La trappola della disforia di genere

Pubblichiamo la traduzione autorizzata di un articolo di @TullipR Detrans Male del 23 aprile 2022


Dobbiamo smettere di usare termini che non hanno significato. La disforia di genere è uno di questi termini: così ampio, aspecifico, facilmente riconducibile a molti altri disagi diffusi e curabili.

In questo articolo fornirò la mia esperienza, pensieri e riflessioni sull’utilità di questa terminologia. Non sono uno scienziato o un sociologo, sono solo un ragazzo smarrito che cerca di dare un senso a ciò che gli è successo.

Parte 1 – La trappola


Per anni ho sofferto e mi sono dato la colpa di essere incapace di inserirmi, di avere paura, di provare vergogna, senso di colpa, depressione e un’ansia senza senso e senza fine.  Ho avuto il mio primo forte attacco di panico a quattro anni finendo in ospedale per sospetto attacco d’asma, ma non avevo l’asma.  Non riesco a ricordare cosa l’abbia causato, a malapena ricordo qualcosa della mia infanzia, figuriamoci di quando avevo quattro anni, non molti ci riescono.  Non è così insolito per i bambini di quell’età avere attacchi di panico, e non sempre sono causati da qualcosa di terribile.

Ho un ricordo di quando ero un po’ più grande; ero seduto sul sedile posteriore dell’auto, e tenevo le braccia dietro la schiena cercando disperatamente di aiutare il mio diaframma ad afferrare tutta l’aria che potevo. Ogni respiro sembrava più inutile del precedente e il mio panico aumentava sempre di più, con il peso dell’ansia che mi schiacciava il petto. Mi sembrava di soffocare.

Attacchi di panico paralizzanti diventarono parte della quotidianità, riuscivo anche a prevedere il momento in cui li avrei avuti, ben sapendo che l’unica cosa che potevo fare era prepararmi. Che accadesse a casa o a scuola, mi ritrovavo a lottare per riprendere fiato e gli attacchi di panico erano sempre in agguato, esattamente come i bulli che mi aspettavano in corridoio o in classe quando non c’era l’insegnante. Ero in costante allerta e non sbagliavo visto che qualcosa poi accadeva sempre a darmi ragione.

La situazione è peggiorata quando i miei genitori hanno affrontato un divorzio difficile quando avevo quindici anni. A quanto pare stavano solo aspettando per divorziare quando noi figli avessimo raggiunto una certa età, il cliché dello ‘stare insieme per i bambini‘. I miei fratelli maggiori avevano già lasciato il nido, mentre io andavo ancora a scuola, ma mio padre, che già lavorava lontano da casa, si era evidentemente stufato di aspettare.

Mia madre dovette lasciare la nostra casa in quel periodo, per via di mio padre. Una volta, poco prima dei miei sedici anni, cercò di tornare a casa con la forza, e la cosa finì con un drammatico intervento della polizia. Dopo quel giorno, continuai a vedere mia madre, ma rimasi nella casa di famiglia per finire la scuola (fu un disastro e finii per abbandonare gli studi al primo anno del sesto grado.

Ho sempre avuto problemi per il fatto di essere un po’ indietro dal punto di vista sociale, ma “dotato” scolasticamente. Una contraddizione che ha causato moltissimi conflitti e confusione durante la mia crescita psicofisica; nessuno riusciva a capire come potessi essere così intelligente, e allo stesso tempo così ingenuo e influenzabile. Se io mi fido di te, sono disposto a credere a qualsiasi cosa tu mi dica e a fare qualsiasi cosa tu mi chieda. In rete questo è stato un disastro, specialmente quando ero un ragazzino.

Crescendo, vivevo in un mondo che ridicolizzava apertamente gli uomini effeminati e i gay in generale. Sapevo cosa significava prendersi una cotta per un ragazzo, e questa paura era il motivo principale della mia ansia. Al più piccolo segnale che fossi non-conforme al genere o gay, la tua famiglia avrebbe dovuto “cavarti fuori quella merda“, specialmente negli anni ’80 e ’90.

