un’affermazione ben piazzata come “non è che se ti piacciono i videogiochi sei un maschio”. Dal momento che si vuole evitare le lotte di potere, non è necessario discutere. Limitatevi a dire la vostra e andate avanti.

Esprimete sostegno per la non conformità di genere.

L’adolescenza è un periodo particolarmente difficile per tutti i ragazzi che non si adeguano. Che siano lesbiche, gay, bisessuali o anche solo non conformi al genere (ragazzi “femminili” o ragazze “maschili”) spesso se la passano peggio degli altri. Diversi adulti transgender mi hanno riferito che forse non avrebbero deciso di fare la transizione se avessero dovuto fronteggiare meno pregiudizi. Assicuratevi che vostro figlio sappia che siete dalla sua parte, indipendentemente da come si veste, da come porta i capelli, o da chi frequenta.

Non abbiate paura di stabilire dei limiti.

Stabilire dei confini è una delle responsabilità fondamentali dei genitori. Gli adolescenti sono troppo giovani per prendere decisioni importanti da soli. È la fase in cui sperimentano e corrono rischi. Come genitori abbiamo il dovere, quando possibile, di prendere le precauzioni necessarie a garantire che questi rischi ed esperimenti non abbiano gravi conseguenze a lungo termine.

Va da sé che la possibilità di fissare dei limiti dipende dall’età del ragazzo, e dal fatto che viva o meno con la famiglia. Con figli preadolescenti e con gli adolescenti più giovani, non abbiate paura di limitare l’uso degli schermi (smartphone, pc, tablet, tv). Come genitori, sentitevi in diritto di mettere un freno ai comportamenti inappropriati. Non lasciate passare capricci, sfuriate, aggressioni fisiche o verbali senza prendere provvedimenti adeguati. Gli adolescenti che minacciano o si comportano in modo autolesionistico dovrebbero essere curati per suicidalità. Sebbene qualsiasi minaccia di suicidio debba essere presa estremamente sul serio, è possibile che la minaccia di suicidio venga usata come forma di manipolazione emotiva per ottenere dai genitori il consenso alla transizione. I genitori si preoccupino di tenere il figlio al sicuro e di farlo accedere a una cura adeguata per i suoi sentimenti suicidi, continuando a valutare il modo migliore per affrontare la disforia. I genitori non devono sentirsi ricattati e obbligati ad accettare la transizione da minacce di autolesionismo.

È giusto chiedere al vostro adolescente disforico di continuare a “funzionare” sia a casa che a scuola, per quanto gli è possibile. Tenersi occupato con le faccende quotidiane, gli impegni extrascolastici e gli studi, permette al ragazzo di rendersi conto che “lui” o “lei” è ben più di una semplice “identità di genere”, e costituisce una fonte alternativa di autostima e affermazione.

Quando si impongono limiti al comportamento di un ragazzino in relazione al genere, i genitori devono essere espliciti, comprensivi e coerenti. Le regole sono più efficaci quando sono ragionevoli e pensate per la sicurezza. Simili regole possono includere il divieto di usare un binder e di frequentare i bagni maschili (per una ragazza), di avere accesso illimitato a Internet, di stare svegli regolarmente fino a tarda notte (non garantendo così sufficienti ore di sonno), di evitare l’attività fisica, di isolarsi. Sono tutti comportamenti che espongono gli adolescenti a rischi reali per la salute fisica, la salute mentale o la sicurezza.

Una volta che queste regole sono state comunicate al ragazzo, si consiglia ai genitori di applicarle in modo coerente, ma non ossessivo. Che poi è il modo migliore per far rispettare qualsiasi regola che stabiliamo con i nostri figli. Aspettiamoci che a volte oltrepassino il limite, cosa che dovrà comportare una risposta adeguata. Se però, quando trasgrediscono, ci attiviamo eccessivamente, attribuiamo all’azione ulteriore importanza. Di solito è meglio reagire in modo pragmatico.

Non possiamo e non dobbiamo aspettarci di controllare ogni aspetto della vita di nostro figlio. La sperimentazione con l’identità – amici, acconciature, abbigliamento, sistemi di credenze, ecc. – è una parte importante e naturale dell’adolescenza, e i nostri figli hanno bisogno dello spazio per farlo in sicurezza. Dare regole per la sicurezza che ci facciano sentire tranquilli, e che saremo in grado di far rispettare, mentre ignoriamo i comportamenti che non approviamo, può essere un buon modo per far sì che i nostri figli siano ragionevolmente al sicuro, ma abbiano lo spazio per esplorare, riducendo al minimo i conflitti e i giochi di potere.

Tenete a mente che preadolescenti e adolescenti si sentono accuditi e ci sono riconoscenti quando stabiliamo, e facciamo rispettare, regole giuste. Non aspettatevi che lo ammettano! Magari urleranno e vomiteranno odio al vetriolo. Possiamo gestire meglio queste esplosioni se ricordiamo a noi stessi che una parte di loro è sollevata dal fatto che siamo disposti a fare il duro lavoro di fissare dei paletti che li tengano al sicuro e sulla buona strada, verso il loro futuro.

