La Condizione, il Trattamento e la Scelta

Provate a mettervi per qualche minuto nei nostri panni per scoprire cosa si prova, nel nostro contesto sociale, ad avere una figlia o un figlio con la disforia di genere e cercare di fare la scelta migliore.


Immaginate che vostro figlio o vostra figlia preadolescente o adolescente improvvisamente vi informi di avere una Condizione a voi sconosciuta (o quasi) che lo/la fa soffrire e per la quale ha individuato un Trattamento che sarà risolutivo.

Poiché naturalmente l’amate molto e desiderate il suo bene, vi rivolgete agli Esperti di quella Condizione per cercare aiuto. Vi viene spiegato che vostro figlio non è malato, ma in effetti ha la Condizione che si è autodiagnosticato grazie alle informazioni trovate su internet.

Anche se non si tratta di una malattia, gli Esperti vi informano che il ragazzo soffre molto psicologicamente e rischia di tentare il suicidio.

Siete inevitabilmente molto preoccupati e vi aspettate che gli venga immediatamente offerto aiuto psicologico e psichiatrico, come di solito accade in questi casi; scoprite però che, per la Condizione, l’approccio standard non è consigliato: una psicoterapia o una terapia psichiatrica patologizzerebbero la Condizione, che – come già detto – non è una patologia. A questo punto sperate che la Condizione sia transitoria e abbia buone probabilità di risoluzione spontanea. E in effetti è proprio così:

nell’85% dei casi la Condizione, in assenza di interventi, si risolve da sola durante l’adolescenza.

Tuttavia, gli Esperti vi consigliano, per evitare ulteriori sofferenze a vostro figlio, di dare il consenso al Trattamento, che si avvia con un intervento farmacologico che – nel 95% dei casi – vostro figlio dovrà continuare per tutta la vita.

Quasi tutti i giovani sottoposti al Trattamento vanno incontro a Procedure Chirurgiche importanti (anche se il loro fisico è sano), avranno problemi di infertilità e di funzionalità sessuale.

Gli effetti collaterali noti a lungo termine delle cure saranno pesanti, da tenere sotto controllo costantemente.

Vostro figlio potrebbe, ad esempio, avere un rischio aumentato di sviluppare tumori maligni, ma secondo gli Esperti non c’è problema, perché verranno scoperti per tempo grazie ai continui monitoraggi. 

“Ma è orribile”, pensate, “come possono gli Esperti proporci questo Trattamento come soluzione alla Condizione, che non è nemmeno una malattia e che probabilmente passerà con la crescita?”

Incredibilmente, gli Esperti minimizzano i rischi e vi consigliano di acconsentire al Trattamento, perché altrimenti c’è il rischio che la Condizione sia motivo di una tale sofferenza da indurre vostro figlio a togliersi la vita.

Davanti a tale previsione nefasta, necessitate almeno di essere rassicurati sui risultati del Trattamento in termini di miglioramento del benessere psicologico e risoluzione della Condizione, ma viene fuori che di dati certi non ce ne sono.

In Italia sono diversi anni che si effettua il Trattamento con farmaci utilizzati off-label sui minori, eppure i dati non vengono raccolti e analizzati. Gli Esperti del Trattamento sostengono di avere dati rassicuranti, ma non sono dati pubblici e non sono reperibili da nessuna parte. Gli Esperti, nei loro convegni, asseriscono che sia responsabilità del Ministero della Salute che non predispone la raccolta dei dati tramite un registro nazionale, come si fa per qualsiasi altra cura sperimentale. Ma d’altra parte la Condizione non è una malattia, anche se il Trattamento è interamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale. E poi gli stessi farmaci vengono già usati da anni, non senza effetti collaterali, su giovani e adulti gravemente malati per salvare loro la vita, perché non usarli su giovani sani che sentono di avere la Condizione?

A questo punto provate a capire cosa ne pensa la comunità scientifica internazionale del Trattamento

C’è, in effetti, uno studio che sostiene l’efficacia del Trattamento per la Condizione di vostro figlio: lo citano tutti gli Esperti, anche in Italia. A ben vedere è un solo studio che considera solo poche decine di casi, ha ricevuto pesanti critiche metodologiche ed è stato finanziato da aziende farmaceutiche che traggono molto vantaggio dalla diffusione del Trattamento.

C’è di più: in tutto il mondo occidentale il numero di giovani che avvertono la Condizione è aumentato vertiginosamente in anni recenti e il mercato legato al Trattamento – di conseguenza – è più florido che mai.