Verso i vent’anni, i miei problemi di salute mentale avevano raggiunto l’apice, ed ero molto vicino a un crollo. Non ce la facevo più: avevo così tanto bagaglio, dolore e afflizione che mi sono perso nella depressione, ho passato molto tempo a soffrire e a leccarmi le ferite che ho in breve dimenticato cosa mi aveva portato a questo in primo luogo.

Il mio unico sollievo era passare il tempo a giocare online, per un tempo indefinito, senza pause, ma alla lunga non ha funzionato. Anche i giochi che amavo hanno cominciato ad annoiarmi, e gli amici con cui giocavo sono passati a nuove fasi della loro vita, sposandosi, avendo figli, vivendo pienamente la loro vita.

Mi sentivo come se fosse salpata la nave lasciando solo me a terra, mi è preso il panico e ho iniziato a interrogare la mia mente, internet e le persone intorno a me per capire come mai ero fatto così.

E’ così che ho trovato il termine Disforia di Genere, e ho finalmente sentito sollevarsi dalle mie spalle stanche l’immenso peso che portavo. E’ stata un’epifania, ma mi sono sentito autorizzato a dare un senso a tutto ciò che avevo passato e attribuirlo erroneamente a quest’unica condizione. Finalmente avevo una spiegazione del perché ero come ero.

Siamo realistici, qual è la cosa più facile? Scavare e analizzare le ferite e i dolori della tua infanzia o riporre comodamente tutte le tue sofferenze nel pacchetto all-inclusive ‘disforia di genere™‘? Una prospettiva ancora più attraente in quanto affermata a livello legale, medico e sociale. Questo ci permette, e con il permesso dagli altri, di scaricare la responsabilità di tutte le nostre problematiche su una sola imprecisata condizione.

Quando ho fatto la detransizione e l’ho comunicato a mia madre, la sua prima reazione è stata: “Ho sempre saputo che eri gay“. Avevo il vago sospetto che anche il resto della mia famiglia lo sapesse. A mio fratello maggiore, come spesso capita, dava fastidio avermi attorno, e percepivo la sua preoccupazione nel vedermi debole e gay e, da bravo fratello maggiore, ha cercato di farmi diventare “maschio”. Mi faceva chiamare le ragazze della mia classe, anche se non volevo, e mi spingeva a tagliarmi i capelli cortissimi, mentre a me piacevano lunghi.

Pensavo che fosse stronzo, ma probabilmente era spaventato. Sapeva bene quanto me che il mondo era cattivo con le persone come me.

Quando gli ho detto che avrei fatto la transizione e che mi stavo preparando al coming out, mi ha detto con un sorrisino “Sei gay, vero?“. Quando ho detto di no – “sono transgender e sto facendo la transizione” – era sconvolto, sapeva che qualcosa non andava. Era come se gli avessero tolto il fiato, non dimenticherò mai il suo sguardo. Quella fu l’ultima volta che lo vidi, mi chiamò mesi dopo per dirmi di non contattarlo più perché, secondo le sue parole, “non stavo bene“.

Anche mio padre non la prese bene. Intorno ai venticinque anni sentivo che entrambi ci stavamo sforzando di riparare il nostro rapporto, dopo anni di tensione, e stavamo procedendo bene. Poi ho fatto la transizione e, come mio fratello, non l’ha presa bene.

Il rifiuto, anche se sapevo che ci sarebbe stato, ha dato forza alla mia lotta, mi ha dato l’ennesima prova che nessuno al mondo poteva capire quello che stavo passando, tranne i professionisti e le altre persone trans.

Questo rifiuto, insieme a tutti gli altri problemi che avevo, mi ha spinto nella trappola della disforia di genere.