Se possibile, entrambi i genitori stiano dalla stessa parte.

Qualsiasi aspetto della genitorialità funziona meglio quando entrambi i partner sono sostanzialmente d’accordo e applicano le stesse regole. Avere un adolescente che si identifica come trans può essere fonte di conflitto. Può essere che i genitori non abbiano le stesse convinzioni sul transgenderismo, e non siano d’accordo su ciò che ritengono sia meglio per il figlio e su come aiutarlo ad affrontare la disforia. Se nella coppia ci sono tensioni preesistenti, avere un adolescente trans identificato potrebbe esacerbarle. Come per molti altri aspetti della genitorialità, anche in questo caso la coerenza è fondamentale. Se entrambi i genitori concordano sul piano e lo applicano, i risultati saranno migliori. La terapia di coppia sarebbe utile in questo caso, ma i genitori devono premurarsi di scegliere attentamente il terapeuta a cui affidarsi, sincerandosi che rispetti le decisioni dei genitori sul percorso del figlio.

Trattare i problemi di salute mentale sottostanti.

In un buon numero di casi di cui sono a conoscenza, un trattamento appropriato per depressione e ansia ha risolto completamente la disforia. Numerose ricerche mettono in evidenza un alto tasso di comorbilità negli adolescenti che si identificano come trans. Le condizioni che possono coesistere con la disforia includono disturbi alimentari, Asperger o disturbo dello spettro autistico, disturbo da stress post-traumatico, ansia, depressione e altri. Nella maggior parte dei casi, in letteratura, la diagnosi di salute mentale precede la questione del genere. Sebbene alcuni operatori nell’ambito della transizione in età pediatrica insistano sul fatto che la transizione stessa risolverà anche altri problemi, non ci sono prove che sia effettivamente così. Anche se nel lungo periodo la transizione si rivelerà la strada giusta per vostro figlio, è molto meglio che la decisione venga presa a mente lucida, senza confondere le problematiche.

Purtroppo, per risolvere gli altri problemi del figlio, i genitori dovranno selezionare attentamente terapeuti e psichiatri. Molti professionisti hanno sposato la narrativa del “nato nel corpo sbagliato” e potrebbero identificare nel genere la causa sottostante agli altri problemi. Consultate in anticipo gli specialisti e preparatevi a fornire loro informazioni sugli approcci alternativi alla disforia di genere.

Limitate l’uso di Internet riempiendo il tempo con altre attività.

Se vostro figlio ha meno di 18 anni e vive con voi, potete far leva sull’autorità genitoriale per stabilire il momento, il luogo e la durata dell’utilizzo di computer, smartphone ecc. Esistono ormai diverse prove degli effetti negativi, sia sul rendimento scolastico che sulla salute mentale dei giovani, provocati dal troppo tempo trascorso davanti allo schermo. Se riuscite, allontanate vostro figlio da Internet coinvolgendolo in altre attività. Organizzate gite in famiglia nel weekend e lasciate gli smartphone a casa. Iscrivete vostro figlio a qualsiasi attività gli interessi. Tenete fuori dalle camere da letto telefoni cellulari e computer. Durante le vacanze estive, assicuratevi che vostro figlio sia occupato con un lavoretto o un campo estivo, preferibilmente uno in cui l’accesso alla tecnologia venga limitato.

Gli adolescenti hanno ancora bisogno dei genitori. Fate uno sforzo per mantenere il contatto con vostro figlio, per quanto potete. Trascorrete del tempo con lei/lui facendo qualcosa che ama. Pianificate attività divertenti in famiglia. Più tempo vostro figlio trascorre facendo cose reali nel mondo reale, maggiori sono le possibilità che lui o lei acquisisca una prospettiva positiva.

Gli adolescenti che si identificano come trans spesso si sono rintanati nella piccola camera di risonanza dei coetanei ossessionati con il genere. Come la maggior parte degli adolescenti, faticano a percepirsi in un contesto più ampio. La concentrazione su sé stessi tipica dell’adolescenza genera miopia. Mettere i ragazzi in contatto con il resto del mondo – attraverso i viaggi, il lavoro, il tempo a contatto con la natura, il tempo trascorso con i parenti, le attività extrascolastiche, ecc. – è un potente rimedio al fisiologico egocentrismo adolescenziale. Un mesetto nella natura, o un viaggio all’estero che ampli la loro visione del mondo, può funzionare come un “reset”, in grado di ricordare loro le diverse sfaccettature della loro personalità, con le quali forse stanno perdendo contatto.

Può una transizione precoce essere indicata?

La comunità medica ha fatto un pessimo lavoro nello sviluppare trattamenti alternativi per la disforia di genere, tuttavia l’evidenza suggerisce che esistono diversi approcci efficaci. Le terapie somatiche aiutano a ridurre il disagio per il proprio corpo. La terapia dialettico-comportamentale aiuta a migliora la capacità di regolazione affettiva. La terapia psico-dinamica esplora le dinamiche inconsce alla base dei sentimenti riguardo al proprio genere. Data la natura definitiva della transizione medica, la mancanza di conoscenza sulle conseguenze a lungo termine per gli adolescenti, e l’alta incidenza di rimpianti, sono convinta che la transizione debba essere l’ultima scelta, una volta esplorate o scartate tutte le alternative.

