Di ritorno dall’altro lato

Pubblichiamo nostra traduzione di una testimonianza pubblicata su PITT il 15 maggio 2023


Essere il genitore di una persona trans di qualsiasi età è forse l’esperienza più dolorosa e straziante che un genitore possa vivere.

Quando un figlio è colpito da una tragedia, generalmente i genitori vengono circondati da familiari, amici, team medico, gruppi sociali e istituzioni che li supportano nell’affrontare le difficoltà. Invece, se sei un genitore dotato di buon senso, che quindi non salta in corsa sul carrozzone trans, non si beve la narrativa trans, continua a fare domande ragionevoli, esporre fatti scomodi e pretendere cautela nell’adozione di pratiche di affermazione di genere (o dovrei dire, più precisamente, di affermazione di una patologia mentale), diventi il cattivo della storia.

Le stesse persone e le istituzioni che prima erano al tuo fianco, improvvisamente ti etichettano come un intollerante e odioso bigotto, che vuole suo figlio morto. E così ti ritrovi emarginato dalla società e allontanato da tuo figlio.

Si può pensare che io parli per esperienza. Non è così. Questo non è un incubo che ho vissuto di persona. Oggi che sono un genitore, posso solo immaginare come ci si possa sentire.

Perché a dire il vero io vengo dall’altro lato: sono stata un ragazzo transgender. Sono stata io a procurare quel dolore.

Ora sono una detransitioner. Ora sono una dei ripudiati dalla comunità trans, perché sto contribuendo a far crollare il castello (che era fatto di carte in partenza).

Quando ero molto giovane, pensavo che l’essere femmina fosse la causa di ogni mia inquietudine. Nonostante fosse prima che l’essere trans diventasse una tendenza, prima del contagio sociale e degli influencer trans di TikTok. Ho vissuto nell’auto-illusione di essere un maschio per la maggior parte della mia giovinezza. Non ho parlato con mio padre per anni.

Poi, gradualmente, mi sono riappacificata con la realtà di essere femmina, il mio reale ‘vero io’, il genere datomi da Dio – e mi sono tirata fuori da quella follia.

Non importa quanto sia profondo il tuo dolore, o quanto ti sembri disperata la tua situazione o quella di tuo figlio: c’è sempre speranza. Non perderla.

Le persone trans non smettono di avere dubbi sulla propria confusione di genere, nemmeno dopo la transizione. Al fondo, rimane sempre la fastidiosa preoccupazione di vivere un inganno, di aver commesso un errore. Ecco a cosa servono i gruppi di sostegno trans. Ecco perché respingiamo con decisione, e talvolta in modo violento, qualsiasi obiezione reale o percepita. Non vogliamo sentire una sola parola contraria, da nessuno, altrimenti vi urliamo addosso, vi blocchiamo, tronchiamo i rapporti in una sorta di raptus per la sopravvivenza. Viviamo in uno stato di costante insicurezza e dubbio su noi stessi, anche se non siamo disposti ad ammetterlo.

La confusione di genere è uno stato di angoscia mentale che invade ogni aspetto della vita, e ti prosciuga l’esistenza. È un malessere insidioso, che distorce la tua visione del mondo (è per questo che chi ci ama non riesce ad arrivare a noi, se non siamo pronti). Distrugge la tua identità e le relazioni, e ti spinge ad agire in modo sconsiderato e irragionevole.

All’inizio potremmo attraversare una fase da ‘luna di miele’ di beata illusione, ma è un momento passeggero. Potremmo provare un’illusoria sensazione di pace, che però è destinata a svanire.

Molto spesso, veniamo sostenuti dalla nostra famiglia “glitterata”, che zittisce, sostituisce e rimuove la nostra vera famiglia.

Ci aspettiamo che la nuova famiglia sia in grado di soddisfare ogni nostra esigenza e ci garantisca pace e felicità durature. Ma non succederà. Perché quel tipo di “famiglia” è composta da persone malate, confuse e infelici tanto quanto noi. Che però non ce ne rendiamo conto.

È qui che entrate in gioco voi, genitori. Non importa quanto tempo è passato da quando ci siamo allontanati da voi, fisicamente o emotivamente, e nemmeno quanto ci siamo spinti oltre nel danneggiare il nostro corpo o la nostra mente: non arrendetevi mai con noi. Perché se lo fate, a noi chi rimane?

Il principale problema che devono affrontare i detransitioner è la solitudine. La loro famiglia d’origine spesso ha chiuso con loro, e il culto trans ormai li ripudia.

Ci siamo ridotti così perché abbiamo dato ascolto a una serie di falsità distruttive. Non fate come noi.

Quando vostro figlio trans vi dice che non vi vuole bene, che vi odia, che non vi vuole mai più vedere, che non vuole più avere nulla a che fare con voi ecc. ecc., per favore non credeteci.

Stiamo solo ripetendo il mantra malsano del culto che ci ha sottratto l’anima, la mente e il corpo.

In realtà vi stiamo lanciando un messaggio: sono malato, perso, disperato, la mia vita è fuori controllo e sono spaventato, perché – sotto sotto – temo che il fragile castello di carte in cui sono imprigionato alla fine crollerà.

E’ vero che siamo tutti diversi. Le nostre storie sono diverse, così come i percorsi. Ma nel complesso la situazione e la visione delle persone trans sono straordinariamente simili.

Verrà il giorno in cui la storia vi ricorderà come i genitori coraggiosi e visionari che hanno combattuto la cultura politicamente corretta della follia transgender per amore dei loro figli, per rispetto del proprio intelletto e per una lucida cognizione delle realtà scientifiche e dei dati biologici.