Parte 2 – Definire l’indefinibile

Una delle affermazioni più comuni dei genitori è “Mio figlio/figlia è estremamente intelligente, non so come possa esserci cascato/a“. Normalmente rispondo anche io sono piuttosto intelligente, ma ci sono cascato, non perché mi mancassero le capacità intellettuali, ma perché ero in un mondo di sofferenza, ed essere in grado di fare un passo indietro in modo critico non è facile se ti trovi in uno stato di grande agitazione, sprovvisto degli strumenti emotivi per gestirla.

Vorrei mostrarvi quanto può essere facile cadere nella trappola della disforia, cominciamo dando un’occhiata al sito web del Servizio Sanitario Nazionale del Regno Unito e a quello che dicono su tale condizione. Vediamo cosa si dice della disforia di genere:

Disforia di genere è un termine che descrive il senso di disagio che una persona può provare a causa di una mancata corrispondenza tra il suo sesso biologico e la sua identità di genere.

Questo senso di disagio o insoddisfazione può essere così intenso che può portare a depressione e ansia e avere un impatto dannoso sulla vita quotidiana“.

Segnali di disforia di genere

  1. Bassa autostima.
  2. Isolamento sociale.
  3. Depressione o ansia.
  4. Comportamenti rischiosi.
  5. Trascuratezza.

In molti, leggendo questa lista, penserebbero “Beh, sono sintomi abbastanza generici, potrei spuntarne alcuni o anche tutti” e questo è una parte importante del problema. Confrontando ognuno di questi punti con la mia esperienza, potrete accorgervi del motivo per cui una persona come me può essere indotta a cadere nella trappola della disforia di genere.

Prima di fare questa analisi, voglio far notare che nella stessa pagina in cui il Servizio Sanitario dà una definizione di disforia di genere, non viene invece definita quale sia la causa della disforia. Secondo me è un’idiozia: sappiamo esattamente quali sono le cause di ciascuno dei sintomi di cui sopra. Perché facciamo finta che sia un problema misterioso senza cause evidenti?

Vediamo cosa dice il NHS.

Cosa causa la disforia di genere?

La causa esatta della disforia di genere non è chiara. Lo sviluppo di genere è complesso e ci sono ancora aspetti sconosciuti o non pienamente compresi. La disforia di genere non è legata all’orientamento sessuale. Le persone con disforia di genere possono identificarsi come etero, gay, lesbiche o bisessuali”.

Ora vediamo se possiamo risolvere questo enigma…

1. “Bassa autostima”

Non è un mistero: è un argomento ben studiato e documentato dai professionisti della salute. Una semplice ricerca rivelerà una pletora di libri, ricerche, blog di genitori, consigli e risorse per aiutare bambini e adulti che hanno a che fare con questo problema.

Le cause della bassa autostima possono includere:

Disapprovazione da parte di figure autoritarie o genitori
Genitori emotivamente distanti
Abuso sessuale, fisico o emotivo
Divorzio conflittuale tra i genitori
Bullismo senza la protezione dei genitori
Difficoltà scolastiche
Senso di colpa associato alla religione
Standard sociali di bellezza
Obiettivi irrealistici

In nessun punto dell’articolo citato si dice che queste cause portano alla disforia di genere, e nemmeno in altri.

2. “Isolamento sociale”

Di nuovo, ci troviamo davanti a un sintomo piuttosto generico, che potrebbe avere diverse cause. Il ritiro sociale è un argomento molto studiato nel mondo accademico e, ancora una volta, non riconducibile a una causa o a un problema specifico. È stato ampiamente trattato e documentato, date un’occhiata alla tabella qui sotto che approfondisce gli ostacoli allo sviluppo che possono causare l’isolamento sociale.

Ci sarebbe molto da dire a proposito della solitudine che deriva dall’essere autistici. Trascorro la gran parte del mio tempo da solo, mi sento a mio agio a vivere così e lo sono da anni; le interazioni sociali mi rendono esausto, confuso, e talvolta anche con un senso di colpa. Mi conforta poter fare le cose per conto mio, non mi importa più che sia una cosa positiva o negativa.