Il Trattamento, oltre a presentare molti effetti collaterali anche irreversibili, sembra non funzionare granché: moltissimi giovani si pentono di averlo intrapreso.

Con il senno di poi, capiscono che il Trattamento non ha migliorato la Condizione; avrebbero voluto essere consigliati meglio e si sentono traditi dagli Esperti che li hanno convinti ad effettuare il Trattamento promettendogli la felicità. Anche tra coloro che non si sono pentiti di aver intrapreso il Trattamento, non sembra esserci stato un miglioramento della salute mentale e del benessere, tanto che vengono continuamente predisposti nuovi servizi di assistenza psicologica e per la gestione degli effetti collaterali del Trattamento.  

Tutte le nuove revisioni scientifiche arrivano a concludere che non ci sono prove a favore del Trattamento (farmacologico e molto spesso anche chirurgico) per una gestione efficace della Condizione.

Non solo: non è stata provata alcuna correlazione tra la Condizione e l’aumento del tasso di suicidio. È vero invece che le persone con la Condizione presentano molto spesso in concomitanza problemi di salute mentale correlati a tassi aumentati di suicidalità.

Davanti a queste informazioni che avete reperito sulla Condizione e sul Trattamento, avete due possibilità:

  • acconsentire per vostro figlio al Trattamento che desidera, e che gli Esperti pubblicizzano come salva-vita, nonostante ormai sappiate che:

    • la Condizione ha solo il 15% di probabilità di persistere in età adulta;

    • c’è il 95% di probabilità che il Trattamento cronicizzi la Condizione;

    • il Trattamento ha gravi effetti collaterali (tra cui sterilità, impotenza sessuale e un’aspettativa di vita ridotta);
  • preservare vostro figlio da trattamenti medici sperimentali non necessari e sull’efficacia dei quali non ci sono evidenze; mettere in atto una amorevole vigile attesa, ben sapendo che c’è l’85% di risoluzione spontanea della Condizione, e proporre a vostro figlio una terapia psicologica che possa aiutarlo a comprendere e gestire il disagio che sta vivendo, in attesa di crescere e fare le proprie scelte ponderate.

Siamo certi che nessun genitore di buon senso potrebbe avere dubbi su quale delle due strade sia la migliore da percorrere per aiutare il proprio figlio, e crediamo che a nessuno possa sfuggire l’assurdità della proposta di un simile Trattamento.

Potrebbe invece sfuggire il senso di una Condizione che non sia una disfunzione o una malattia, né un disturbo psicologico o psichiatrico, ma che porti a una tale sofferenza da provocare pensieri suicidi che non possono essere alleviati dal consueto approccio psicoterapeutico e psichiatrico, bensì esclusivamente da una specifica terapia farmacologica da assumere a vita e una serie di procedure chirurgiche invasive, entrambe finalizzate a una modifica esteriore del corpo.

Niente di tutto ciò ha senso, vero?

Non può esistere una simile realtà, o forse sì?

Basta sostituire alcune parole, così che tutto improvvisamente viene forzato ad avere un senso politicamente corretto e non contestabile.

La “Condizione” è la “Disforia o incongruenza di genere”.

Il “Trattamento” è il Percorso di affermazione di genere”.

Gli “Esperti” sono gli “Esperti di affermazione di genere”

E ancora, le PROCEDURE CHIRURGICHE  sono “interventi per l’affermazione di genere”; indagare le possibili cause della Condizione o diffidare del Trattamento è TRANSFOBIA”, la cautela è GATE-KEEPING”,  la tutela della salute del minore è “NEGAZIONE DEI DIRITTI”, la psicoterapia è “terapia di CONVERSIONE”, l’assistenza psicologica e psichiatrica è “PATOLOGIZZAZIONE DELLE IDENTITÀ TRANS”, la valutazione dei casi da parte di un’equipe medica multidisciplinare è la “BARRIERA ALL’ACCESSO ALLE CURE MEDICHE”, i BLOCCANTI DELLA PUBERTÀ sono “terapie salva-vita”, un DDL che richiede l’attivazione del registro nazionale (già consigliato dal Comitato Nazionale di Bioetica e previsto dalla delibera AIFA di dicembre 2024 per l’utilizzo off-label di farmaci su minori) è il “tentativo del governo (fascista) di SCHEDARE LE GIOVANI PERSONE TRANS”.

Non ci si limita nemmeno a questo, si leggono testi infarciti di termini come “GENOCIDIO” e “OMICIDIO DI STATO” per diffidare chiunque anche solo dal pensare di mettersi dalla parte della prudenza e della scienza.

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