Disturbi dell’alimentazione e disforia di genere in adolescenza: uno studio longitudinale nazionale di Kaltiala et al.
Introduzione
Nel loro recente studio longitudinale denominato “The relationship between GD and ED in adolescents seeking for medical GR” e pubblicato a settembre 2025 su Frontiers in Psychiatry e Journal of Eating Disorders, Kaltiala e colleghi hanno esplorato l’associazione tra disforia di genere (GD) e disturbi dell’alimentazione (ED) in una vasta coorte nazionale finlandese di adolescenti e giovani adulti seguiti tra il 1996 e il 2022. Entrambe le condizioni condividono tratti clinici centrali, come l’insoddisfazione corporea, l’ansia verso il corpo e il desiderio di modificarlo per raggiungere un equilibrio psicologico (Bandini et al., 2013; Fairburn & Harrison, 2003). Tuttavia, mentre nei disturbi alimentari il focus è su peso e forma corporea, nella disforia di genere il disagio si concentra sui tratti sessuali secondari e sugli organi “gendered” (Huusko et al., 2022).
La co-occorrenza tra GD ed ED è stata stimata fino al 18% in alcuni studi clinici (Campbell et al., 2024), con una prevalenza di 5–15% nelle coorti adolescenziali (Thompson et al., 2022). Tuttavia, la qualità metodologica della letteratura è risultata finora scarsa, basata su case report o autovalutazioni, senza gruppi di controllo.
Metodi
Lo studio di Kaltiala et al. (2024) ha analizzato tutti i soggetti (n = 2.080) di età 13–22 anni che si sono rivolti ai servizi nazionali per l’identità di genere (GIS) in Finlandia tra il 1996 e il 2019. Ogni partecipante è stato abbinato a otto controlli per anno e luogo di nascita (n = 16.619). I ricercatori hanno incrociato i registri sanitari nazionali per individuare diagnosi psichiatriche di anoressia nervosa (F50.0), bulimia nervosa (F50.2) e varianti correlate, distinguendo tra pazienti con e senza interventi medici di riassegnazione di genere (GR) — ormonali o chirurgici.
Il follow-up si è esteso fino al 2022, consentendo di valutare l’incidenza e la persistenza dei disturbi alimentari prima e dopo la presa in carico nei centri per la GD, e l’impatto del trattamento medico di transizione.
Risultati principali
I giovani con disforia di genere presentavano un rischio 3–4 volte superiore di ricevere una diagnosi di disturbo alimentare rispetto ai controlli.
- La prevalenza “lifetime” di ED nella coorte complessiva era del 2%, ma significativamente più alta nel gruppo GD.
- Gli ED spesso precedevano la richiesta di trattamento per disforia di genere, ma anche dopo l’avvio dei percorsi di GR il rischio restava elevato.
- Solo il 18,4% dei soggetti con GD e diagnosi di ED ha poi proseguito verso trattamenti medici di transizione, contro il 39,3% di chi non presentava ED.
- Il rischio di sviluppare un ED dopo il contatto con i servizi GD era più alto tra coloro che non avevano effettuato la transizione medica (OR = 3.8; p < 0.001), ma restava significativo anche tra chi l’aveva intrapresa (OR = 2.8; p = 0.001).
Il trattamento medico di riassegnazione di genere non riduceva la probabilità di disturbi alimentari nel follow-up, contrariamente all’ipotesi che l’allineamento corporeo risolva la sintomatologia alimentare.
Discussione
I risultati indicano che la relazione tra disforia di genere e disturbi alimentari è complessa, persistente e bidirezionale. In molti casi, i disturbi alimentari insorgono prima della disforia o coesistono con essa, suggerendo un terreno psicopatologico comune piuttosto che una causalità lineare (Campbell et al., 2024; Jones et al., 2016).
Kaltiala et al. ipotizzano che la GD possa, in alcuni adolescenti, rappresentare una razionalizzazione del controllo alimentare o una spiegazione simbolica del disagio corporeo, favorita anche dalla crescente visibilità mediatica e online delle identità di genere (Littman & Romer, 2018; Cass Review, 2024).
Le due condizioni condividono diversi fattori di rischio:
- pattern familiari disfunzionali (conflitto, scarsa comunicazione, attaccamento insicuro) (Kozlowska et al., 2021; Schmidt, 2003);
- tratti di personalità come perfezionismo, rigidità cognitiva e sensibilità all’ansia (Culbert et al., 2015);
- comorbidità con depressione, ansia e tratti dello spettro autistico (Kaltiala et al., 2023; Saure et al., 2020);
- Disturbi dell’identità e difficoltà nell’integrazione del sé durante l’adolescenza (Palmeroni et al., 2020; Verschueren et al., 2018).
Un ulteriore aspetto emergente è il ruolo dei social media nel rinforzare identità patologiche, siano esse anoressiche (“pro-ana”) o di genere, favorendo la cristallizzazione identitaria precoce e ostacolando l’esplorazione psicologica (Fitzsimmons-Craft et al., 2020; Marchiano, 2017).
Conclusioni
Lo studio di Kaltiala et al. (2024) fornisce la prima evidenza longitudinale su larga scala della comorbidità tra disforia di genere e disturbi alimentari in adolescenza, mostrando che:
- la relazione non è riducibile al solo desiderio di modificare il corpo sessuato;
- i trattamenti medici di transizione non eliminano il rischio di ED;
- entrambe le condizioni condividono vulnerabilità psicologiche, familiari e sociali.
Gli autori raccomandano quindi un approccio psicoterapeutico centrato sull’esplorazione identitaria, prima di ogni decisione medica, in linea con la Cass Review inglese (2024), le linee guida finlandesi del COHERE Finland (2020) e quelle svedesi del Socialstyrelsen (2022).
Promuovere un lavoro clinico che favorisca la riflessione su sé, corpo e identità appare essenziale per prevenire derive iatrogene e trattamenti non pienamente consapevoli.