La carriera alias nella scuola. Spunti per un giudizio non ideologico

Esclusiva: Problematiche educative riguardo “La carriera alias nelle scuole”.

Ringraziamo il Professore Domenico Fabio Tallarico, per questo prezioso contributo, in esclusiva per GenerAzioneD.


Chi è Domenico Fabio Tallarico?

Professore laureato in scienze politiche presso l’Università di Bologna e in scienze religiose presso l’ISSR di Forlì della Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna. Rettore delle Scuole del Sacro Cuore di Cesena. Scrive su ilsussidiario.net di tematiche educative e scolastiche.


Spunti per un giudizio non ideologico

Dopo la pubblicazione del documento “La carriera alias nella scuola. Spunti per un giudizio non ideologico” sulla rivista online Tempi.it , nel quale ho evidenziato una serie di problematiche — innanzitutto educative, ma anche mediche e giuridiche —, la questione sembra ancora lontana dall’essere chiarita in maniera definitiva.

Il provvedimento della carriera alias

In Parlamento, su iniziativa del Ministro Valditara, è in corso la discussione di un provvedimento relativo al consenso informato dei genitori per le attività scolastiche riguardanti l’educazione sessuale. Tuttavia, non è chiaro se al suo interno verrà finalmente presa in esame anche la questione della carriera alias.
Il ministro Valditara, recentemente, ha dichiarato di voler obbligare gli studenti a parlare durante l’orale dell’esame di maturità a partire dal prossimo anno scolastico. In questo caso, il rispetto delle regole scolastiche viene indicato come requisito fondamentale per essere considerati “maturi”. Colpisce però che lo stesso attivismo e la stessa tempestività non siano stati messi in campo per affrontare, dopo quasi tre anni di governo, una questione altrettanto rilevante come quella della carriera alias — nonostante un contrasto all’ideologia gender fosse anche nel programma elettorale della Lega del 2022, tra le misure di “contrasto all’ideologia di genere e alla fluidità in più settori della società (scuola, ecc.)”.
Il provvedimento della carriera alias, oltre a essere in contrasto con la normativa vigente (come dimostrato in diversi interventi autorevoli), si fonda su un principio culturale che mina alla base l’impianto educativo su cui si regge la scuola: l’idea, cioè, che esista una realtà oggettiva, conoscibile e quindi anche valutabile. Se al contrario si introduce nella scuola il concetto di “realtà percepita”, come vorrebbero alcune teorie ideologiche affermative, viene meno il cuore stesso del processo educativo. Un’ideologia di questo tipo, inoltre, sta generando profonda confusione tra gli adolescenti, che invece dovrebbero ricevere dalla scuola punti di riferimento solidi e certezze rispetto alla realtà.

Possibili ripercussioni

Dopo la pubblicazione del documento su Tempi, diversi docenti da tutta Italia mi hanno contattato, trovandosi coinvolti nei collegi docenti in discussioni sull’approvazione dei regolamenti per la carriera alias.
La maggior parte di loro era letteralmente spaventata dal clima che si era creato negli istituti scolastici e dalle possibili ripercussioni legate a un eventuale intervento pubblico contrario alla carriera alias. Alcuni insegnanti di religione, addirittura, temevano per la conferma delle loro cattedre da parte dell’Ordinario diocesano, nel caso in cui avessero espresso riserve sul provvedimento.
Anch’io ho potuto constatare personalmente come il semplice fatto di opporsi a questa ideologia implichi il rischio di essere etichettato come “non accogliente”, retrogrado o addirittura omofobo. Un sindacalista della CGIL è arrivato persino a citare parole di Papa Benedetto XVI dall’enciclica Deus Caritas Est per accusarmi di essere un cattivo cristiano.

Forte componente ideologica

In tutti i miei interventi ho sempre portato argomentazioni laiche: articoli scientifici, dati statistici, studi internazionali. Il mio intento è sempre stato quello di evidenziare elementi utili alla riflessione, stimolando domande nei miei interlocutori, i quali spesso mostravano certezze granitiche fondate unicamente su un generico senso di accoglienza – che rischia di danneggiare gli alunni più che aiutarli – e, soprattutto, su una forte componente ideologica.
Ma ogni forma di dibattito o confronto razionale veniva puntualmente liquidata come una perdita di tempo, ostacolo alla rapida “ideologizzazione” della scuola.
Laddove la carriera alias sia già stata approvata, si aprono numerose questioni pratiche irrisolte, la cui gestione è lasciata alla sola responsabilità dei docenti: si pensi alla divisione delle camere in occasione delle gite scolastiche, al caso del docente che si rifiuta per motivi di coscienza di usare il nome scelto dallo studente, o alla richiesta di attivare bagni “gender free” in edifici privi di spazi adeguati.

Basi scientifiche

Tutto ciò avviene senza basi scientifiche, mediche, giuridiche o educative solide, ma solo per affermare un’ideologia.
In un contesto del genere, anziché prendersela con gli studenti che si ribellano a un sistema valutativo che giudicano inadeguato, sarebbe auspicabile che il Ministro iniziasse a guardare con attenzione a scuole e docenti che trasformano l’ambiente scolastico in terreno fertile per la propaganda ideologica gender.

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