3. “Depressione o ansia”

La depressione e l’ansia hanno dominato la mia vita, nutrite dalla paura, dalla vergogna e dal senso di colpa che per decenni mi hanno soggiogato. Probabilmente ho una disposizione naturale ad essere un po’ più ansioso di altri, un tratto che rivedo in alcuni membri della mia famiglia. Tuttavia, la depressione e l’ansia sono in gran parte dovute al rifiuto sociale e anche la scuola ha un ruolo determinante.

Torniamo al sito del NHS e vediamo cosa si dice sulle cause della depressione clinica:

  • Eventi stressanti
  • Solitudine
  • Personalità
  • Storia familiare
  • Alcool o droghe
  • Malattia

Il sito del NHS offre un’informazione dettagliata anche sulle cause dell’ansia:

  • lavoro – sentirsi sotto pressione al lavoro, disoccupazione o pensionamento
  • famiglia – difficoltà di relazione, divorzio o assistenza a qualcuno
  • problemi finanziari – spese inaspettate o necessità di denaro in prestito
  • salute – malattia, infortunio o perdita di qualcuno (lutto)
  • esperienze passate difficili – bullismo, abuso o abbandono

Com’è allora che queste cause non vengono esaminate con il dovuto dettaglio e diligenza nella valutazione della disforia di genere? Se una persona afferma di avere un disagio così grande con il proprio corpo da desiderare di correre rischi immensi, la prima cosa da fare sarebbe individuare le cause del disagio e gestirlo prima in altri modi.

4. “Esposizione a rischi inutili”.

Le cause dei comportamenti pericolosi e dell’abuso di sostanze sono radicate nel PTSD (Post Traumatic Stress Disorder) e nella depressione.

Ci faccio ancora i conti: probabilmente ho accorciato la mia vita di decenni, trascurando la mia salute e il mio corpo non solo con la TOS (ndt terapia ormonale sostitutiva) e la chirurgia, ma anche per via delle dipendenze.

Ho fatto anche cose stupide nella mia vita, esponendomi a rischi enormi, semplicemente perché, anche se mi fosse capitato qualcosa di brutto, non me ne importava nulla.

5. “Trascuratezza”.

L’isolamento sociale ha un ruolo enorme nella nostra autostima. È ingiusto chiedere a qualcuno che è depresso, ansioso e traumatizzato di “amarsi/essere gentile con sé stesso“. Non funziona così, serve autostima e autovalorizzazione per poterlo fare, e la maggior parte di noi non l’ha mai avuta, per cominciare.

Molte persone nello spettro autistico interiorizzano qualsiasi critica e, di conseguenza, sperimentano altissimi livelli di vergogna e senso di colpa. Per il più piccolo errore potrei distruggermi riservandomi una pioggia di critiche acide, indebite e ingiuste.

Perché fare uno sforzo, dunque, perché preoccuparmi di quante sigarette fumo o di quanto bevo? Che importa, se non riesci a vedere un futuro per te stesso? Mi sentivo come se stessi vivendo una vita presa in prestito, che sarebbe finita da un momento all’altro.

Parte 3 – Abbandonare la disforia

Disforia di genere è un termine ridondante. Se la nostra società vorrà mantenere questa definizione, bisognerà fare molta attenzione; specialmente al contesto in cui la usiamo e in quali casi la applichiamo.

Non dobbiamo sottrarci dagli argomenti difficili: sentiamoci liberi di discutere di sessualità maschile e femminile, traumi, dipendenze, abusi, bullismo, isolamento sociale e autismo.

Domande importanti che tutti dovremmo fare

Invece di attribuire tutto alla disforia di genere, se una persona asserisce di avere un disagio con il proprio corpo, dovremmo farci più domande – senza dare per scontato che sia quella la causa principale.