Forse ora non sembra così, ma siete pur sempre una famiglia. Una famiglia le cui relazioni sono momentaneamente sospese. Non sarà così per sempre.

C’è speranza. Non perdetela. Mai dire mai, quando si ha a che fare con le complesse e delicate tematiche dell’identità sessuale e di genere.

Dite sempre la verità, ma con grande affetto. Se dovete dire qualcosa, fate in modo di ribadire che lui/lei sarà sempre vostro figlio/figlia e non c’è niente al mondo che possa dire o fare per farsi amare di meno.

Quindi tenetevi saldi, e aspettate.

Un giorno, le difficoltà della vita e la precarietà della falsa identità di genere potrebbero riportarlo da voi.

Nella quotidianità, combattere senza sosta e dare un senso alla costante divergenza tra la realtà biologica e la fantasia di genere è estenuante. Io ne so qualcosa…

Quando arriverà quel giorno, non fate paternali e non giudicate. Accogliete vostro figlio, sapendo che la guarigione richiederà un tempo simile a quello in cui è perdurata l’illusione.

Nel frattempo, prendetevi cura di voi stessi. Siete importanti tanto quanto i vostri figli.

Fate in modo di liberarvi dalla costante preoccupazione, e dal dolore lancinante che provate. E’ più facile a dirsi che a farsi, lo so, ma non è utile. Né per voi né per vostro figlio.

Dedicatevi a un hobby o a uno sport, andate a correre o fare passeggiate. Fate volontariato, candidatevi nel consiglio scolastico o il consiglio comunale in modo da poter contrastare l’indottrinamento trans. Seguite i detransitioner che vi ispireranno e vi saranno di conforto. Mettete a frutto le vostre possibilità e i vostri talenti per supportarli (dal punto di vista morale, economico, legale…).

Non lasciatevi travolgere da vostro figlio. Se non altro per il suo bene.

Avrà bisogno di voi al risveglio. Quando ho lasciato il culto trans, ero grata che la mia famiglia fosse ancora lì per me. Purché imperfetta, è stato l’unico elemento più o meno stabile nella mia vita fuori controllo.

Vivete l’oggi come il grande giorno, perché è il primo giorno del resto della vostra vita e può portare grandi cambiamenti.

Abbiate coraggio, i miracoli accadono. Io sono l’esempio vivente.

Per concludere, voglio salutarvi con le 10 cose che ho realizzato e in cui mi sono imbattuta quando ho lasciato la vita trans:

  1. Ci sono solo 2 generi, maschio e femmina, alcune anomalie molto rare, e una miriade di disturbi mentali glorificati.
  2. Essere donna o essere uomo non è un’identità, un sentimento, un costume o un copione. È una realtà biologica e un diritto di nascita.
  3. Gli uomini (crom. XY) non possono essere donne. Le “donne” trans sono uomini. Le donne (crom. XX) non possono essere uomini. Gli “uomini” trans sono donne.
  4. Nessuno nasce “nel corpo sbagliato”. Io non sono un errore da correggere. Sono perfetta così come sono nata.
  5. La felicità non può arrivare da una mutilazione del corpo o dalla modifica permanente del proprio aspetto. Rimuovere parti del corpo sane e/o aggiungerne di fasulle non è né assistenza sanitaria né assistenza salvavita.
  6. Pretendere spazi e attività, in cui gli individui dell’altro sesso (ce ne sono solo due) non siano ammessi, non è né bigottismo, né fascismo. È una questione di sicurezza e di equità.
  7. Le menzogne pseudoscientifiche che si oppongono alla scienza basata sui fatti e alle regole biologiche non sono altro che falsità. La pubertà non è una malattia, ma una fase naturale della vita. Le donne non hanno il pene. Gli uomini non possono avere le mestruazioni o essere gravidi.
  8. Il “misgendering” non esiste. Esattamente come non accompagnereste una persona che soffre di anoressia o schizofrenia giù nei meandri della sua malattia mentale, non dovreste nemmeno “affermare” una persona che soffre di disforia di genere, usando termini artificiosi e nomi finti. Non è un segno di rispetto, è solo favoreggiamento e asservimento alla confusione mentale.
  9. La transizione non è mai una soluzione efficace e duratura contro l’ideazione suicidaria. Il verificarsi di suicidi è molto più elevato in numero e frequenza post-transizione, in quanto la transizione non riesce a portare il senso di sollievo e felicità che ci si aspettava.
  10. La vita non è irreversibile. Una donna mutilata è comunque una donna. Un uomo castrato è comunque un uomo. Anche quando il tuo corpo è stato brutalmente danneggiato da interventi chirurgici (attualmente) irreversibili e spaventosi, tu sei ancora un essere umano e hai un grande valore.

C’è SEMPRE speranza. Dalle ceneri degli errori e delle tragedie, può germogliare la vita. Relazioni che sembravano finite per sempre si possono riallacciare. La vita può cambiare. Probabilmente dovrai reinventarla, e rinascere. Ma è sempre vita. E può essere ricca. Ed è il tuo futuro.

Visto che alcuni genitori non li riceveranno dai loro figli (almeno per quest’anno), vorrei porgervi i miei auguri di buona festa della mamma e buona festa del papà.

Mamma, papà, siete i migliori! Vi mando un sacco di amore e baci!

Le mie preghiere e i miei pensieri sono con tutti voi.

Helene

Ti potrebbe interessare anche

Così è iniziato il nostro percorso affermativo

Cosa si cela in un nome? Lettera di una mamma

Alle nostre ragazze.

Perché non mi hanno fermata?