Riuscire a trattare con successo il disagio della disforia di genere, con interventi meno invasivi, è meglio che ricorrere alla transizione medica, in quanto questa danneggia il corpo e può portare alla dipendenza permanente dagli ormoni sintetici. Gli adolescenti andrebbero guidati verso scelte più adattive – che gli garantiscano la possibilità di avere relazioni affettive e una comunità, un lavoro soddisfacente e un benessere mentale e fisico nel lungo periodo.

Nel decidere se consentire o meno la transizione in adolescenza, i genitori si trovano nella difficile situazione di dover scegliere tra la potenziale sofferenza psicologica e sociale durante l’adolescenza, e i pesanti effetti collaterali dell’intervento medico e la dipendenza permanente dagli ormoni sintetici. Non è una decisione facile da prendere. Se decidiamo di incoraggiarli ad aspettare l’età adulta per la transizione, è possibile che li vedremo soffrire. Ogni famiglia dovrebbe poter prendere la decisione che ritiene migliore per il proprio figlio, e ricevere di conseguenza il supporto più appropriato.

Come facciamo a sapere se sta funzionando?

Incoraggiare un ragazzo a prendere in considerazione altri modi per affrontare i suoi sentimenti di angoscia è una maratona, non uno sprint, ancora di più se il ragazzo si trova in un ambiente affermante a scuola. Rifiutarsi di cedere alle richieste di bloccanti della pubertà o ormoni può portare a intense manifestazioni di rabbia e angoscia. In quali casi il malessere del figlio rivela che la “non affermazione” gli sta davvero facendo del male?

È importante ricordare che l’adolescenza è quasi sempre un momento di crescente conflitto tra genitori e figli. È normale che gli adolescenti sperimentino un certo grado di sofferenza. La maggior parte delle ragazze adolescenti prova un certo grado di fastidio o addirittura rifiuto per il proprio corpo. Anche la sfida dei limiti è una caratteristica tipica dell’adolescenza. Quando vediamo la nostra adolescente disforica arrabbiarsi o angosciarsi perché non permettiamo la transizione, è d’aiuto collocare la sua reazione nel contesto del tipico comportamento adolescenziale. Solo perché esprimono infelicità, non significa che dobbiamo cedere a ogni loro richiesta.

Non aspettatevi che un adolescente vi dia ragione, che sia felice che mettiate paletti o che sia grato per aver tirato il freno. Sarebbe come se un bambino si svegliasse e vi ringraziasse per avergli fatto fare un pisolino! Nondimeno, se si verifica una delle seguenti condizioni, probabilmente siete sulla strada giusta:

  • se mettete un limite o dite no a una richiesta, il vostro adolescente si arrabbia e si turba, ma si riprende rapidamente. Dopo un breve periodo di sconforto, si riprende e si riconnette con voi;
  • l’identificazione trans diventa più importante nei periodi di stress, come gli esami. Ci sono genitori che hanno individuato nella frequenza di utilizzo del binder da parte della figlia un indicatore affidabile della pressione scolastica. Quando vostro figlio è meno in tensione, sembra più a suo agio e meno interessato ad affermare l’identificazione trans.
  • Anche se attraversa periodi di notevole disagio, il vostro adolescente ha anche momenti in cui appare generalmente sereno e funziona adeguatamente a livello sociale e scolastico. In alcuni momenti riesce a prendere parte alla vita familiare.

Se, invece, il ragazzo sprofonda in una depressione prolungata o nell’isolamento, è probabile che necessiti di un intervento più serio.

I genitori non devono essere perfetti

Per quanto sia importante che i genitori evitino di reagire eccessivamente, non devono nemmeno colpevolizzassi se qualche volta non riescono a reagire nel modo più equilibrato. Avere un figlio che improvvisamente fa coming out come transgender provoca stress e paura, e i supporti per le famiglie che vivono questa situazione e che vorrebbero esplorare metodi alternativi (alla transizione) per aiutare il figlio disforico sono davvero esigui. È importante che i genitori coltivino la compassione per sé stessi, incluso il perdonarsi se perdono la pazienza o se si innervosiscono.

Cercate supporto per voi stessi

I genitori con cui parlo raccomandano di cercare qualcosa da fare che sia coinvolgente, come modo per incanalare energia e ansia. Aiuta ad allentare la pressione delle interazioni con vostro figlio. Anche trovare amici e familiari che vi sostengano, con cui confidarvi, è fondamentale. Il supporto ai genitori è essenziale. Ci sono diverse risorse per le famiglie. Potete iniziare dando un’occhiata a Genspect o al Gender Dysphoria Support Network. I genitori possono trarre beneficio dalla ricerca di un supporto terapeutico. Molti membri GETA hanno accumulato esperienza nel sostenerli.

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