  • È stato vittima di bullismo? Ne ha parlato?
    Il bullismo subito in giovane età può avere ripercussioni anche nell’età adulta.
  • Ha un disturbo di personalità?
    È stato seguito per fare una diagnosi?
  • Soffre di ansia e attacchi di panico?
    Gli sono stati insegnati i meccanismi di coping? Gli è stata data una cura adeguata?
  • Ha subito abusi o è stato trascurato?
    L’abuso e l’assenza di cura non devono per forza essere gravi per lasciare un impatto significativo. Non si tratta di cercare qualcuno da incolpare, ma di aiutare l’individuo a liberarsi dell’auto-biasimo e della vergogna, perché le vittime di abusi tendono a cadere in un circolo vizioso di autodistruzione come mezzo per far fronte alla situazione.
  • Ha subito un trauma?
    Potrebbe non averlo detto a nessuno, ma il trauma si manifesta in molti modi, e deve essere esplorato in un ambiente professionale.
  • Passa troppo tempo da solo?
    A chi non piace un po’ di riposo? Ma tutto il tempo da soli? Ci sono dei limiti, perfino le persone con ASD (Disturbo dello Spettro Autistico), che tendono a gestirsi abbastanza bene una volta che hanno una routine, desiderano vicinanza, compagnia e affetto.
  • È autistico/ADHD?
    Arrivato a trent’anni, l’ho scoperto nel modo più difficile, procedendo per tentativi ed errori. Se l’autismo mi fosse stato diagnosticato prima, sarei stato sicuramente facilitato, soprattutto in ambito lavorativo.
  • Ha a che fare con problemi di dipendenza? (in particolare da Internet)
    Non deve trattarsi per forza di sigarette o di alcolici per parlare di dipendenza. Devo aver passato complessivamente più tempo davanti allo schermo di un computer di quanto ne abbia passato a fare qualsiasi altra cosa, compreso dormire.
    Le persone nello spettro autistico tendono a ripetere le stesse azioni e seguire una routine per il loro comfort e per autostimolarsi. Infatti ci piace ascoltare in loop la stessa canzone centinaia di volte, o guardiamo lo stesso programma televisivo più e più volte.
  • È gender non-conforming? Gay?
    Da bambino volevo essere una ballerina, un fornaio, un muratore, un pompiere, un insegnante, un medico ed ero molto diverso da mio fratello, odiavo sporcarmi le mani. Facevo una perfida imitazione della direttrice e assumevo un atteggiamento matriarcale, mettendo le mani sui fianchi e facendo un buffo accento scherzando con gli altri.
    Non significava che ero trans, ma che stavo esplorando i ruoli sociali attraverso il gioco, una cosa normale per i bambini. Purtroppo però questi aspetti sono stati interpretati a posteriori come la prova del fatto che fossi davvero trans, non tanto da me, quanto piuttosto dai professionisti di genere.
  • Com’è il rapporto con i genitori?
    I miei genitori mi amano, non ne dubito. Eppure i miei rapporti sono tesi, con entrambi. Voglio molto bene a mia madre, ma ho sempre percepito di dovermi occupare delle sue emozioni, e non delle mie. Mio padre una volta mi ha detto che “le emozioni sono per il regno delle donne” e credo di aver preso quel messaggio alla lettera. Essendo io stesso un bambino emotivo, questa è una delle cose che mi ha fatto pensare di essere molto più simile a mia madre che a mio padre.

Se avete qualcosa da aggiungere, postatela nei commenti, sarò felice di sapere cosa ne pensate.

Usare termini descrittivi

Il mio ultimo consiglio è: amplia il tuo vocabolario! Se tu o qualcuno che conosci avete queste sensazioni, dargli il nome di disforia non aiuta, perché con questo “lasciapassare” ignorerai altri problematiche compresenti (comorbilità) come disturbi dell’attaccamento, trauma, ansia, e l’intero bagaglio legato alla sensazione di non abitare il proprio corpo.

Quando avverto disagio, le attività che mi aiutano a comprendere pensieri ed emozioni sono parlare, scrivere e disegnare – ognuno avrà le sue strategie.

Come al solito, abbiate cura dei miei amici e siate sempre prudenti <3

Articolo originale

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