Appello a tutte le associazioni mediche: cosa bisogna imparare dalla Cass Review sui bambini LGB e sull’assistenza per l’affermazione di genere

Lisa Selin Davis e LGBT Courage Coalition, 25 aprile 2024 


“Tutte le principali associazioni mediche sostengono le cure per l’affermazione di genere”.

Probabilmente avrete sentito questa frase dalle organizzazioni di attivisti che difendono la medicina di genere per bambini e adolescenti: bloccanti della pubertà, ormoni cross-sex e talvolta interventi chirurgici per trattare la disforia di genere.

Non nego che le associazioni mediche americane – gruppi di rappresentanza che sostengono i medici – prendano questa posizione. Però ritengo che questa posizione non sia radicata nella scienza o nella realtà, e che possa danneggiare gli stessi pazienti che intende di aiutare, in particolare i giovani gay e le giovani lesbiche non conformi al genere.

Oggi, un rapporto di quasi 400 pagine, commissionato dal Servizio Sanitario Nazionale inglese (NSH), conferma le suddette affermazioni.

La Cass Review, che ha richiesto quattro anni per essere completata, nasce in risposta ai reclami sull’unica clinica pubblica per i giovani in Inghilterra e Galles, il Gender Identity Development Service (GIDS), che è stata chiusa l’anno scorso. Si trattava di una clinica che sottoponeva rapidamente i bambini a interventi medici irreversibili e dove un clima di terrore impediva ai medici preoccupati di parlare apertamente. Cass e il suo team avevano il compito di comprendere il panorama esistente per elaborare un piano di correzione. Hanno quindi ascoltato persone trans, persone che hanno effettuato la detransizione, i terapeuti che si sentono obbligati ad affermare, i medici che sostengono con vigore questi trattamenti e molti altri con opinioni divergenti. Hanno inoltre commissionato revisioni sistematiche delle prove di efficacia sugli interventi sia psicologici che medici.

Ecco alcuni dei risultati:

  • Nessuno ha fatto un follow-up sui 9.000 bambini che hanno usufruito del servizio e, cosa ancor più sconvolgente, le cliniche di genere degli adulti non si sono rese disponibili a condividere i dati su come fosse proseguito il percorso.
  • Non c’è consenso clinico su come sia meglio curarli. “Medici che da molti anni lavorano nelle cliniche di genere hanno tratto conclusioni molto diverse dalla loro esperienza clinica su quale sia il modo migliore per supportare i giovani con disagio legato al genere”, ha scritto Cass.
  • Le prove a sostegno della transizione medica per i giovani sono “straordinariamente deboli”. “La realtà è che non abbiamo prove concrete sui risultati a lungo termine degli interventi per gestire il disagio legato al genere”, ha ammesso Cass. Ciò include le prove sull’uso dei bloccanti della pubertà, che il servizio sanitario nazionale ha ora ampiamente vietato, e sui loro effetti sulla salute delle ossa, sullo sviluppo cerebrale e sulla fertilità.
  • Di grande importanza è ciò che alcune delle prove più solide hanno mostrato: una correlazione tra la disforia di genere ad esordio infantile e la successiva omosessualità. “La maggior parte di questi bambini [negli studi] sono diventati adulti cisgender e attratti dallo stesso sesso”, scrive Cass. Nell’unico studio olandese sul quale è basata l’intera medicina di genere, l’89% dei giovani che hanno effettuato la transizione “era attratto da persone dello stesso sesso, mentre la maggior parte degli altri era bisessuale. Solo un paziente era esclusivamente eterosessuale”.

Alcuni genitori hanno raccontato a Cass che i loro figli hanno “attraversato un periodo di identificazione trans, prima di riconoscere di essere cisgender attratti dallo stesso sesso”. Racconti simili sono stati fatti da adulti cisgender. Tra gli studi citati nella Review ce n’è uno che coinvolge quasi 3.000 adolescenti, la cui elevata “insoddisfazione di genere” nella prima adolescenza era diminuita nella prima età adulta, ma tale insoddisfazione “era anche più spesso associata all’attrazione per lo stesso sesso. “

I cofondatori della LGBT Courage Coalition, Jamie Reed e Aaron Kimberly, hanno entrambi sperimentato la disforia di genere da bambini e adolescenti. Entrambi sono cresciuti con un’attrazione per lo stesso sesso. Aaron ha continuato la transizione da adulto; Jamie ha sposato un uomo trans. Mia figlia è non conforme al genere, come lo erano Jamie e Aaron, ma nessuno può prevedere il suo futuro basandosi su questo. E forse la sua mancanza di disforia di genere è legata al fatto di essere cresciuta in un tempo, in un luogo e in una famiglia in cui la non conformità di genere è completamente accettata, senza che nessuno cerchi di trarne un significato.

Il dato più significativo per me, come genitore, è il fatto che la maggior parte dei bambini del gruppo originale studiato nei Paesi Bassi verosimilmente era gay. I farmaci che gli sono stati dati sono gli stessi che un tempo venivano somministrati agli adulti gay per punirli o curarli dalle loro inclinazioni sessuali. Per qualche ragione, questi trattamenti vengono pubblicizzati come sicuri ed efficaci per i “bambini LGBTQ+”, ma la realtà è che possono rendere sterili e inibire le funzioni sessuali delle persone attratte dallo stesso sesso, esattamente quello contro cui si è lottato per decenni.

