“Aiuto! Mio figlio è trans?” Come reagire al coming out in famiglia

“Mamma, papà, sono trans. Ho la disforia di genere e voglio fare la transizione”.

Ecco la frase che “scoppia” in famiglia come una bomba e manda in frantumi ogni certezza.

Scoprire che tuo figlio o tua figlia si identifica come transgender può essere un momento di grande dolore, confusione e preoccupazione. Magari sono mesi che, con gli amici e a scuola, si fa chiamare con un nuovo nome e pronomi del sesso opposto, e tutti hanno accolto con favore o entusiasmo la novità, senza pensare di confrontarsi con te. Forse ha cambiato da qualche tempo comportamenti e look, o forse è lo stesso ragazzo/ la stessa ragazza di prima.

In ogni caso, il coming out come trans manda in tilt i genitori e le informazioni che si trovano online non aiutano a mantenere la calma.

Sono molti gli articoli e le notizie che incoraggiano i genitori ad affrettarsi nel convalidare l’autodiagnosi del ragazzo o della ragazza, per evitare sofferenze ulteriori e addirittura tentativi di suicidio. A volte è lo stesso figlio ad aver ricevuto tali informazioni e a pretendere dai familiari l’affermazione della nuova identità, minacciando di farsi del male.

Tutto farebbe pensare che non ci sia un’alternativa migliore rispetto al destinare il proprio figlio o la propria figlia – in così giovane età – a una vita medicalizzata e a interventi chirurgici invasivi, che lo/la priveranno della fertilità, della funzionalità sessuale e di una buona salute.

Fortunatamente, le cose non stanno così. Nei Paesi che per primi hanno adottato la medicalizzazione sperimentale dei bambini e dei ragazzini disforici (es. Svezia, Finlandia, UK), sulla base delle più recenti evidenze scientifiche si è tornati a raccomandare la psicoterapia esplorativa e neutrale come primo e fondamentale trattamento da proporre ai minori che presentano tale disagio. Questo perché non ci sono prove che la transizione medica precoce riduca il disagio della persona, mentre ci sono evidenze certe che il blocco della pubertà impedisce la naturale risoluzione della disforia di genere che, in assenza di intervento, è quasi sempre transitoria.

Inoltre, destano enorme preoccupazione anche i casi in rapida crescita di pentimento e detransizione tra i giovani adulti che sono stati indirizzati verso la transizione ancora bambini o adolescenti.

ATTENZIONE: in Italia, il cambio di rotta globale che invita alla cautela non è ancora stato recepito e sono molti i professionisti che si ostinano a perpetuare il modello adottato in precedenza; pertanto, nei centri specialistici pubblici e privati, viene ancora messo in pratica il protocollo affermativo, che prevede – già in tenera età – l’accompagnamento alla transizione e addirittura considera l’approccio psicoterapeutico alla stregua di un tentativo di conversione.

Per tutelare il proprio figlio o la propria figlia in età evolutiva e consentirgli/le un adeguato percorso di esplorazione di sé prima di effettuare scelte importanti e irreversibili, è necessario dunque cercare l’aiuto di professionisti cauti, aggiornati e non ideologizzati.

Nel frattempo è fondamentale garantire al ragazzo o alla ragazza tutto il sostegno e l’amore che solo la famiglia può dare, senza affrettare alcuna decisione e cercando di non giudicare, né etichettare le percezioni del giovane, validando e accogliendo il suo dolore e la sua sofferenza, senza però confermare la sua idea di essere “nato/a nel corpo sbagliato”.

Davanti a una tale sfida, è più che normale che un genitore si senta sopraffatto o addirittura disperato, ma è importante sapere che non siamo soli.

Purtroppo sono sempre di più i giovani che si trovano ad affrontare la sfida del disagio di genere: le statistiche parlano di aumenti vertiginosi anche in Italia (oltre il 300% tra il 2019 e il 2021).

Nella nostra esperienza, la maturazione che avviene con la crescita e un percorso psicoterapeutico neutrale per esplorare ed elaborare le cause all’origine delle sofferenze del giovane possono risultare nella consapevolezza che la disforia di genere sia un sintomo e non la causa del disagio; in diversi casi si verifica quindi la “desistenza” e il giovane torna ad accettare il proprio corpo e il proprio sesso biologico, senza voler procedere con la transizione.

La nostra associazione accoglie, informa e sostiene molte famiglie nel supportare un figlio o una figlia con incongruenza o disforia di genere, e offre uno spazio di confronto e di condivisione tra genitori e con professionisti esperti.

Se ti trovi in difficoltà puoi scrivere a info@generazioned.org e valutare di associarti per entrare nella community dei genitori.

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