Glossario Gender Parte 2: “coming out”
Su richiesta di alcuni lettori, inauguriamo una rubrica nella quale esploreremo le definizioni del linguaggio LGBT+, per capire come vengono usate e a chi vengono attribuite queste etichette in chiave gender, ma anche per approfondire se siano effettivamente un punto di partenza scientifico e condiviso per poter parlare delle identità sessuali.
Definizione di “coming out” fornita dall’Ordine degli Psicologi della Lombardia
COMING OUT – Termine derivante dall’abbreviazione dell’espressione inglese “coming out of the closet” (letteralmente: “uscire dal ripostiglio”), viene utilizzato per descrivere l’atto volontario di una persona non eterosessuale o non cisgender di rivelare ad altri il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere. Più in generale, ci si riferisce al coming out come al processo di costituzione e presa di consapevolezza della propria identità sessuale, è quindi costituito da una dimensione interna (l’acquisizione di consapevolezza da parte dell’individuo di non essere eterosessuale/cisgender) e da una dimensione esterna (la comunicazione ad altri e/o la visibilità della propria identità sessuale). Viene spesso confuso, nel parlare comune, con il termine outing.
Fonte: Rainbow Map dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia
Punti di attenzione sulla definizione di “coming out“
È il caso di inserire nel processo descritto come coming out una dimensione di influenza sociale e tra pari che negli ultimi anni ha visto il moltiplicarsi di giovanissimi che hanno cominciato a interrogarsi sulla propria identità e sul proprio orientamento sessuale a partire da suggestioni esterne giunte a loro attraverso i canali online o nei gruppi di pari.
Definire una giovane persona “non eterosessuale” o “non cisgender” e parlare del processo di coming out come di una “presa di consapevolezza” è nel nostro contesto socio-culturale un’operazione che rischia di sottovalutare la facilità con la quale le problematiche legate alla crescita e alla costruzione identitaria dei ragazzi vengono incanalate ed etichettate in identità sessuali che danno loro una spiegazione socialmente accettabile (e anche desiderabile in alcuni contesti) per la loro sofferenza e una comunità pronta ad accoglierli e celebrarli.