“In Italia non succede”? Nei cartoni Netflix per bambini si affronta il tema del coming out ‘non-binary’ di un cucciolo di bisonte

Per la serie “in Italia non succede”, riportiamo la segnalazione di una mamma che riguarda un episodio di un cartone animato per bambini in età prescolare distribuito da Netflix, durante la quale, tra un’avventura e l’altra dei piccoli protagonisti, si assiste al coming-out come non-binary di una cucciola di bisonte, che per essere “sé stesso” e riuscire nelle sue imprese chiede alla nonna di chiamarla Fred e non usare il femminile, ma pronomi neutri (il che tra l’altro vale per l’inglese, ma in Italiano perde di senso).

“Credevo di avere le traveggole” ci dice la mamma, la cui bimba di 5 anni stava guardando il cartone in questione, “mi sembrava una serie carina e innocua, ma a un certo punto ho sentito un discorso che ha attirato la mia attenzione, perché affrontava temi che escludevo potessero essere proposti a bambini in età prescolare, così sono andata a rivedermi la puntata. Purtroppo avevo capito giusto: uno dei protagonisti, una piccola ‘bisontina’, incoraggiata dal gruppo di amici, fa coming-out con la nonna chiedendo di essere chiamata Fred, utilizzando pronomi neutri. Mi chiedo cosa possa capire una bambina di 5 anni di fronte a un dialogo simile, e trovo pericoloso il messaggio veicolato: se non sei a tuo agio e non hai successo, puoi cambiare la tua sorte scegliendo un nuovo nome e una nuova identità. Il fatto che la richiesta poi venga da un bambino e venga subito validata dall’adulto di riferimento è veramente inquietante”.

La mamma si riferisce alla serie “Ridley Jones: la paladina del museo”, distribuita da Netflix, e nello specifico all’episodio 8 della quinta stagione, dal titolo “Buona giornata della mandria”. 

Nella serie, la piccola e coraggiosa Ridley, figlia della curatrice di un museo, eredita per linea materna alcuni poteri speciali e vive una serie di avventure insieme alle attrazioni e i personaggi del museo che, una volta chiuse le porte al pubblico, prendono vita. Una bella storia di empowerment femminile, in cui però alcune puntate prendono un’improvvisa svolta gender.

Nell’episodio in questione, un piccolo bisonte chiamato Fred, va a trovare la nonna che non vede da un po’, in occasione della “Giornata della mandria”, per imparare a guidare la mandria di bisonti. La nonna la conosce come Winnifred, e non sa che la nipotina ora si identifica come non-binary. La storia si incentra quindi su Fred che trova, grazie al supporto degli amici, il coraggio di fare coming-out con la nonna.

Fred è una femmina di bisonte che ha un carattere deciso e si comporta da ‘maschiaccio’, ma non si capisce perché per questi motivi dovrebbe pensare di non essere femmina.

Nell’episodio, Fred, che in italiano è doppiata con una voce da maschietto, si definisce ‘non-binary‘ e parla di sé al maschile (nella versione inglese viene usato per Fred il neutro they/them). Ricordiamoci che è un programma destinato a bambini in età prescolare, quindi si rivolge anche a bambini di 3 o 4 anni.

Se già la versione inglese risulta grammaticalmente confusa e difficile da comprendere per un bambino, la versione italiana è ancora peggio, perché, non potendo servirsi di pronomi neutri, utilizza per Fred il maschile, passando in modo implicito ai bambini il concetto che la piccola di bisonte ‘non conforme’ sia in verità un maschio (non vorremo mica pensare che un bimbo possa comprendere il termine non-binary?). Nel cartone animato, il desiderio della piccola di cambiare nome e pronomi per ‘essere sé stesso’ e agire con il ‘cuore’, viene recepito all’istante da nonna bisonte, che si adegua alla richiesta senza porre domande. Va da sé che per la cucciola di bisonte non ci saranno conseguenze mediche (vedi bloccanti della pubertà, ormoni cross-sex, rimozione del seno o altri), quindi si veicola ai piccoli spettatori come innocente una “decisione” – presa in autonomia dal bambino sulla base del suo sentimento (o del condizionamento sociale?) e validata dall’adulto – che nella realtà porterebbe a una serie di gravi conseguenze sulla salute e sulla fertilità del soggetto interessato.

Oltre a ciò, nel cartone Fred, già chiamata al maschile dai suoi piccoli amici, si infastidisce visibilmente quando la nonna la chiama amorevolmente “la mia nipotina”, come se fosse un terribile affronto (ed ecco trasmessi i concetti di ‘misgendering‘ e ‘deadnaming‘).

Non c’è da stupirsi che tra una scena e l’altra passino – come un messaggio subliminale – i colori della bandiera non-binary.

In un precedente episodio della serie (stagione 2 episodio 1 “Il ballo del bisonte”), i personaggi organizzano un ballo nel museo, ma Fred – sempre lei, la cucciola di bisonte con gli occhi da cerbiatta e la voce maschile, che viene appellata con linguaggio neutro – non vuole partecipare, perché non sa cosa indossare (di solito non indossa nulla, essendo un animale, ma l’abito era necessario per introdurre il tema gender). Gli amici le propongono una serie di indumenti (stereo)tipicamente femminili (rosa, vaporoso, trasparente, coi glitter) che a Fred non piacciono. Per accontentare gli amici, Fred si lascia vestire e pettinare da gran dama, ma finisce per andare nel panico e perdere la sua bravura nel ballo. Davanti all’ammirazione altrui per il suo aspetto, la piccola bisonte esplode: “non voglio essere una reginetta di bellezza, voglio essere ME!” e sceglie un abito di taglio maschile azzurro. Il che andrebbe benissimo, se solo Fred venisse presentata come la femmina – mascolina – che è, invece che come personaggio non-binary/maschile, e rifiutasse di indossare un vestito semplicemente perché non le piace. Invece il messaggio che passa è che Fred non vuole indossare gli abiti femminili perché il suo ‘vero sé’ non è femmina. Un messaggio molto pericoloso da dare alle bambine che non si conformano: se non ti piace quel tipo di vestiti (super femminili, super sexy, ecc.), allora non sei una vera femmina.

Da alcuni articoli sulla stampa internazionale, ci risulta che gli episodi della serie siano stati ritirati dalla piattaforma inglese, mentre in Italia il cartone animato lavora ancora indisturbato, instillando nei nostri figli il concetto di un’identità di genere innata -che si deduce dai vestiti che ti piacciono, o dalla tua indole più o meno testarda- che puoi scegliere in autonomia, già dalla tenera età.

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