Derubata così tante volte

Riportiamo nostra traduzione di una testimonianza da PITT  pubblicata l’11 settembre 2023


All’inizio le ha rubato l’aspetto: i lunghi, bellissimi capelli biondi, i vestiti e le gonne di tutti i colori, l’azzurro cristallino dei suoi occhi e la luminosità del suo sorriso. L’ha fatta somigliare a un senzatetto, con i capelli in disordine, i vestiti larghi e sformati, una scarsa igiene personale e gli occhi spenti.

Poi le ha rubato la prospettiva e la visione del mondo. Lei, che come studentessa dava un esempio positivo e otteneva risultati brillanti, si è trasformata nella vittima scontrosa e arrabbiata che ha rischiato la bocciatura.

In seguito, ha rubato la felicità della nostra famiglia. Eravamo una famiglia unita e divertente, ci piaceva viaggiare insieme, fare giochi da tavolo, guardare film. Adesso il clima è teso e guardingo.

Le ha rubato la capacità di ricevere e dare affetto. I giorni in cui mi accoccolavo con lei sul divano, abbracciandola forte per dirle che ero lì materialmente per lei, ormai sono passati. Ora si irrigidisce, indietreggia e si arrabbia quando viene toccata.

Ancora, ci ha rubato la gioia delle tappe fondamentali dell’adolescenza: il diploma di scuola media, le esibizioni nelle recite scolastiche, il diploma di scuola superiore e il ballo di fine anno sono stati tutti offuscati da look strambi, proclamazioni del “nuovo nome”, rifuggimenti dal vecchio nome (deadname), conversazioni imbarazzanti con altri genitori e ci è passata anche la voglia di scattare foto, perché guardare ciò che ha fatto a sé stessa è insopportabile. Mi sono rimaste delle foto che mi spezzano il cuore ogni volta che compaiono sul telefono o sul salva schermo.

Ha rubato il passato. La sua “esperienza personale” mi impone di negare la mia. Per lei non c’è nessuna figlia, nessuna sorella, nessuna nipote, nessuna giovane donna in erba in questa famiglia. I travestimenti, le principesse e i trucchi non le sono mai piaciuti VERAMENTE. Non avevo il diritto di darle il nome che le ho dato. Diciotto anni ad educarla, fare sacrifici, amarla incondizionatamente non significano nulla. Il passato non esiste – esiste solo la sua identità presente.

Mi ha rubato il presente. Invece di concentrarmi sulla cura dei miei genitori anziani, sul sopravvivere alla menopausa con serenità e un po’ di ironia, e semplicemente vivermi la mia età, sono finita vittima della preoccupazione, della rabbia, del senso di colpa, della paura e della disperazione. Mi addormento pregando per la sua salvezza e mi sveglio chiedendomi se la giornata porterà una nuova rivelazione sulla sua identità.

Potrebbe benissimo rubarle il futuro. Vuole gettare al vento la sua salute, i suoi seni, la possibilità di avere figli, tutta la sua storia – solo per impersonare qualcuno che non potrà mai diventare per davvero. Perché ogni parola, ogni modo di fare, ogni reazione, tutto di lei è femminile. Per quanto possa provare a mascherarsi, a indossare pantaloni da uomo sui suoi 45 chili, ad abbassare artificialmente la voce e a “comportarsi da maschio”, il corpo non mente. Quando abbassa la guardia, o è su di giri, stressata o emozionata, il fisico torna al suo status naturale: femmina.

È una serie interminabile di furti dolorosi. Non riesco a risalire al mandante. È invisibile, implacabile, subdolo e astuto. Mi ha stremato.

Ormai è rimasto ben poco da rubarmi… Mi rimangono i ricordi, le convinzioni e la speranza. Mi ci attaccherò finché avrò respiro.

Ti potrebbe interessare anche

Così è iniziato il nostro percorso affermativo

Cosa si cela in un nome? Lettera di una mamma

Alle nostre ragazze.

Perché non mi hanno fermata?