Smettete di trasformare i ragazzi gay in trans!

“Smettete di trasformare i ragazzi gay in trans!”

Queste sono parole di Lauren Leggieri, donna lesbica mascolina che si batte contro la medicalizzazione di bambini e ragazzi non conformi al genere. Riportiamo alcuni punti della sua intervista pubblicata sul blog Strongerwomen di Mariah Burton Nelson.


Lauren Leggieri, 42 anni, co-direttrice della LGB Courage Coalition e co-conduttrice del podcast Informed Dissent, è una donna che vive nel proprio corpo, con la forza e la grazia di chi ha imparato ad accettarsi per quello che è: una donna lesbica mascolina, da sempre “non conforme” al genere.

Il suo impegno nasce da un’enorme preoccupazione, che come genitori condividiamo: oggi troppi bambini e ragazzi che non si riconoscono negli stereotipi di genere vengono indirizzati a percorsi medici per la modifica del loro corpo. Se non li convincessimo di essere “nati nel corpo sbagliato” e li lasciassimo liberi di crescere, molti di loro crescerebbero come adulti omosessuali (sani e non medicalizzati a vita).

La maggior parte dei bambini non conformi al genere cresce diventando gay

Lauren è nota per aver preso la parola durante una conferenza dell’American Academy of Pediatrics, quando davanti a centinaia di persone ha gridato:

“Smettete di trasformare i ragazzi gay in trans!”
“La maggior parte dei bambini non conformi al genere cresce diventando gay!”

L’ansia di “curare” la non conformità sta portando medici, scuole e genitori a interpretare ogni forma di diversità come un segno di disforia di genere da trattare con farmaci o interventi irreversibili. E Lauren, forte della sua esperienza personale, si batte contro questa tendenza pericolosa.

Un crimine contro l’umanità

Quando parla delle terapie ormonali precoci e delle doppie mastectomie tra le adolescenti, Lauren non nasconde la sua angoscia:

“Sono giovani donne che si sono appena affacciate alla sessualità. Eppure si rimuovono il seno, che è una zona erogena. […] Le persone che hanno subito un blocco della pubertà e poi ormoni del sesso opposto non saranno mai sessualmente funzionali. Saranno sterili. […] È un crimine contro l’umanità.”

Un corpo da conoscere e abitare

Lauren parla spesso del rapporto con il corpo. È un’atleta, pratica nuoto e yoga, e racconta quanto lo sport l’abbia aiutata a sentirsi “dentro sé stessa”:

“Mi piacerebbe avviare un campo per bambini vulnerabili all’identificazione trans… con sport e attività manuali. Costruire cose, sollevare oggetti: è ottimo per sviluppare un apprezzamento per il proprio corpo.”

Quando i ragazzi fanno esperienze fisiche, creative e reali — muovendosi, costruendo, esplorando — imparano ad avere un rapporto positivo con sé stessi, anche se non rientrano nelle aspettative tradizionali di maschio o femmina. E questo lo confermano anche molti dei nostri genitori. Non a caso per molti giovani l’identificazione trans arriva dopo un periodo di estrema fruizione di internet e social media, ambienti virtuali dove i corpi non esistono.

Non ci sono più donne lesbiche, solo uomini trans etero

Lauren testimonia che ci sono sempre meno punti di riferimento per le ragazze lesbiche:

Vai a una festa lesbica e non si chiama nemmeno più così. Si chiama festa delle donne queer. Non c’è nessuno sotto i trent’anni che assomigli a me: sono tutti medicalizzati. Sono tutti ‘uomini trans’.”

Le ragazze mascoline o gender nonconforming non trovano più modelli adulti che mostrino loro che si può vivere così, nel proprio corpo, senza doversi trasformare in qualcun altro.

Lasciamo ai ragazzi il tempo di crescere

Per Lauren, e per tanti genitori che si interrogano sui rischi di queste trasformazioni culturali, la sfida è preservare lo spazio della diversità senza medicalizzarla, dare voce a chi non si riconosce in categorie rigide ma non vuole sparire dentro etichette nuove.

“Penso che se ci fosse stato più spazio per la non conformità di genere come fenomeno naturale, forse ora non saremmo in questo pasticcio.”

Il suo messaggio — e quello di molti genitori — è semplice: lasciamo ai ragazzi il tempo di crescere.
Incoraggiamoli a conoscersi, a fare esperienze, a costruire la propria identità nel rispetto dei loro corpi e della loro autenticità.

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