Invece di parlare apertamente di queste tematiche fondamentali per la medicina di genere per i giovani, chi la promuove ha fatto in modo di annullare il dibattito. Ma il dibattito è necessario, perché oggi sono molte di più le tipologie di giovani che richiedono questi interventi. C’è stato un “cambiamento esponenziale nelle richieste di intervento in un arco di tempo particolarmente breve di cinque anni”, riferisce Cass, con le femmine che improvvisamente sostituivano i maschi nel costituire la maggior parte dei pazienti, un cambiamento che non può essere spiegato dalla crescente accettazione sociale. Al contempo, bambini e adolescenti “si collocano su una traiettoria di sviluppo che si protrae fino ai 25 anni”, rendendo difficile prendere decisioni importanti durante questo lungo periodo di crescita e cambiamento.

Il gruppo di giovani che appartengono all’ombrello “trans” è in realtà un gruppo eterogeneo, e la scomoda verità è che nessuno sa quale sia il modo migliore per aiutarli a crescere. Nessuno sa chi diventeranno da grandi o come si identificheranno in età adulta. Né si conoscono i benefici o i danni della transizione sociale, attraverso la quale i bambini adottano un’identità di genere che non corrisponde al loro sesso. “Tuttavia, chi ha effettuato la transizione sociale in età più precoce e/o prima di essere visitati in clinica ha avuto maggiori probabilità di procedere verso un percorso medico“, osserva Cass. Non si tratta quindi di un intervento neutro, ma piuttosto di un intervento attivo, che sembra aumentare la probabilità di medicalizzazione successiva.

Cass afferma esplicitamente che “per la maggior parte dei giovani, un percorso medico potrebbe non essere il modo migliore” per raggiungere l’autorealizzazione. È favorevole all’espansione del sostegno psicologico a questi giovani e a valutazioni rigorose e standardizzate, in linea con ciò che stanno facendo molti altri paesi europei. Esige un follow-up a lungo termine, non solo per chiunque effettuerà la transizione in futuro, ma anche per coloro che l’hanno già fatto.

La World Professional Association for Transgender Health (WPATH), organizzazione di attivisti e promotori che si è autoproclamata autrice degli “standard di cura” – che l’Inghilterra e altri Paesi europei stanno progressivamente abbandonando – ha indirizzato le persone verso un articolo d’opinione intitolato “The Cass Review: Cis-supremacy in the UK’s approach to healthcare for trans children” (Cass Review: la supremazia Cis nell’approccio dell’UK alla cura dei bambini trans). Praticamente, liquidano l’intera faccenda come bigottismo. Mentre Cass ha bocciato i loro standard di cura in quanto privi di “rigore procedurale”.

L’NHS ha ringraziato Cass per il suo lavoro e ha suggerito che potrebbe avere un impatto a livello internazionale. Lo spero anch’io. Il rapporto evidenzia che il modello affermativo americano era una deriva dell’approccio originario più cauto, e che perfino l’approccio più cauto si basava su prove insufficienti – ovvero che la modifica delle caratteristiche sessuali secondarie negli adolescenti o la transizione dei bambini verso il sesso opposto (o nessun sesso) non è mai stata pienamente supportata da ricerche di alta qualità ed è diventata più una questione di giustizia sociale che di evidenze. Ma la medicina, ci ricorda Cass, si basa sull’evidenza. La questione è “quale deve essere l’approccio sanitario e qual è il modo migliore per aiutare il numero crescente di bambini” con disagio di genere. Non è una questione di ideologia.

In America non abbiamo lo stesso sistema. Non abbiamo il tipo di assistenza sanitaria centralizzata e agenzie statali che elaborano linee guida che tutti devono seguire. Qui si combatte nella legislatura, Stato per Stato, rossi contro blu, basandoci su visioni morali del mondo più che sull’evidenza. Quindi, in che modo la Cass Review influirà sulla nostra guerra tossica sulla cultura di genere? Che impatto avrà sulle associazioni mediche che elaborano linee guida e definiscono le policy?

Ho interpellato l’American Academy of Pediatrics, che recentemente ha ribadito il suo impegno a favore del modello affermativo, l’American Psychiatric Association e l’American Psychological Association, anch’esse a favore del modello affermativo. Solo quest’ultima ha risposto e ho trascorso più di un’ora a parlare con Clinton Anderson, consulente senior dell’APA, Psicologia di interesse pubblico. Ha ammesso la bassa qualità delle evidenze e ha affermato che esiste una tensione di fondo tra chi considera la transizione una questione di giustizia sociale e chi vorrebbe un approccio più cauto e basato sulle prove. Dove si colloca l’APA? “La nostra preoccupazione riguardava in gran parte la questione dei diritti umani, e il modo in cui questo trattamento sia stato politicizzato nel nostro sistema e usato come punizione contro le persone per la loro diversità”, mi ha detto Anderson. “E penso che questo debba essere considerato il problema principale.”

Non sono d’accordo. Devo dire che Anderson ha ascoltato le mie osservazioni più di chiunque altro appartenga a queste istituzioni. L’ho esortato a dare un’occhiata più da vicino alla Cass Review e ad ascoltare le voci di coloro che sono stati danneggiati, e non solo di quelli che sentono di essere stati aiutati. Forse mi ascolterà. Forse queste associazioni prenderanno in considerazione i pareri scientifici equilibrati della Cass Review.

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